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Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

La dea dell’amore: ovvero perché l’amore è una relazione rara e difficile

Amore

Non vi hanno mai chiesto se siete fidanzati o single? Forse perché non siete ancora adulti oppure siete ormai troppo demodé, nel qual caso non fa più nessuna differenza. O non troppa. Il fatto che siate (più o meno) fidanzati o (più o meno) single incuriosisce più o meno tutti quelli che vi conoscono, inclusi voi stessi. Infatti i primi interessati alla questione, gioco forza, siete voi.

Siete stati lasciati? Subito qualcuno vi chiede perché. Avete lasciato voi? Subito qualcuno vuole sapere il motivo. Siete ancora soli (si è sempre ancora soli)? Ebbene, per quale ragione non vi siete ancora trovati qualcuno? State ancora con la stessa persona? E… lei che tipo è? Funziona tutto?

Tutte queste domande nascono da quella naturale inclinazione umana che è nota come ʽcuriositàʼ. Non c’è in sé niente di male nell’esser curiosi, semmai è curioso che ci siano ambiti privilegiati in cui le persone più diverse si sbizzarriscano tutte nel medesimo sport. Pochi mi ha mai fatto molte domande di fisica quantistica: è capitato anche questo, ma è raro. Mentre fa parte del tessuto quotidiano di ciascuno essere invaso dalle domande sulle nostre relazioni, fossimo soltanto noi stessi. Questo fatto si spiega molto facilmente. A pochi interessa la fisica quantistica o gli scacchi, ma quasi tutti sentono il bisogno di amare ed essere amati. Sessualmente e non solo. Le differenze non si giocano sulla natura del bisogno, quanto sulla sua intensità e sulla stima di importanza per i singoli individui. In fine, la maggior parte di noi si interroga sulla natura degli altri quando vuole avere un metro di paragone per sé stesso. Non siamo isole neppure sotto questo punto di vista.

Geopolitica, Sicurezza e Strategia – Carlo Jean

Sicurezza

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Un libro sulla filosofia della guerra? Filosofia pura della guerra!


Geopolitica, Sicurezza e Strategia è un libro del gen. Carlo Jean, edito da Franco Angeli nel 2007. Il volume è diviso in quattro sezioni. La prima La sicurezza nel XXI secolo considera lo scenario geopolitico post undici settembre sotto varie angolature. In particolare vengono considerati i nuovi problemi legati al terrorismo di matrice islamica. Tuttavia non si tratta esclusivamente di una dinamica applicativa al contesto geopolitico post-11/9 ma si trovano diverse considerazioni di natura propriamente teorica. In particolare Carlo Jean riparte da Clausewitz e da Raymond Aron per formulare una visione della sicurezza, in linea con un approccio neoclausewitziano, che considera la guerra sotto un approccio neorealista e che rifiuta ogni forma di riduzionismo eziologico e teleologico della guerra. Questa è senz’altro una delle principali chiavi di lettura dei problemi della guerra e della sicurezza proposti nel volume.

Ivanhoe – Walter Scott

Ivanhoe

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Consigliamo Oliver Twist di Dickens


Ivanhoe di sir Walter Scott è uno dei primi romanzi storici. Edito nel 1823 si situa nella narrativa classica europea del XIX secolo. Si tratta di una lettura piuttosto agevole, per quanto non priva di suoi apici e limiti.

La trama è piuttosto articolata, per quanto concentrata in pochi spazi e in poco tempo. Per forma ricorda una mandorla nel senso che inizia in un punto, le strade si diramano in lunghezza e larghezza prima di chiudersi tutte in un unico punto finale. In questo senso il romanzo è assai compatto e segue un filo logico che conduce l’autore a riprendere, sommare e chiudere tutte le vicende aperte insieme nel punto focale. Infatti, in una simile architettura narrativa non si può dare né un centro di gravità né un unico protagonista. Non può non balzare agli occhi della mente del lettore il fatto che Ivanhoe abbia non soltanto poco spazio (una trentina di pagine dedicate nell’intero romanzo) ma pure una relativa poca importanza. Egli è solamente un insieme di piccoli segmenti all’interno della trama, neppure principali per potenza narrativa o di importanza negli snodi nella trama. Riccardo Cuor di Leone, Locksley, Cedric, Rebecca e Isaac, persino Wamba, il buffone, e il porcaro sono tutti personaggi a cui viene dato ben maggiore rilievo.

La meritocrazia – Ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la mediocrità

Escher

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Quante volte siamo stati a discutere sul fatto che in Italia manca la meritocrazia? E visto che il nostro immaginario è piuttosto limitato nella fantasia, si sogna immediatamente che un territorio abitato da esseri umani ammetta questa fantomatica proprietà tale che tanto più ci si allontana dall’Italia e tanto più questo ideale di meritocrazia esiste nella realtà. Quindi in Francia si è meritocratici abbastanza ma non troppo, come in Germania e in Inghilterra (già casualmente geograficamente più lontane). Per non parlare del Belgio e dell’Olanda, luoghi di spiccata attitudine meritocratica, dove si ha quel che si vuole, comprese le donne e i narcotici, purché si paghino le casse dello stato. Mentre in “America” si è meritocratici al massimo grado. Cioè in USA e in Canada. Già perché casualmente il merito è il merito dei ricchi. Infatti l’equazione della meritocrazia in funzione della distanza geografica funziona solo se l’ago della bussola è puntato verso il nord. Ma non troppo, visto che in Lapponia e al polo nord, pure abitati, non ci interessano.

Stirare o non stirare, questo il problema!

