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Categoria: Filosofia

Dire, fare e baciare dalla terra madre alla ruggine spettrale

Alla Biennale di Venezia 2024, si può visitare il Padiglione Nazionale di Timor Est, con l’installazione in site-specific dell’artista Maria Madeira, la quale s’intitola Kiss and don’t tell. La curatela è di Natalie King, una professoressa australiana, e presso lo Spazio “Ravà”. Timor Est divenne indipendente dall’Indonesia nel 1999. Tornatavi, Maria Madeira dormiva in una stanza piena di segni colorati, lungo le pareti, all’altezza delle ginocchia. Lei era fuggita da bambina, con l’evacuazione durante l’invasione indonesiana. A Timor Est, le donne rimaste subivano l’umiliazione di mettersi il rossetto, in ginocchio, per poi baciare i muri.

L’oasi umile ma reale del porto non è un paradiso appena transitorio

Alla Biennale di Venezia 2024, sino al 24 Novembre è visitabile il Padiglione Nazionale dell’Oman, presso il Palazzo Navagero, avente le opere degli artisti Alia Al Farsi, Ali Al Jabri, Essa Al Mufarji, Sarah Al Olaqi ed Adham Al Farsi. La loro mostra s’intitola Malath – Haven. La traduzione dei due termini, fra la lingua araba e quella inglese, eleva l’oasi “umile” ma reale del porto al rango di paradiso non solo intermedio. Ricordiamo anche che la Biennale di Venezia 2024 s’intitola Stranieri ovunque. Tradizionalmente l’Oman è considerato molto ospitale, coi suoi giardini (contraddicendo l’immaginario collettivo, riguardo la desertificazione della Penisola Arabica). Noi lo percepiamo di passaggio, fra l’Oriente e l’Occidente. Se la teoria parte da una condizione per cui si è stranieri ovunque, allora l’Oman alla prassi sviluppa l’ammissione per cui si accoglie chiunque sosti. Ovviamente nessuno desidera andarsene da un paradiso. Ma la vita comporta l’ineluttabilità d’una transitorietà: dalla nascita alla morte. Quindi il paradiso intermedio (come per l’Oman) ci spinge ad una comprensione, trasformando la finitudine (negativamente) in socializzazione (positivamente). Chi accoglie gentilmente, può abituare ad affezionarsi. Magari l’Oman diventerà una sosta in cui ritornare, per motivi privati e senza fretta (aggiungendo il godimento). Virtualmente dal suo “gomito” a “sestante”, ad est della Penisola Arabica, il marinaio scandirebbe la tabella di marcia, per un servizio commerciale. Normalmente nessuno immagina che il porto possa verdeggiare, come un giardino. Al contrario l’acqua blu dell’oceano avrebbe le onde ristagnanti, passando dalle dune alle lamiere d’un container. L’arte permette “magicamente” di sospendere la finitudine umana (spesso al “palliativo” dei pregiudizi culturali per “tiranti”). In Oman, quella addirittura trasformerà il porto: appunto in giardino. Alla miniatura immaginiamo una tenda d’artigianato locale, per riposare liberamente al vento, la quale ramificherà le radici, appena ingabbianti, delle ancore seriali (siccome le catene devono rispettare le misure internazionali). A Venezia, la mostra Malath – Haven è curata da uno degli artisti: Alia Al Farsi.

Natural language and set theoretical and formal logic reductions

Structure - Dr. Pili Author
Structure – Dr. Pili Author

Natural language and set theoretical and formal logic reductions – A philosophical account

A sheer love for propositions – An obsession with analytic philosophy, logics and mathematics

Analytic philosophy was born out of the general problem of solving metaphysics through a careful diagnostic of natural language. After the early days of formal logics and set theory with Boole and Cator, Frege and Russell arrived at the conclusion that natural language spontaneously produces irreducible paradoxes such as the liar and the sorites paradoxes. Through the length of these paradoxes, they concluded that traditional metaphysics was a gigantic mistake, formulable as it was under mistaken conception of language. The idea was ingenuous and simple to grasp. If I use very bad components and tools, I can only produce flawed engines, whose appearance is similar to a working engine until we check it. This ‘diagnostic’ approach to philosophy is as old as the Greeks, who were the first to outline different ways to ‘unveil life-threating mistakes through reasoning’. This was firstly tried in the realm of ethics, especially during the Alexandrine philosophies.[1] Wildly differently, this was tried again by the founding fathers of analytic philosophy.

