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Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

Dizionario Cartesiano.

 Pili G., www.scuolafilosofica.com

Arbitrarietà Forma della libertà, propriamente è detta “arbitraria” la libertà come indifferenza. L’arbitrarietà è la proprietà della volontà di poter scegliere tra diverse alternative prive di una ragione tale da poter propendere verso una di queste in particolare. In questo senso, l’arbitrarietà è il grado più basso, secondo Cartesio, della libertà, in quanto non produce un’affermazione della nostra natura.

In quanto questo genere di libertà è quella implicata nell’errore, essa è da associare alla libertà di affermare o negare qualcosa che venga dai sensi.

Aristotelismo L’aristotelismo, e la scolastica, è l’impostazione empirista di riferimento della conoscenza dominante all’epoca di Cartesio. I dubbi insinuati nella prima meditazione sono tutti suscitati ai danni della concezione aristotelica che è incapace di risolverli.

Descrizione e norma in etica ed in epistemologia

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Consigliamo I tre generi dell’etica e Introduzione all’epistemologia


Prendiamo due questioni apparentemente diverse ma entrambe accomunate dalla tecnologia filosofica utilizzata per risolverle: cosa è giusto?; cosa è la conoscenza? Per rispondere alla domanda “cosa è giusto” entriamo all’interno del discorso metaetico, vale a dire una disquisizione intorno a ciò che si può considerare giusto oppure no, vale a dire stabilire quale sia il significato, se c’è, di enunciati contenenti termini morali come “giusto”, “sbagliato”, “buono”, “cattivo”, “virtuoso” etc.. Mentre, per rispondere alla domanda “cosa è la conoscenza” ci addentriamo nel discorso epistemologico. Etica ed epistemologia sono due campi della filosofia che, fin dal principio, hanno visto dei tentativi opposti di soluzione. Descrizione e norma, ovvero la differenza tra le due è il nucleo del problema.

Critiche alla linguistica di Chomsky

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Noam_Chomsky_portrait_2017_retouched.png#/media/Fil:Noam_Chomsky_portrait_2017_retouched.png

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Consigliamo – Che cosa è la grammatica generativa 


Riportiamo alcune critiche rivolte alla grammatica generativa da Searl e da Putnam in particolare. Le critiche a Chomsky sono qui considerate solamente sulla base della ricerca linguistica di Chomsky e non su quelle politiche.

  1. Chomsky non indica le regole di codifica del significato e duplica i livelli di riferimento.
  2. La sintassi non indica il modo di “sciogliere” le ambiguità.
  3. L’apprendimento linguistico consiste nel riconoscimento del contesto d’uso.
  4. L’espressione linguistica è sempre intenzionale.
  5. E’ davvero così breve il periodo necessario ai bambini per imparare a parlare?
  6. Se il linguaggio è innato, allora perché il bambino non impara a parlare da solo?
  7. Se il linguaggio è una facoltà innata della mente, allora perché non esiste uno e un solo linguaggio?

Analisi della critica di Chomsky al comportamentismo

Noam Chomsky
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Noam_Chomsky_portrait_2017_retouched.png#/media/Fil:Noam_Chomsky_portrait_2017_retouched.png

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Consigliamo – la scheda su Chomsky


L’articolo di Noam Chomsky “A review of B. F. Skinner’s…” (da ora in poi On Skinner’s) rappresenta un intero momento della storia della scienza del comportamento umano: la svolta cognitiva. In quel periodo l’idea dominante, non solo in psicologia, era che il comportamento umano potesse venire spiegato attraverso la conoscenza di dati quantificabili e verificabili, vale a dire nei termini di “stimoli” e “risposte”. Da più parti, attorno alla metà del secolo scorso, arrivarono feroci critiche a questo paradigma a tal punto che si vide necessaria la creazione di una nuova impostazione. Figlie di questa critica sono le attuali scienze cognitive: neuroscienza, neuropsicologica, intelligenza artificiale etc..

Critica alla morale edonistica dell’empirismo da Hobbes a Hume

David Hume
Bandan, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – La verità della relatività – Critica al relativismo


(1)   Tutti gli x, se x è un agente morale, allora x è egoista.

(2)   Tutti gli x, se x è un agente morale, allora x agisce in vista del proprio utile.

(3)   Dunque, tutti gli x, se x è un agente morale, allora x è egoista e x agiste in vista del proprio utile.

Tali definizioni semiformali chiariscono l’assunzione di base della morale edonistica assunta da Hobbes e poi rivista da Locke e, soprattutto, da Hume. Sebbene sia Hobbes che Hume non arrivano ai paradossi della teoria dell’uomo-economico moderno che non esclude la possibilità dell’altruismo, sebbene solo a partire da un egoismo radicale, entrambi riducono l’intero comportamento umano ad un agire puramente egoistico, vale a dire che ogni soggetto agente motiva le sue azioni in base ad un principio normativo che si fondi sulle proprie inclinazioni personali e soggettive. L’idea è molto semplice, in effetti, essa sostiene che ciascun individuo ricerchi il piacere o rifugga il dolore. La ragion-pratica assume la dimensione di un calcolo, dove essa ha la sola funzione di preordinare in modo corretto i mezzi coi fini.