Ferro

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Tutto è iniziato dieci anni fa, quando iniziai la mia vita d’apolide in mezzo all’Italia. La prima esperienza che fa un uomo trapiantato in un altro posto: le mutande non si lavano da sole e le calze si possono girare una sola volta, secondo una pratica non molto igienica che però non mai praticato! Non solo. Ma il frigorifero tende misteriosamente a svuotarsi di continuo e non si riempie se qualcuno non mette dentro delle nuove vivande. Inoltre le stanze hanno una peculiare perversione devota all’aumento dello sporco e sono piuttosto restie a lavarsi senza chiedere l’intervento esterno di qualcuno. Inoltre, i cibi si mangiano per lo più cotti e alcuni sono così bastardi da non potersi digerire se non prima cucinati. Il che li rende, prima facie, più antipatici degli altri, per quanto una dieta equilibrata appunto preveda l’esclusione di quei beni di consumo più buoni (magari) ma anche meno salutari… Non si può vivere di sole patate fritte in busta o di wurstel crudi, due delle colonne portanti di molti studenti fuori sede. Per non parlare, poi, del disordine sistemico o causale che esso sia, a dimostrazione che l’entropia esiste eccome!

[Segnalazione: the Enchantment of Chess]

IvAbout the author: Ivano E. Pollini worked as Professor of Physics at the University of Milan from 1977 until his retirement. He also worked as a Researcher at the Italian National Research Council for a period of over twenty years. He first learned the moves of chess at the age of 12 years and has continued to play ever since. Besides remaining a keen chess player, his passion for the game has led him over time to become a scholar and interpreter of the spirit of the game in all its manifestations, with particular regard to how the game’s historical, philosophical, psychological and symbolic aspects relate to everyday life. He is a member of the Academy of Chess in Milano and also started to play by correspondence by 2011.

L’arte della diplomazia – Henry Kissinger

diplomasi

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Un libro sulla filosofia della guerra? Filosofia pura della guerra!


Il libro Diplomacy di Henry Kissinger, tradotto in italiano come L’arte della diplomazia, è un saggio edito dalla Sperling & Kupfer. Si tratta indubbiamente di un saggio di eccezionale ampiezza e profondità sulla diplomazia, sulla sua teoria e prassi. Ma in particolare esso è un saggio di storia della diplomazia, che parte da Richelieu e dalla sua nozione di ʽragion di statoʼ, passando per l’elaborazione della concezione dell’equilibrio di potenza imposto nelle relazioni internazionali dalla politica europea dei secoli XVII-XIX, per arrivare alla rivoluzione wilsioniana in cui la politica internazionale e le relazioni internazionali vengono impostate sulla base di un’ideale democratico e di autodeterminazione dei popoli. Il libro termina con un’analisi generale geopolitica sulla fine del mondo bipolare a seguito della vittoria del blocco occidentale-liberale-democratico sull’ Unione Sovietica e i suoi satelliti e alleati.

La posizione di Alvin Plantinga in epistemologia

Plantinga

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Consigliamo – A cura di Giangiuseppe Pili e l’Introduzione schematica all’epistemologia


Abstract

Alvin Plantina è uno dei filosofi più influenti, soprattutto rispetto alla filosofia cristiana. In questo articolo ci focalizziamo esclusivamente sull’analisi epistemologica del funzionalismo proprio, così come viene chiamata la posizione del filosofo americano. Si tratta di una teoria esternista della giustificazione (warrant) tale per cui essa si incentra sulla nozione di facoltà cognitiva e sul suo funzionamento adeguato rispetto ad un certo ambiente di riferimento per cui essa è stata progettata (pianificata, adibita…).

Piombo e Sangue – Dashiell Hammett

RedHarvest

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Consigliamo La finestra sul vuoto di Chandler


Piombo e Sangue è un libro edito nel 1929 da uno dei massimi scrittori del genere, Dashiell Hammett. Si tratta di un classico del genere, sia per la sua data di uscita sia per la qualità del romanzo. La trama, in realtà, è quasi inessenziale e già abbastanza contorta da ricordare i romanzi di Raymond Chandler, ammiratore di Hammett, suo continuatore e innovatore del genere noir.

La storia è incentrata su un investigatore privato privo di nome che viene inviato, non si sa bene perché, nella desolata cittadina di Personville (città per persone ordinarie?), anche nota come Poisonville (città avvelenata). In questa viene chiamato da un giornalista, tale Donald Willsson, giusto il tempo prima che questi venga fatto fuori. L’investigatore viene assoldato poi dal padre di Donald, Elihu, il quale è il barone e sovrano della cittadina. Costui assolda l’investigatore perché riporti l’ordine nella cittadina, presa ormai sotto il controllo di mafiosi, faccendieri, biscazzieri e ordinari truffatori. Il vecchio rivuole la sua vecchia città sotto le sue vecchie mani di iracondo e sclerotico anziano. L’investigatore farà la conoscenza di tutto lo spettro del marciume di una cittadina di provincia americana ai confini tra la normalità e la malavita perpetua. Perché infondo questo è il punto: che normalità e illegalità, violenza e desiderio vanno sempre inseparabilmente uniti. La strategia dell’investigatore consiste nel conoscere gli interessi dei vari attori di Poisonville per poterli mettere gli uni contro gli altri, compreso il grasso capo della polizia, Noonan. Farà anche la conoscenza di una giovane donna a cui tutti gli uomini cascano ai piedi, Dinah Brand. Costei è la femme fatale del romanzo, piena di risorse, forte e al contempo tragica, manipolatrice di destini e contemporaneamente incapace di salvare il proprio. Alla fine l’investigatore metterà davvero tutti contro tutti, determinando la caduta delle tessere del domino. Di tutte? E lui riuscirà a salvarsi dalla malattia che invade tutti coloro che entrano in Poisonville? Ovvero la smania per l’omicidio e il delitto?