Frege elaborated an entire philosophical system out of a new conception of logics applied to semantics through the instruments of the ‘new’ developments in formal logic, a Leibnizian ideal language through which all problems could be formulated and, then, solved by ‘brute force’ calculations.[2] In this broad category I am including set theory – in fact, it is arguable that formal logics and set theory cannot even be thought independently in the human mind.[3] In the following writing, I will consider set theory as the broad category including naïve set theory and Zermelo-Frankel theory plus the axiom of choice (ZFC).[4] It could be a matter of contentious, but set theory is, itself, a parallel endeavor that overlaps with the development of formal logic as we know. Moreover, set theory and formal logics are intended to mirror one another, where the sets are intended to be the object-domain of the propositions formulable in a formal language.[5] Set theory and formal logics tied together for solving all the natural language’s problems posed to human understanding, or so the founding fathers of analytic philosophy believed.

Hegel: Il riflesso dello spirito

Abstract: Un quadro sintetico del pensiero di Hegel che mira a focalizzare il senso del suo filosofare. Si intende offrire una veduta delle ragioni teoriche che caratterizzano lo svolgimento del sistema. La filosofia di Hegel è una grande metafisica, un tentativo di dare spiegazione dell’immanenza dell’intero nello spirito. Spirito che si fa concreto e pieno di significato e che si libera gradualmente da ogni particolarità unilaterale, superando così il vaglio della storia per venire a coincidere con il carattere di interiorità, scevra da rappresentazioni sensibili, dell’autentico sapere concettuale.


Il problema della conoscenza

L’idealismo è l’evoluzione coerente dei temi portati alla luce dalla filosofia nel periodo che va da Cartesio a Kant, quando il razionalismo e l’empirismo si impegnano, su fronti differenti, in una febbrile ricerca di chiarezza sulla capacità di conoscere dell’uomo.

I prodromi di tale interesse si fanno presenti con la nascita delle nuove scienze, all’inzio della Modernità. Il nuovo mondo, che si stava profilando sotto gli sguardi più attenti dell’epoca, stava erodendo i pilastri della conoscenza della cultura antica. La Modernità appariva come una frattura nella storia, una rivelazione, un affrancamento dalle illusioni.

Angela Luverà Rattray e l’arte al processo “archeo-botanico”

Angela Luverà Rattray è un’artista internazionale. Nel 1976, maturò il suo interesse per l’architettura del paesaggio, il restauro e la documentazione dei centri storici. Lei in aggiunta frequentò l’Accademia di Belle Arti di Roma, curando la pittura. Nel 1980 ci fu il suo trasferimento in Canada. Angela Luverà Rattray divenne un membro della Manitoba Printmakers Association. Il primo successo in Italia fu durante un concorso per installare una scultura, in modo permanente, presso l’Università di Modena. Nel 2002, Angela Luverà Rattray attirò l’attenzione dei canadesi. Una sua installazione, che si chiamava Adagio gioioso, fu esposta dapprima nella capitale Ottawa, e poi al Palazzo del Parlamento in Manitoba. Angela Luverà Rattray ha lavorato come docente universitaria, aiutando gli studenti canadesi nei loro scambi con l’Europa. Lei espose per l’Ace Art Gallery, la Site Gallery e la Centennial Concert Hall in Winnipeg. Da alcuni anni, Angela Luverà Rattray vive a Bassano del Grappa (VI), partecipando alle biennali locali d’incisione. I suoi lavori sono presenti in collezioni sia pubbliche sia private. Principalmente ce le ricordiamo in Canada, in Europa, negli Stati Uniti, in Asia ed in Australia.

Schizofrenia morale – Inconciliabilità tra Motivazioni e Giustificazioni

Megagreenleopard, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Il campo delle teorie morali è variegato e causa disaccordi circa i piani della motivazione e della giustificazione dell’atto morale. Uno dei discriminanti per rientrare nel campo della moralità è certamente l’avere un’attitudine altruista, in quanto parlare di etica risulta strettamente connesso alla presenza dell’altro, andando oltre “io” e “te” (Singer, 1979). Il riconoscimento dell’altro pone l’agente morale nella condizione di essere un osservatore ideale, con capacità di astrazione dal contesto che gli attribuisce uno sguardo dall’esterno.

