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Categoria: Interviste

Un’intervista per scoprire la Turi Kumwe Onlus!

Attribution Picture – Massimiliano Pescarolo

Oggi sono superlieto di presentare a tutti i lettori Scuola Filosofica (SF) e i soci di Azione Filosofica (AF) l’intervista curata insieme ad Andrea Maffei della Turi Kumwe Onlus (TK). Infatti, come i lettori di SF sanno e, ancor di più i soci di AF, una delle nostre mission è proprio quella di difendere la cultura e la ragione attraverso la divulgazione di iniziative a favore di ideali simili ai nostri. Per tale ragione, quando Andrea Maffei mi ha contattato per un possibile comune intervento, ho immediatamente dato la green light con tutto l’entusiasmo di cui sono capace. Ringrazio allora Andrea, auguro il meglio alla Dr Ilaria Buscaglia e il massimo possibile alla TK per una versione di questo mondo migliore tanto in Italia che in Rwanda. Un plauso è necessario: le foto di Massimiliano Pescarolo e della Federazione Scacchistica Rwandese sono meravigliose e ringraziamo per averle condivise con noi! E quindi, senza ulteriori indugi, lascio la parola alle domande e, soprattutto, alle risposte. Invitiamo tutti gli interessati a tenersi direttamente in contatto con le iniziative della Turi Kumwe Onlus!

Intervista a Francesco Margoni, curatore del volume “Il bambino di Platone”

Salve Dottor Margoni e grazie per la sua disponibilità a questa intervista. Lei è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, e ha curato il libro “Il bambino di Platone. Psicologia e filosofia a confronto sull’origine e lo sviluppo della cognizione morale”. Quali difficoltà presenta un lavoro di questo tipo, basato appunto sul confronto di due discipline differenti?

La copertina del volume

Una prima difficoltà è legata alla natura collettanea del lavoro. Dare coerenza a un discorso sviluppato a più voci non è semplice. I contributi che ho raccolto e che sono poi confluiti nel volume sono firmati da docenti affermati e competenti (Luca Surian, Dario Bacchini, Simona Caravita) e da giovani ricercatori in psicologia (Grazia De Angelis, Carla Sabatti) e in filosofia (Sonia Cosio). Io stesso vi ho contribuito con due capitoli. Una pluralità di voci e vedute unite però da almeno due elementi: una particolare attenzione ai dati empirici, alle ricerche scientifiche recenti oltreché a quelle classiche e, dunque, un approccio alla conoscenza serio e rigoroso; un interesse rivolto alla prima infanzia come luogo d’elezione in cui trovare la chiave per comprendere la nostra cognizione morale, dunque un’attenta considerazione delle componenti innate del pensiero. Giudicherà il lettore se il tentativo di rendere coerenti i vari contributi sia riuscito appieno o solo parzialmente. Per parte mia, posso ritenermi soddisfatto. Anche se, naturalmente, non nascondo che avrei potuto fare meglio. Se, invece, si tratta di giudicare la difficoltà insita nel confrontare psicologia e filosofia, posso dire che non ve n’è alcuna, poiché queste due discipline hanno tali e tante affinità da tenersi strette come sorelle gemelle. Nel libro, tuttavia, il lettore non troverà un confronto serrato tra le discipline. Un tale confronto avrebbe richiesto competenze che nessuno di noi possiede (pur avendo molti di noi una laurea in filosofia). Invece, può essere interessante, per chi voglia riflettere filosoficamente sulla natura (morale) dell’uomo, considerare con attenzione la ricerca in psicologia cognitiva. Soprattutto negli ultimi anni, questa disciplina sta fornendo indizi decisivi per risolvere alcune questioni che a lungo sono state al centro del dibattito in filosofia.

Business Intelligence e scenari internazionali: intervista a Marco Rota.

Buongiorno Marco Rota,  Ricercatore Associato presso la fondazione Gino Germani di Roma, nonché analista di Business Intelligence e di Political Intelligence, e benvenuto su Scuolafilosofica.   Ti ringraziamo per esserti reso disponibile a discutere della tua disciplina e di nuovi scenari internazionali al tramonto di questo decennio. Per iniziare, puoi spiegare ai nostri lettori cosa si intende per Business Intelligence, e cosa fa un analista come te?

Grazie del benvenuto, è un piacere dialogare con voi. Per Business Intelligence intendiamo i processi aziendali connessi alla raccolta informativa e all’analisi dei dati, che sono indispensabili per prendere delle decisioni. In sostanza, si tratta di monitorare scenari, contesti, realtà, e attrezzarsi per governare vantaggi e svantaggi competitivi. Nel mercato, nella competizione economica, ma non solo, le informazioni servono per decidere. Le nazioni, sin dai tempi della nascita dello Stato moderno, hanno usato le informazioni per compiere scelte rispetto a minacce endogene ed esogene. Nel mondo privato, i primi a gestire il mercato delle informazioni sono stati i veneziani e poi i banchieri fiorentini del Cinquecento… Per rispondere alla seconda domanda, io mi occupo di Country Risk e di Political Intelligence, in particolare del cosiddetto “rischio politico”. Cerco di spiegarlo nel modo più semplice: dati informatici, politici, economici e di altra natura, vengono analizzati prevalentemente con modalità statistiche, anche se l’attività di Human Intelligence è necessaria in quasi tutti gli scenari più delicati. Le aziende vanno supportate nel valutare le aree di crisi, le opportunità, i soggetti, le controparti, il business, le minacce. Per fare questo bisogna avere accesso alle informazioni e saperle analizzare.

