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Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

La guerra di Corea – Steven Hugh Lee

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Coloro che parteciparono al conflitto coreano non hanno ancora siglato un trattato di pace e fino a quando questo non si verificherà, non ci potrà essere un’epoca di pace duratura né per le due Coree né per il mondo intero.

Steven Hugh Lee

Il libro La guerra di Corea intende essere un’introduzione alla storia della guerra tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, iniziato ufficialmente nel 1950 e terminato, ufficialmente, nel 1953. Nel libro si ripercorrono le tappe fondamentali che hanno portato all’avvento dello scontro bellico tra le truppe ONU e le truppe nord Coreane e che ha visto la diretta partecipazione delle potenze protagoniste della guerra fredda, USA, URSS e Cina.

Don Chisciotte della Mancia – Miguel de Cervantes

DonQ


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Fate in modo che, leggendo la vostra storia, il malinconico si senta invitato a ridere, l’allegro lo diventi ancora di più, l’ignorante non se ne stufi, e chi è colto ne apprezzi la trama, il serio non la disprezzi, né il saggio manchi di lodarla.[1]

Miguel de Cervantes

Don Chisciotte della Mancia è considerato il primo romanzo della storia della letteratura occidentale. Il libro, diviso in due parti, narra le vicende del cavaliere errante, Don Chisciotte, e del suo scudiero, Sancio Panza. La trama del romanzo si impernia attorno ai due personaggi, entrambi inscindibili e centrali.

La storia del Don Chisciotte della Mancia (da ora solo Don Chisciotte) prende avvio dalla follia di un possidente, un piccolo proprietario, che non si chiamava Chisciotte: “Pare che di cognome facesse Chisciada o Chesada, ma non c’è accordo fra gli autori che se ne occupano, e altre verosimili congetture lo darebbero per Chisciana. La cosa, a dire il vero, ha poca importanza…”[2] Egli era un cavaliere con non troppi averi. Il signor Chisciotte aveva letto moltissimi libri sulla cavalleria errante, sia i celebri che i meno celebri, e aveva tratto tante suggestioni da renderlo incapace di credere che i libri di cavalleria fossero solo finzioni. Dal principio, dunque, iniziò a congetturare sulla realtà di quelle storie, pensandole reali, poi passò a credere che anche nel suo presente esistessero tutte quelle bizzarre figure che sussistevano nelle storie e leggende della cavalleria errante: giganti, fate, maghi, incantatori, donzelle da amare, grandi principesse, draghi e via dicendo. “Il suddetto cavaliere, nei suoi momenti d’ozio (che prendevano la maggior parte dell’anno), si dedicava alla lettura di romanzi cavallereschi, con tanta intensità e piacere che trascurare quasi del tutto la caccia e anche l’amministrazione dei propri beni…”[3] Ciò fino a quando non decide di entrare anch’egli nell’onorevolissimo mondo della cavalleria errante: “Alla fine, ormai del tutto fuori di sé, maturò la più strampalata idea che potesse nascere nella mente di un pazzo: per accrescere la sua reputazione e servire la patria, gli sembrò conveniente e necessario farsi cavaliere errante e andare per il mondo, cavalcando in armi e cercando avventure. Si sarebbe cimentato nelle stesse imprese dei cavalieri dei suoi libri, riparando ogni genere di ingiustizie, affrontando difficoltà e pericoli che, una volta superati, gli avrebbero conferito onore e fama per l’eternità”.[4]

A scuola con i Re – Educare e rieducare attraverso il gioco degli scacchi – A cura di Giuseppe Sgrò

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Il libro A scuola con i Re è un lavoro monumentale, un manuale esaustivo per chiunque intenda insegnare gli scacchi e voglia possedere un quadro teorico e concettuale per affrontare problemi tecnici e pratici della didattica scacchistica. Da un lato, dunque, il libro fornisce una cornice teorica a sfondo didattico, da un altro esso vuole trasmettere e tramandare le esperienze più significative di chi ha svolto attività di educazione e rieducazione sul campo, all’interno di istituti scolastici o penitenziari, in particolare: “Quest’opera nasce dall’esigenza riscontrata in Italia in ambito educativo, rieducativo, preventivo, formativo, sportivo, nei contesti scolastici, aziendali, clinico-sanitari e carcerari, di avere uno strumento testuale scientifico teorico-pratico ragionato, organico e completo, senza precedenti a livello mondiale, per ideare, strutturare e realizzare progetti psicoeducativi attraverso il gioco degli scacchi e il contesto scacchistico (…)”.[1] La partizione del libro è così giustificata: nella prima si forniscono i “fondamenti teorico scientifici” e nella seconda “esperienze pratiche e di ricerca”.