In Memoriam

[Nota dell’autore (aggiornata il 3 Marzo 2025). I miei interventi nel Web hanno avuto inizio il 3 Gennaio 2007, in un blog tenuto dal filosofo Maurizio Ferraris. Successivamente sono proseguiti in altri blog e siti di vario genere, fino ad approdare al sito ScuolaFilosofica e al blog SoloScacchi, dove io sono anche autore di articoli. Si è trattato e si tratta, per quanto mi riguarda, di un’esperienza molto stimolante.]

Il 5 Marzo 2024 ricorrevano 30 anni dalla morte del matematico, logico e scacchista Roberto Magari. Nel mio articolo Considerazioni diverse sulla presenza di Dio ho già parlato di lui.

Ho trovato un filmato che mostra Roberto Magari insieme al suo amico Mario Leoncini, dove il Nostro esprime una breve meditazione sulla morte, basandosi su ben determinate opere letterarie:

Defining Intelligence as a Cognitive Capacity – A Reply to a Reader

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Diagram_of_the_brain._Wellcome_L0008294.jpg

How do you define intelligence in the cognitive domain?

I never delved deeply into the intelligence-mind problem. Defining intelligence is a slipper problem and, in my opinion, not necessarily very interesting. Moreover, there is too much talk about it, which shows that we are possibly hitting a wall. When I first read Turing and approached the philosophy of mind, I never believed there was much promise in that space (definition of intelligence) for many reasons. One reason is the significant confusion about what we can confidently claim to know versus what remains unknown or not fully understood from the neurobiological perspective. When Turing tackled the topic, he simply demonstrated that intelligence essentially boils down to performance when it can be concretely defined. In other words, if x produces y, and if a human would produce y in a manner that we, as humans, would deem intelligent, then x is intelligent (thus, the trick lies in constructing a transitive argument for comparison, etc., which is fair enough for programmers or pure logicians attempting to create some form of computing machine). Turing was very candid in setting limits to the thought experiment. I believe that intelligence pertains to a certain type of performance that necessitates specific properties at the causal level.

[I] If S produces x through I, where I has causal capacity such that x is not produced by chance and x achieve a solution for a given problem, then S is intelligent.

A Pluralistic Understanding of Time – Time as Eternal truths

Abstract

‘Time is said in many ways’, to paraphrase Aristotle. In this essay, time is comprehended in four distinct yet parallel ways: subjective time, event time, conventional time, and landscape time. Subjective time measures the interval between two subjective experiences recorded by memory. Event time represents the order of events involved in a process. Conventional time is the measurement of a given physical interval registered by a clock and intersubjectively assumed as common. Landscape time refers to the current disposition of all changing facts in the universe. These four types of time are independent and autonomous from one another, as the essay will demonstrate. Although distinct, these time types can be related, collectively contributing to our understanding of the concept of time and how we use the term in language. The conclusion supports a pluralistic view of time, where time is partitioned into four categories, each explaining a distinct portion of reality.


Introduction – Time in the History of Philosophy

Time was not a major concern of the Greek-Roman philosophical tradition. From one side, time was conceived as the form of the appearances, that is of what it does not exist. Parmenides, essentially, banned time from his ontology, as the only things that exist is ‘the being,’ which was to be intended as eternal, meaning a-temporal, an object that does not change, hence does not exist in time.[1] Any subsequent metaphysical approach which endorsed implicitly or explicitly any form of Parmenidean ontology (something that does exist in its perfection because it never changes) is, in a way or another, banning time in a very fundamental sense.[2] Both Plato and Aristotle essentially (here intended ‘literally,’ i.e. in their understanding of what ‘really exists’) endorsed Parmenides’ vision. For some interesting reasons, today this notion is called ‘Platonic,’ but the conception of a perfect unchanging being independent from how things look like in and through time is, in fact, originated by Parmenides.

Pasquale Vitale – Filosofia Medievale

Filosofia Medievale. Storie, opere e concetti. I saperi fondamentali che hanno plasmato la società occidentale (Diarkos)

Al fine di rivelare i fondamenti della società occidentale moderna, sviscerandone le basi di pensiero per comprenderne a pieno l’essenza, è buona norma far poggiare i propri sforzi di studio sui grandi nomi della trattatistica filosofica medievale. Una prospettiva compendiale del settore della medievalistica, puramente filosofica, richiede di concentrare le principali teorizzazioni di pensatori diversi, anche piuttosto distanti nel tempo e nello spazio, al fine di rivelare una soggiacente base comune concorrente alla formazione, in diacronia, del pensiero occidentale.