Intervista agli autori di “Perché non mi rispondi? Psicologia e psicopatologia dei contatti frequenti con il cellulare”

Giuseppe Riggi, Michele Porceddu, Francesco Rizzo, benvenuti su Scuolafilosofica. Siete coautori del volume “Perché non mi rispondi? Psicologia e psicopatologia dei contatti frequenti con il cellulare” (in.edit edizioni 2018). In breve, come presentereste voi e il vostro lavoro?

Grazie, è un piacere dialogare con voi.

Siamo tre giovani psicologi con un background formativo comune. Pur seguendo percorsi lievemente diversi in relazione alle circostanze, abbiamo un interesse condiviso per la psicoanalisi, e ciò ha senz’altro reso possibile la stesura di un lavoro a sei mani. A ciò si è aggiunta un’inclinazione comune a osservare criticamente i recenti sviluppi tecnologici (nessuno di noi è mai stato particolarmente “social”!), e speriamo che questa continuità di pensiero emerga dal nostro saggio. Riteniamo che la nostra generazione, ossia quella di chi, come noi, si aggira intorno ai trent’anni, sia forse l’ultima ad avere la possibilità di guardare con un sano sospetto il modo in cui la comunicazione sta andando modificandosi. Siamo nati e siamo stati educati in un mondo in cui i telefoni cellulari e internet erano non più di una curiosa novità, e, allo stesso tempo, abbiamo vissuto la loro esplosione durante la nostra adolescenza, rimanendone quindi fortemente impressionati. La nostra fortuna, o comunque ciò che potrebbe rendere interessante il nostro punto di vista, è quella di avere un piede in entrambi i mondi.

 

Intervista ad Andrea Molinari – Contributor del libro “La guerra fredda”

Dottor Andrea Molinari, le do il benvenuto su Scuola Filosofica. Lei è uno storico, in particolare uno studioso di storia militare, è socio della Società Italiana di Storia Militare e ha svolto ricerca in questo ambito. In questa vece ha collaborato al volume “La guerra fredda. Una guida al più grande confronto del XX secolo”. La ringraziamo di aver accettato di farsi intervistare da noi.

Cosa la attira di più nello studio della storia militare?

Essenzialmente, mi hanno sempre affascinato da una parte il rapporto tra guerra e politica, con la conseguente riflessione sulla natura della guerra e, dall’altra, l’evoluzione tecnologica. In modo particolare, come la tecnologia ha influenzato il fenomeno bellico, sia un punto di vista operativo sia da quello, più ampio, legato alle dinamiche sociali e culturali dell’epoca presa in esame.

Nel volume si tratta nello specifico la guerra fredda. Trova che questo conflitto, per la sua particolarità definito appunto “freddo” rappresenti un unicum nella storia? E dobbiamo aspettarci che esso sia il modello per i conflitti futuri?

Il pensiero e il suo schermo – Un’intervista a Giancarlo Chiariglione

Ho avuto il piacere di conoscere il dott. Giancarlo Chiariglione durante questi ultimi mesi. Egli mi ha onorato di prender parte attivamente al progetto della collana di cui è responsabile, Il pensiero e il suo schermo edita da Petite Plaisance di Pistoia, casa editrice ben nota specialmente in ambito filosofico. Da parte mia ho avuto subito il piacere di scoprire i suoi interessi di ricerca e così ho accettato di scrivere il libro Anche Kant amava Arancia Meccanica che ha la prefazione illustre del prof. Silvano Tagliagambe. Ho così voluto ospitare un’intervista a Giancarlo Chiariglione sul blog di Scuola Filosofica per promuovere appieno quella che è senza dubbio una collana di grandissimo rilievo scientifico capace di interessare anche il più vasto pubblico. Anche in questa circostanza, ringrazio il dott. Chiariglione per la sua disponibilità e gentilezza e per avermi dato l’opportunità di lavorare su uno dei testi che già oggi stimo maggiormente della mia carriera di saggista.

 

  1. Ciao Giancarlo. Grazie di aver accettato questa intervista per Scuola Filosofica. Come definiresti la collana “Il pensiero e il suo schermo”? Quali sono i temi principali e quale è l’obiettivo della serie di libri?

Intervista a Volfango Rizzi sulla conferenza di scacchi a Voghera il 7 ottobre

Il giorno 7 ottobre alle ore 16.00 si terrà a Voghera una conferenza nazionale sugli scacchi dal titolo estremamente interessante e affascinante: “Scacchi, mente e letteratura”. La conferenza ha un programma piuttosto ricco sia di contenuti che di interventi. Per fornire un quadro esaustivo abbiamo intervistato Volfango Rizzi, organizzatore dell’evento (qui la locandina: Scacchi, Mente e Letteratura):

 

(a) Caro Volfango Rizzi, presidente dell’ASE960 (Associazione Scacchi960 e Scacchi Eterodossi), quale è stata la motivazione che ha guidato alla scelta del tema “scacchi, mente e letteratura”?

Mi dedico molto agli scacchi giovanili e studenteschi e trovo personalmente interessante il tema dei possibili benefici sulla mente da parte di questa disciplina. So che vi sono state delle recenti ricerche, anche nel nostro paese, sull’argomento dei benefici dell’insegnamento degli scacchi ai fanciulli. Ritengo quindi che sia interessante sviluppare questa tematica sotto molteplici aspetti: medico, psicologico e pedagogico. Ritengo però stimolante allargare l’orizzonte e trattare anche i rapporti tra il mondo degli scacchi e letteratura, matematica, storia e filosofia.