Lo spionaggio – Il tredicesimo capitolo de L’arte della guerra


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Ogni singolo scontro armato richiede grandi investimenti in denaro e risorse. Questo comporta che si diano sia problemi interni che esterni. Lo sforzo di guerra impone il distoglimento della manodopera da settori chiave. Il problema principale delle conseguenze dello sforzo consiste nell’imprevedibilità del tempo in cui si consegue la vittoria perché è imprevedibile il momento in cui lo Shih impone di attaccare. La vittoria e i grandi risultati sono conseguiti mediante l’accurata precisione, pur nei limiti nel possibile. Sun Tzu rifugge l’idea che la previsione sia da operarsi sulla base di superstizioni o di credenze religiose. I tipi di spie sono cinque: spia locale, interna, convertita, morta, viva. “Non c’è nessun affare in cui non si possano impiegare spie. Lo spionaggio è essenziale per le operazioni militari”.

Attacco col fuoco – Il dodicesimo capitolo de L’arte della guerra


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I modi di attacco col fuoco sono cinque: il fuoco diretto contro persone, contro le provviste, contro gli equipaggiamenti, contro gli arsenali, contro i magazzini. Bisogna trovare una misura nelle proprie azioni tale che sia commisurata all’evento che sta accadendo.

Il capitolo tratta di ciò che può essere distrutto e, per tanto, che costituisce un vantaggio e uno svantaggio. E’ di vantaggio saper cosa colpire, è di svantaggio essere colpiti dove fa più male. Il fuoco è da intendersi come principio distruttore generale, come arma in grado di determinare la capitolazione di una forza nemica:

In breve, ci sono cinque modi di attaccare col fuoco –

Il primo è detto “dar fuoco alle persone”.

Il secondo è detto “dar fuoco alle provviste”.

Il terzo è detto “dar fuoco agli equipaggiamenti”.

Il quarto è detto “dar fuoco agli arsenali”.

Il quinto è detto “dar fuoco ai magazzini”.[1]

 

La casa in collina – Cesare Pavese

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Io non credo possa finire. Ora che ho visto cos’è la guerra, cos’è la guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: – E dei caduti che facciamo? Perché sono morti? – Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.

Cesare Pavese

La casa in collina è un romanzo breve, o racconto lungo, ambientato durante la seconda guerra mondiale nella campagna torinese. Il racconto non ha una trama particolarmente elaborata e si riassume brevemente: un professore di scuole medie vive l’esperienza della guerra, prima indirettamente e poi in prima persona. Da principio sembra che il rombo della guerra sia solo lontano, ma poi si intensificano i bombardamenti, gli eserciti si avvicinano e quando avviene il crollo del regime fascista anche l’ultima sicurezza viene meno. Incominciano a dominare le paure per prossima guerra civile, il cui incipit è uno stato di attonicità sorda e inquieta, ma ancora calma, che rafforza la percezione della caducità del momento presente. Il protagonista è costretto ad abbandonare la casa di campagna in cui dimora, i suoi amici vengono dispersi ed è presto costretto ad allontanarsi da un fanciullo, che sospetta possa essere suo figlio. Dopo aver soggiornato in un convento, imboscato e fuggiasco, decide di ritornare a casa, tra il terrore della morte per le esplosioni e il rischio di essere trovato dai tedeschi o da qualche banda locale.

