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Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

Anche Kant amava arancia Meccanica – La filosofia di Stanley Kubrick

Pili G., (2019), Anche Kant amava Arancia Meccanica – La filosofia di Stanley Kubrick, Pistoia: Petite Plasiance


Ebbene sì!, è uscito anche prima del 2020 quello che considero uno dei miei migliori lavori in lingua italiana! Anche Kant amava Arancia Meccanica – La filosofia di Stanley Kubrick uscito per Petite Plaisance! La prefazione del professor Silvano Tagliagambe impreziosisce il volume con il suo taglio preciso e puntuale. Ringrazio il dottor Chiariglione per avermi invitato a jointare la sua bellissima collana sul cinema e filosofia. Il libro è stato dedicato a tre tra i miei più cari amici lombardi. Qui potete trovare il link dove visionare e acquistare il volume. Se desiderate acquistare questo libro insieme ad uno dei libri della collana di Scuola Filosofica potete scrivermi direttamente a scuolafilosofica_AT_gmail.com!

Questo è uno dei migliori lavori che abbia mai scritto e spero che il pubblico dei lettori possa gradire la lettura quanto io ho tratto gioia dallo scriverlo. 

Discovering together Turi Kumwe Onlus!

Attribution Picture – Massimiliano Pescarolo

Today I am super-happy to post an interview edited along with Andrea Maffei about the Turi Kumwe Onlus. The Turi Kumwe Onlus (TK) is an active association both in Rwanda and Italy whose mission is to help the most sensible and disadvantage parts of the Rwanda’s society, mainly, but not only, children and women. Indeed, as our Philosophical School’s readers and, even more, our Philosophical Action’s members know full well, one of our long-lasting missions is to defend culture and reason through the diffusion of cultural initiatives whose values overlap ours. Therefore, when Andrea Maffei kindly asked me for a possible common project, I immediately agreed and I readily gave the green light with all the enthusiasm I have. I want to kindly and warmly thank Andrea, I wish to Dr Ilaria Buscaglia (president of the volunteer organization) all the best possible and I hope all the best for the TK in order to ground the possibility for a better condition in both Italy and Rwanda and, I would say, in the world. We badly need similar initiatives in our countries inside and outside Italy and EU. Beside, a remark is necessary: Massimiliano Pescarolo’ and Rwandan Chess Federation’s photos are breathtaking and I personally thank them for having shared them with us. Without further ado, I live the stage to the questions and, especially, to the answers. To all the people interested, I encourage them in keeping in touch directly with Turi Kumwe Onlus!

Un’intervista per scoprire la Turi Kumwe Onlus!

Attribution Picture – Massimiliano Pescarolo

Oggi sono superlieto di presentare a tutti i lettori Scuola Filosofica (SF) e i soci di Azione Filosofica (AF) l’intervista curata insieme ad Andrea Maffei della Turi Kumwe Onlus (TK). Infatti, come i lettori di SF sanno e, ancor di più i soci di AF, una delle nostre mission è proprio quella di difendere la cultura e la ragione attraverso la divulgazione di iniziative a favore di ideali simili ai nostri. Per tale ragione, quando Andrea Maffei mi ha contattato per un possibile comune intervento, ho immediatamente dato la green light con tutto l’entusiasmo di cui sono capace. Ringrazio allora Andrea, auguro il meglio alla Dr Ilaria Buscaglia e il massimo possibile alla TK per una versione di questo mondo migliore tanto in Italia che in Rwanda. Un plauso è necessario: le foto di Massimiliano Pescarolo e della Federazione Scacchistica Rwandese sono meravigliose e ringraziamo per averle condivise con noi! E quindi, senza ulteriori indugi, lascio la parola alle domande e, soprattutto, alle risposte. Invitiamo tutti gli interessati a tenersi direttamente in contatto con le iniziative della Turi Kumwe Onlus!

