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Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

1. Struttura de Per la pace perpetua Un progetto filosofico di Immanuel Kant

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Vuoi leggere la monografia che contiene questo testo? Filosofia pura della guerra!


Il progetto politico kantiano presentato in Per la pace perpetua. Un progetto filosofico di Immanuel Kant si struttura in due parti (Parte prima, che contiene gli articoli preliminari per la pace perpetua tra gli stati; Parte seconda, che contiene gli articoli definitivi per la pace perpetua tra gli stati), con due supplementi (Primo supplemento. Della garanzia della pace perpetua; Secondo supplemento. Articolo segreto per la pace perpetua) e due appendici (Appendice (I). Sulla discordanza tra morale e politica riguardo alla pace perpetua; Appendice (II). Dell’accordo della politica con la morale secondo il concetto trascendentale del diritto pubblico). Non si tratta di un’opera monumentale ma di un lavoro sintetico sui principi di organizzazione intrastatale e interstatale che siano in grado di costituire una comunità reale di stati uniti sotto un unico diritto internazionale e cosmopolita con lo scopo ultimo di pervenire ad una pace perpetua.

La fattoria degli animali – George Orwell

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Consigliamo 1984 di Orwell


La fattoria degli animali è uno dei massimi capolavori della prosa letteraria del XX secolo, scritto da George Orwell e pubblicato in Inghilterra nel 1945, quando l’Inghilterra e l’Unione Sovietica erano paesi vincolati da patti di alleanza durante il secondo conflitto mondiale.

Il romanzo breve è ambientato in una fattoria inglese in un periodo storico non precisamente collocato. La fattoria padronale, così chiamata al principio, era di proprietà di un certo Jones, uomo rozzo e dai modi brutali. Gli animali furono chiamati a raccolta dal vecchio verro, il Vecchio Maggiore, un grande maiale dalle lunghe zanne, ormai al termine della vita e con alle spalle una vita onorata, spesa nel migliore dei modi, almeno per quelli relativi all’esistenza di un suino. Costui inizia un discorso destinato ad avere un grande seguito nella coscienza e nell’immaginazione: gli animali sono sfruttati, senza un avere, senza una speranza. Questo è colpa del sistema repressivo e organizzativo imposto dall’uomo:

Il maestro di go – Yasunari Kawabata

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Consigliamo Breve trattato sulla sottile arte del Go


Il maestro di go (1942) è un romanzo del premio nobel Yasunari Kawabata, nel quale viene narrata la storia dell’ultima partita di uno dei più grandi giocatori di go della storia, “Il maestro Shūsai, il ventunesimo discendente della famiglia degli Hon’inbō”.[1] Il gioco del go è uno dei più antichi giochi di strategia conosciuti, se non il più antico: “La nascita del Go è databile tra il 4000 ed il 3000 a.C., nello stesso momento in cui nacquero sulle rive dello Hoang Ho la matematica e l’astronomia cinesi. Altre congetture ne collocano l’origine in Tibet od in luoghi sempre però nell’area di influenza della cultura cinese”.[2] Essi non sono sostanzialmente paragonabili al più noto gioco di strategia dell’Occidente: gli scacchi.

Forse l’abbiamo fatta troppo semplice!

Ti interessa la filosofia applicata agli scacchi? Un mistero in bianco e nero – La filosofia degli scacchi!


[Temi: Teoria della semplicità, costruzione teorica e ampliamento]

Semplice

“Allora, Evaristo. Il tuo sistema s’è rivelato fallace! Prendi questa posizione[1]: tocca al bianco che matta in due mosse. Il bianco controlla meno case ed è in svantaggio materiale. Secondo la tua teoria dovrebbe vincere il nero e invece no!” Disse Ernesto soddisfatto.

Il deserto dei Tartari – Dino Buzzati

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Consigliamo l’immortale Nostromo


Fino ad allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente guardandosi con curiosità attorno, non c’è bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l’orizzonte con sorrisi d’intesa; così il cuore  comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo.

 Dino Buzzati

Il deserto dei Tartari è un libro di Dino Buzzati edito per la Rizzoli nel 1940. La trama del libro è assai lineare:[1] Giovanni Drogo, giovane ufficiale, viene spedito alla fortezza Bastiani, ai confini estremi di un regno dai contorni e geografia non precisati. Al principio Giovanni non è particolarmente felice di insediarsi nella fortezza. Già l’abbandono della casa natia, con i parenti e gli amici e una potenziale futura moglie, gli lasciano un senso di smarrimento privo di compenso che egli stesso intuisce ma non comprende. Chiede immediatamente il trasferimento, ma gli viene sconsigliato per ragioni di carriera: è possibile, certamente, ma perché doverlo fare subito? Meglio aspettare qualche mese, quattro possibilmente, così da dare l’aria di aver svolto il minimo di tempo del servizio per poi potersi congedare dalla fortezza senza macchie.

Un argomento per l’impensabilità della morte

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Se io penso me morto, allora non penso me morto. Perché penso. Se penso non posso pensare alla sospensione del pensiero, proprio perché sto pensando (un effetto collaterale della prova cartesiana dell’esistenza indubitabile del cogito). Se con “morte” intendo il mio “annullamento” allora la morte non la posso immaginare. Se con “morte” intendo “trasformazione materiale del mio corpo” allora sto limitando di molto questo annullamento. E allora l’unica conclusione coerente è ammettere che la morte è prospettabile ma non immaginabile. Io penso, infatti, che molte prospettive religiose si costituiscano proprio sul fatto che concepire sé come morti è impossibile logicamente e psicologicamente. In fondo, niente mi lascia supporre che io debba morire se non il fatto che gli altri muoiono.

Il padrino – Mario Puzo

Padrino

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Consigliamo La fuga di Goodis


L’amicizia è tutto. L’amicizia è più del talento. E’ più del governo. E’ quasi uguale alla famiglia. Non dimenticarlo mai.

Don Vito Corleone

Il Padrino è il celebre romanzo di Mario Puzo, edito nel 1969, nel quale vengono narrate le vicende della famiglia Corleone a cui capo sta Don Vito, il padrino. Il libro è la storia degli ultimi anni di vita di Don Vito Corleone. Il romanzo inizia con il matrimonio della famiglia della figlia di Don Vito, Connie Coreleone, con il giovane Carlo Rizzi, un uomo non particolarmente ben visto dal Don e non senza buone ragioni, laddove costui non avrà riguardo alcuno per la moglie sia per le ripetute percosse fisiche che per i più svariati tradimenti. Il matrimonio è l’occasione di riunione di tutti i membri della famiglia.

Niccolò Cusano – Vita e pensiero

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Consigliamo Il poligono di Cusano e Percorso di filosofia moderna


Vita

L’umanesimo era divenuto la corrente culturale dominante nell’Italia di quel tempo. La filologia, il gusto per le humanae litterae, per i classici nella loro autenticità, erano le principali caratteristiche di questo momento culturale, più che storico., che lascia intravedere il moderno, pur ancora senza esserci. Il rifiuto del mondo intellettuale per la filosofia aristotelica era estremamente forte, rinforzato anche da una ripresa per la filosofia platonica, riscoperta in quegli anni a seguito della riscoperta dei testi in greco antico del grande filosofo. A tutto ciò va accompagnata una nuova visione della realtà che vedeva l’uomo come l’oggetto principale della speculazione.