I nove terreni – L’undicesimo capitolo de L’arte della guerra

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Nove terreni fondamentali. I tipi di terreno: terreno di disunione, facile, conteso, aperto, di intersezione, pericoloso, difficile, chiuso, di morte. Il terreno di disunione è quello sul quale si sfidano due feudatari. Il terreno facile è la zona di penetrazione lungo i confini nemici. Il terreno conteso è quello vantaggioso per chi lo occupa. Il terreno aperto è quello in cui tutti gli eserciti possono raggiungerlo e occuparne una parte senza che l’altro possa evitarlo. Il terreno di intersezione è il luogo in cui tutti gli stati sono parte del confine del terreno. Il terreno pericoloso è il luogo ad alta penetrazione nel quale alle spalle ci sono molti pericoli. Il terreno difficile è quello nel quale la strada da percorrere è densa di ostacoli fisici. Il terreno chiuso è quello nel quale è difficile accedervi e ritirarsi così che anche una forza superiore di numero può essere facilmente sconfitta. Il terreno di morte è il luogo in cui si può sopravvivere solo grazie alla propria rapidità. L’osservatore è causa parziale dei mutamenti dello stato di cose, così che al cambiamento delle proprie decisioni e attività segue una infinita catena di effetti da prevedere così da poterli sfruttare. Quando si attacca bisogna tenere concentrata la propria forza d’attacco. Rendere imprevedibili le proprie intenzioni è uno degli obbiettivi principali del grande generale. Quando lotti per uno scopo non lasciare ai tuoi uomini la libertà, ma fagli credere di averla e, allo stesso tempo, fa illudere il nemico di aver preso delle decisioni che egli stesso credeva di aver preso per solo suo ingegno. E’ fondamentale saper sfruttare lo stato d’animo degli uomini, in modo da trasformare le sconfitte in vittorie.

Il capitolo undicesimo è dedicato alla descrizione dei tipi di terreno nei quali ci si può imbattere. Come sempre, la loro descrizione non è limitata all’aspetto geofisico, ma a tutti quelle caratteristiche che bisogna tener presente non solo per conoscere, ma per poter trarre vantaggio dalla nostra stessa conoscenza. Sun Tzu non riconosce il primato della conoscenza pura, se non nella sua stessa potenziale concretizzazione in un vantaggio tangibile. Egli non vuole educare un filosofo, egli vuole addestrare un generale.

Gli infiniti modelli della musica classica

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La musica attrae l’essere umano, che la fruisce e la produce da millenni. Ogni cultura e ogni epoca ha una sua musica. Non ci interessa, qui, trattare delle varie categorie musicali, ma vogliamo mostrare perché la musica classica, ancora oggi, costituisce il centro fondamentale della nostra cultura musicale.

Con “musica classica” intendiamo genericamente tutta la produzione musicale che ha come unico scopo quello di produrre materiali sonori esteticamente rilevanti. Non ci interessa considerare prodotti il cui scopo si esaurisce nel puro e semplice intrattenimento, intendendo qualcosa di essenzialmente diverso dall’esperienza estetica. Nell’esperienza estetica l’intrattenimento è solo una conseguenza contingente e collaterale della fruizione dell’opera d’arte, mentre nell’esperienza del divertimento l’aspetto ludico, di spensieratezza è piuttosto l’aspetto principale. Abbiamo in altro luogo avuto modo di soffermarci su un caso specifico di tale genere musicale, sicché non ci ripeteremo qui. Con musica classica, allora, va intesa una categoria ben più ampia che la sola produzione musicale racchiusa tra i secoli XVII-XX, considerata “musica colta”. La categoria è più ampia e si possono inserire in essa lavori di musica rock (Pink Floyd, Beatles, Rhapsody ad esempio) o musica jazz (di Bill Evans, Wes Montgomery o Duke Ellington, giusto per fare qualche esempio). Mentre con musica non-classica va intesa tutta la produzione la cui ricerca è volta a produrre materiali di divertimento o di poesia. Si noti come le categorie di “musica di divertimento” e “musica poetica” si intendano insiemi assai diversi. In un caso, per definizione, l’esperienza estetica è limitata o marginale, nell’altro, invece, è fondamentale. Ma entrambe le categorie sfruttano un principale strumento per veicolare messaggi (per quanto blandi, possano essere talvolta): la parola. Quando la parola diventa fondamentale (come nelle canzoni) allora tale musica si può definire “poetica”.

Le forme del terreno – Il decimo capitolo de L’arte della guerra

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Tipologie di terreno: accessibile, a trappola non risolutivo, stretto, scosceso, distante. I sei pericoli delle operazioni militari: la fuga per errato uso della forza; insubordinazione per via di ufficiali inetti; debolezza per via di ufficiali abili e truppe incapaci; frana per via dell’eccesso di audacia di alcuni; disordine per via di ordini confusi; sconfitta per la mancata valutazione corretta. Lo scopo delle azioni militari non consiste nel quello di conseguire maggiore o minore fama per puro sfoggio di abilità. Il generale deve essere capace di fermezza e di essere ammirato, perché nessuna delle due virtù è sufficiente di per sé.