In termini spiccioli, dimmi cosa è la filosofia! Ovvero, “la capra sopra la panca campa e sotto la panca la capra crepa”

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Consigliamo Scrivere di Filosofia – Letteratura e Filosofia a Confronto


(1)   Sopra la panca la capra campa,

(2)   sotto la panca la capra crepa.

Una delle domande più gettonate dalla folla silenziosa ma mai troppo addormentata per non essere curiosa, è: dimmi un po’, tu che ne sai, ma cosa è la filosofia? Essendo una materia difficile, la cui asperità nasce da un tecnicismo talvolta ingiustificato e dalle strane domande, lascia disorientati tutti coloro che non penetrano la disciplina in fondo. Inoltre, non si è mai chiarito a cosa la filosofia debba servire: in poche parole, quale è il suo fine. L’obbiettivo finale chiarisce immediatamente, più o meno, i passi necessari per raggiungerlo e, per questo, si giustifica ogni fatica.

Antirealismo in etica – Una breve rassegna delle varie posizioni

MARCO AURÉLIO ESPARZ… / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)

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In metaetica ci sono due possibili approcci alla domanda fondamentale hanno significato i giudizi morali?: si, e gli enunciati morali rispettano la logica bivalente in tutto simile ai giudizi scientifici oppure, no e gli enunciati morali non sono né veri né falsi. In generale, l’antirealista sosterrà non tanto che non esistano i giudizi morali o che essi siano del tutto insensati, quanto che (1) non esistano fatti morali ontologicamente distinti dai fatti fisici, (2) non esiste un’etica che affermi verità, dunque, non è lecito porsi la domanda se esiste (e perché) un’etica migliore di un’altra.

In realtà, esistono molti tipi distinti di antirealismo. In questo breve articolo riportiamo gli assunti fondamentali e qualche ragionamento esemplificativo, lasciando al lettore un eventuale approfondimento.


Tutta una questione di moto: analisi del problema dalla filosofia antica alle posizioni più recenti.

Per capire quanto il moto sia stato un argomento centrale in tutta la riflessione dell’uomo occidentale, basta guardare a quella grandiosa forma di conoscenza accumulata sul mondo: la fisica. Questa forma di conoscenza rivaleggia per precisione alle scienze, un tempo chiamate “esatte”, la matematica e la geometria. La fisica infatti, fondata sul metodo e sul rigore matematico, non solo ha avuto la pretesa, ma è anche riuscita ad affermarsi come conoscenza stabile e in progresso.

La fisica, nata in un contesto di revivol platonico e, in generale, della filosofia greca, rielabora a suo modo il problema del moto. Ed è proprio su questo problema che inizia il suo cammino. Il moto è presentato in due modi: prima di tutto come statica, solo successivamente come dinamica. E così ci sono due branche della fisica, la cinematica e la dinamica, che studiano il comportamento dei corpi in moto o in quiete.

Secondo me è tutta una questione linguistica. Analisi del linguaggio degli scacchi.

Era una questione personale. Tutto negli scacchi diventa una questione personale, il fatto e il non fatto, il detto a parole e soprattutto il non detto in alcun modo. In fin dei conti la madre di tutte le superstizioni è l’immaginazione, la volontà recondita di trovare cause sbagliate per eventi veri. Uno sguardo sbagliato si tramuta spesso in infinite interpretazioni: gli scacchisti sono sempre in bilico tra la verità e l’assurdo.

Nella casa del grande maestro lettone, Aron Nimzowitsch, si disputava una partita importante per nessuno tranne che per lui e per il geniale Capablanca, suo sfidante. Era ormai patta quando Aron lascia un pezzo in presa e così finisce la partita: una beffa. L’ironia alla dea invisibile degli scacchi non manca e si diverte spesso a vedere saltare i nervi. Ma, nonostante la provocazione divina, Nimzowitsch sembra essere tranquillo: fallace apparenza.

Aron, perché hai giocato quella mossa? Quattro cause per una partita di scacchi.

Pili G., www.scuolafilosofica.com

“Il cavallo? Cavallo in h1! E’ chiaramente impazzito… Mossa 18 ) Ch1”.

Penso tra me quando vedo la mossa del mio avversario. E’ un peccato che non si possa parlare, ogni tanto in una partita a scacchi viene di sbottare qualche cosa, un insulto magari o una domanda. In effetti, le domande e gli insulti per tanti hanno lo stesso sapore, ma per me, giocatore di scacchi incallito, sono indispensabili.

Ragioniamo, allora, il cavallo in h1 difende i punti g3 e soprattutto il pedone debole in f2, dunque il cavallo l’ha piazzato là con uno scopo difensivo. No, forse no. E’ più probabile che abbia considerato che il cavallo in h1 fosse in grado di occupare poi una posizione vantaggiosa: portandosi in h1 può portarsi in f2. Forse la motivazione riguardava la proprietà del cavallo di muoversi ad elle…