...all we need is philosophy
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Friedman, M., (1962), Capitalism and Freedom, Chicago: Chicago University Press.
Friedman M., Capitalismo e libertà, IBL, 2010.
The heart of the liberal philosophy is a belief in the dignity of the individual, in his freedom to make the most of his capcities and opportunities according to his own lights, subject only to the proviso that he not interfere with the freedom of other individuals to do the same. This implies a belief in the equality of men in one sense; in their inequality in another. Each man has an equal right to freedom. This is an important and fundamental right precisely because men are different, because one man will want to do different things with his freedom than another, and in the process can contribute more than another to the general culture of the society in which many men live.
Il cuore della filosofia liberale risiede nella credenza nella libertà dell’individuo, nella sua libertà di seguire la gran parte delle sue capacità e opportunità in accordo con il suo lume naturale, soggetto soltanto al limite della non-interferenza con la libertà di altri individui nel fare lo stesso. Questo implica la credenza nell’eguaglianza degli uomini in un senso preciso: nella loro non eguaglianza in un altro senso. Ogni uomo ha un eguale diritto alla libertà. Questo diritto è importante e fondamentale esattamente perché gli uomini sono differenti perché un uomo vorrà ottenere cose diverse dalla propria libertà rispetto ad un altro, e nel processo potrà contribuire più di un altro alla cultura generale della società in cui molti uomini vivono.
Milton Friedman
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3.3.2 Il tempo
In Kant, il tempo è una forma dell’esperienza. Esso non è qualcosa di esterno al soggetto. Al contrario, il tempo è qualcosa che fa parte del soggetto e contribuisce alla formazione dell’esperienza insieme allo spazio. Esso è una componente di tutta l’esperienza: “Il tempo è una rappresentazione necessaria, che si trova a fondamento di tutte le intuizioni. Rispetto ai fenomeni in generale, non è possibile sopprimere il tempo come tale, mentre è possibilissimo toglier via tutti i fenomeni dal tempo. Il tempo è un dato a priori” (enfasi aggiunta).[1] Tuttavia, lo spazio è un’intuizione esterna perché esso mostra qualcosa che non è parte del soggetto in quanto tale. Il tempo, invece, è interamente parte del soggetto e, per questo, è chiamato anche “senso interno”: “Il tempo non è un concetto discorsivo, universale, ma una forma pura dell’intuizione sensibile”.[2] In altre parole, tutto si dà nel tempo perché il soggetto stesso proietta il suo tempo ai fenomeni che concepisce e che ordina secondo le sue categorie. Ovvero ogni singola esperienza esiste nel tempo in quanto non potrebbe essere altrimenti: possiamo togliere tutto dal tempo ma non il tempo dal soggetto e, dunque, non dalle sue esperienze.
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Spazio e tempo sono forme a priori dell’esperienza, ovvero, l’esperienza è un prodotto dello spazio e del tempo, per come li concepiamo noi. In altre parole, il soggetto stesso colloca l’esperienza all’interno di uno spazio in un certo tempo. Per questo l’esperienza stessa non può esistere se non in uno spazio e in un certo tempo: “Conseguentemente, la rappresentazione dello spazio non può derivare, mediante l’esperienza, dai rapporti del fenomeno esterno; al contrario, l’esperienza esterna è possibile solo in virtù di detta rappresentazione”.[1] Per tale ragione, dunque, per Kant, lo spazio in sé non è il risultato di una costruzione geometrica (ad esempio, una definizione di spazio come piano infinito costituito da infinite rette etc.) ma la costruzione geometrica è essa stessa possibile in quanto noi intuiamo lo spazio indipendentemente da ogni possibile costruzione di esso: “Lo spazio non è affatto un concetto discorsivo [non si ottiene per costruzione] – o, come si dice, universale – dei rapporti delle cose in generale, ma un’intuizione pura”.[2] Insomma, il fenomeno che chiamiamo ‘tavolo’ definisce uno spazio perché noi intuiamo la sua forma in questo modo. Dato il fatto che lo spazio è concepito a noi esterno, a differenza del tempo, esso è, per Kant, il senso esterno che determina la percezione di ciò che non sta in noi. Il fenomeno del tavolo, nella sua dimensione spaziale, è indipendente da noi proprio perché esso si intuisce a noi esterno. Tutto questo è spiegato da Kant in questi termini:
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Il paradosso dell’analisi fu formulato da Frege. Vespero e Fosforo sono due stelle, la stella del mattino e la stella della sera. Eppure, si scoprì che Vespero sono infatti la stessa stella:
(A) La stella del mattino è la stella della sera
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I predicati dei giudizi che abbiamo visto sono i due più fondamentali: giudizi analitici e giudizi sintetici. Queste due tipologie[1] di giudizio sono generali e riguardano la loro definizione puramente linguistica, cioè che non considera il ruolo dell’esperienza in essa. Tuttavia, Kant distingue altre tre categorie che si applicano propriamente ai giudizi: x a priori, x a posteriori e x puro. Da qui si hanno altre tipologie di giudizio ottenute per combinazione ma intanto cerchiamo di capire cosa significano queste parti.
Pili, Giangiuseppe; Un mistero in bianco e nero – La filosofia degli scacchi, Bologna: Le Due Torri.
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Is Magnus Carlsen better than AlphaZero? We don’t know actually, but it would be difficult to be argued the opposite. Magnus, appropriately, seems to not taking too seriously this entity more able of him playing chess in the universe. After all, Magnus is too young to bother that a piece of technology could be able to perform a task better than humans. He did not grow up, as I did, in a place and time in which everything about technology and innovation is seen with great suspicious to say the least. Although Italy is still an extreme case, many people were worried when DeepBlue won the match with Garry Kasparov, as it was reported by Tim Van Geleder, in a philosophical analysis in which all the usual concerns were carefully considered.[1]
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Il lettore non si spaventi dal passaggio un po’ tecnico che Kant propone nella sua chiarificazione fondamentale tra tipi di giudizio. Se risulterà troppo complesso non ci sia niente di male nel saltarlo, sebbene esso sia uno dei risultati più importanti della critica nella sua dimensione di chiarificazione della nozione stessa di giudizio:
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La Critica della ragion pura riguarda tutte le condizioni che rendono possibile la spiegazione della nostra facoltà di giudizio: ‘Il tavolo è quadrato’ è un giudizio che si fonda sull’esperienza (quindi, nei termini kantiani è “sintetico”, vedremo oltre cosa significa) ma che non è esclusivamente basato su di essa. Un ‘quadrato’ non è un ente fisico reale: esistono infiniti esempi concreti (ed imprecisi) di quadrato, ma la nozione generale dipende da altro, ovvero dall’operazione di generalizzazione dell’esperienza che, in questo caso, proviene direttamente da una delle fonti della nostra intuizione (lo spazio, ovvero l’intuizione esterna: il lettore non si spaventi perché ci torneremo). Quindi, da un lato c’è l’esperienza del mondo esterno, dall’altro c’è l’intelletto che unifica l’esperienza in un giudizio.