9. L’intelletto e le sue categorie

Image by Pete Linforth from Pixabay

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Fino a qui abbiamo visto che l’esperienza è il risultato della combinazione di dati immessi dallo spazio e dal tempo all’interno della nostra mente. Kant non avrebbe parlato di mente, ma fa capire l’idea. La domanda successiva, che è una delle direttive principali di tutto il pensiero kantiano applicato alla conoscenza, è relativa all’unità di questi dati di senso. Ovvero, la nostra esperienza ordinaria non è disgiunta per istante in entità individuali separate, come avrebbe voluto, o meglio, ritenuto la filosofia della mente elaborata da David Hume. Per Hume noi abbiamo solo dati di senso esperiti per ciascun istante. L’unità delle idee è dovuta a principi di aggregazione come somiglianza e continuità. Ma, obietterebbe Kant, che pure considerò Hume il filosofo che lo “svegliò dai dogmi della metafisica”, come è possibile allora che noi non abbiamo singole collezioni di dati di senso ma vere e proprie unità? La parola che usa Kant per indicare questa unità di dati di senso è “fenomeno”. Un fenomeno è qualsiasi cosa l’intelletto – la mente – riunisca in un’unità a partire dai dati di senso. Una palla è un fenomeno in questo senso: essa è una un’unità di dati di senso dove l’unità è data infatti non dai dati ma dalla mente – intelletto.

Felicità e perfezione nella filosofia dell’età classica

Copyright ©: Kristoffer Ovsjö 2013

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Pervenire alla perfezione e quindi alla felicità attraverso la ragione

La felicità e perfezione sono due temi pervasivi della filosofia Occidentale e, da un certo punto di vista, essi sono i due obiettivi stessi della filosofia. Si può dire, infatti, che un certo modo di pensare la filosofia sia terminato nella biforcazione attuale di analitici e continentali che condividono un comune punto di vista: la filosofia non serve a portare alla felicità o alla perfezione. Si può, infatti, concludere che la filosofia contemporanea o, genericamente, post-classica è fondata proprio su questa diversione generale dalle fondamenta stesse della tradizione filosofica. Qualsiasi cosa la filosofia analitica e continentale siano, e si può discutere a lungo sulla loro natura, di sicuro esse non hanno come scopo la felicità o la perfezione di chi le segue e non hanno alcuna pretesa in tal senso. Questo non era il caso della filosofia dell’età classica, identificando proprio l’età classica della filosofia con il periodo in cui la filosofia Occidentale riteneva infatti che il supremo scopo del pensare fosse infatti quello di pervenire alla perfezione e quindi alla felicità attraverso la ragione.

A sketch of my vision toward reality

I don’t know what “reality” is. As a Kantian, I am only allowed to think that its full comprehension is impossible to my intellect and reason. However, as Kant recognized, nobody can really live without wondering on what reality is. In this respect, I am a neo-spinozist. I believe in an indefinite/infinite universe in which everything happens because a set of causes made it the case. However, this universe is a mechanism with an important feature: there is no organizing principle. There is no purpose in what it creates. Statistically, it allows some particular “creations” which we use to call “men” and “women”. As part of a universal mechanism without specific project, they act as if they are under control of their portion of universe because they see only a very limited portion of reality and then they see, by feedback, that some causal principles allow them to act as they wish (in a certain extent but for them is enough). But this is 90% untrue. Everything outside their direct control – and partially even it – it is a creation which is orchestrated far, very far from them.

Azione Filosofica è aperta alle iscrizioni!

Cari lettori di Scuola Filosofica,

E’ con mio infinito piacere invitarti a far parte del Scuola Filosofica World! Da oggi potete fare domanda per iscrivervi alla nostra associazione culturale, Azione Filosofica. Scriveteci alla email: scuolafilosofica_at_gmail.com per avere il modulo di richiesta di iscrizione e della privacy. Vi daremo l’IBAN su cui potrete fare il versamento: 40 euro annuali per lavoratori mentre 20 per studenti e inoccupati. Se invece volete aderire immediatamente per tre anni sono 100 annuali per lavoratori e 50 per studenti e inoccupati!

E’ importante, per noi, che l’adesione sia consapevole e partecipe così che invitiamo gli iscritti a leggere il nostro statuto: Azione Filosofica – Statuto! Partecipare ad Azione Filosofica è un modo per sostenere Scuola Filosofica in modo attivo e positivo al fine di realizzare gli ideali di ragione, cultura e democrazia fondati sui valori di eguaglianza e libertà degli individui. L’associazione ha così come scopo la diffusione dei valori costitutivi di Scuola Filosofica al di là degli eterei steccati del Web che, pure, rientrano all’interno dei modi di sostenere AF e SF. E’ nostro scopo quello di rivendicare uno spazio legittimo all’interno del mondo culturale italiano in modo positivo e costruttivo. Se sei interessata/o iscriviti ad Azione Filosofica, partecipa alle nostre iniziative, segui i libri della collana e le attività di SF e AF sui nostri principali canali social!

Se credi nella ragione, nella libertà e nell’eguaglianza questo può essere un modo per cercare di realizzare qualcosa che non sia un pensiero personale e puramente privato. Azione Filosofica nasce con l’esigenza di oltrepassare i limiti del web per creare un progetto comune. L’alternativa è sempre rimanere in seconda fila ad aspettare che il mondo cambi da solo. Il mondo non cambierà, ma noi nel frattempo possiamo fare qualcosa per esso! Noi siamo qui e ci crediamo perché quel che dipende da noi sarà messo in pratica con fiducia e speranza.

Giangiuseppe Pili

Capire “Capitalismo e libertà” di Milton Friedman

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Friedman, M., (1962), Capitalism and Freedom, Chicago: Chicago University Press.

Friedman M., Capitalismo e libertà, IBL, 2010.


The heart of the liberal philosophy is a belief in the dignity of the individual, in his freedom to make the most of his capcities and opportunities according to his own lights, subject only to the proviso that he not interfere with the freedom of other individuals to do the same. This implies a belief in the equality of men in one sense; in their inequality in another. Each man has an equal right to freedom. This is an important and fundamental right precisely because men are different, because one man will want to do different things with his freedom than another, and in the process can contribute more than another to the general culture of the society in which many men live.

Il cuore della filosofia liberale risiede nella credenza nella libertà dell’individuo, nella sua libertà di seguire la gran parte delle sue capacità e opportunità in accordo con il suo lume naturale, soggetto soltanto al limite della non-interferenza con la libertà di altri individui nel fare lo stesso. Questo implica la credenza nell’eguaglianza degli uomini in un senso preciso: nella loro non eguaglianza in un altro senso. Ogni uomo ha un eguale diritto alla libertà. Questo diritto è importante e fondamentale esattamente perché gli uomini sono differenti perché un uomo vorrà ottenere cose diverse dalla propria libertà rispetto ad un altro, e nel processo potrà contribuire più di un altro alla cultura generale della società in cui molti uomini vivono.

Milton Friedman

8. Le forme a priori dell’esperienza: il tempo

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3.3.2 Il tempo

In Kant, il tempo è una forma dell’esperienza. Esso non è qualcosa di esterno al soggetto. Al contrario, il tempo è qualcosa che fa parte del soggetto e contribuisce alla formazione dell’esperienza insieme allo spazio. Esso è una componente di tutta l’esperienza: “Il tempo è una rappresentazione necessaria, che si trova a fondamento di tutte le intuizioni. Rispetto ai fenomeni in generale, non è possibile sopprimere il tempo come tale, mentre è possibilissimo toglier via tutti i fenomeni dal tempo. Il tempo è un dato a priori” (enfasi aggiunta).[1] Tuttavia, lo spazio è un’intuizione esterna perché esso mostra qualcosa che non è parte del soggetto in quanto tale. Il tempo, invece, è interamente parte del soggetto e, per questo, è chiamato anche “senso interno”: “Il tempo non è un concetto discorsivo, universale, ma una forma pura dell’intuizione sensibile”.[2] In altre parole, tutto si dà nel tempo perché il soggetto stesso proietta il suo tempo ai fenomeni che concepisce e che ordina secondo le sue categorie. Ovvero ogni singola esperienza esiste nel tempo in quanto non potrebbe essere altrimenti: possiamo togliere tutto dal tempo ma non il tempo dal soggetto e, dunque, non dalle sue esperienze.

[Preview] Sorites paradox and the problems for the ontology of war

Scopri i libri della collana di Scuola Filosofica!

Would you like to help the scientific research in the field? Are you interested in war and ontology? Please, write to the author (scuolafilosofica_at_gmail.com) and ask him for the first draft of the paper!


1 gunshot is not a war, 2 gunshots are not a war… are 1 million gunshots a war? There is no such thing so investigated as war and, at the same time, still so outcasted theoretically. Ambiguity, vagueness and logical conundrums lay unsolved in the very hardcore of the several theories that considered war from a general perspective and, then, philosophically committed explicitly or implicitly. It is not the experience and observational data we lack but the general ability to generalize and expand our knowledge beyond what we can directly observe empirically and historically. Sorites arguments are everywhere in war theories: vagueness and ambiguities of many shapes inform the literature. Only a philosophical account of war can solve some of those issues: an ontology of war is needed to bring light into the heart of darkness.