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Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

5. Perestroika, glasnost e il crollo dell’URSS

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Al periodo dell’interregno tra Andropov e Chernenko (cfr. § 4) seguì la fase conclusiva della guerra fredda. Mikhail Gorbaciov (1931) fu consacrato come leader dell’URSS nel 1985. Egli ripudiò la politica di Leonid Brezhnev (cfr. § 4), definendone il periodo come di stagnazione. Si impegnò a ritirare le truppe dall’Afghanistan ma, come ogni ritiro, fu più lungo del previsto. Inoltre, incentrò la sua politica interna e quella estera in nome di alcuni principi guida, le cui parole d’ordine erano perestroika (ricostruzione) e glasnost (apertura). Come spesso accade, i nomi delle imprese umane vengono dati per degli stati di cose qualificati come contrari, cosa ben nota a George Orwell, che imposta molto del suo 1984 sulla divergenza tra ciò che vien dichiarato e ciò che esiste. L’URSS andava riformata economicamente e istituzionalmente.

A complicare le cose dell’URSS fu l’ingresso nella scena politica di Ronald Reagan e il disastro di Chernobyl (1986). Ronald Reagan (1911-2004) era stato eletto presidente anche per via del suo acceso anticomunismo: egli doveva rappresentare il ritorno della linea dura nella politica estera americana. In realtà, nonostante uno stile di comunicazione che evocava il regno del male, rimane che, sul piano dei fatti, Reagan si impegnò nel disarmo nucleare e fu un sostenitore di Mikhail Gorbaciov. Reagan aveva inizialmente sostenuto l’iniziativa di difesa strategica (Strategic Defence Initiative) nel 1983, nota anche come “guerre stellari” (star wars). Si trattava di un progetto monumentale di sistema antimissile che sarebbe stato parzialmente dispiegato direttamente nello spazio. I sovietici dubitavano della possibile realizzabilità del progetto, ma sta di fatto che fu preso assai sul serio.

4. Détente o non détente: il dilemma del ventennio di Leonid Brezhnev e la stagnazione

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Nikita Kruscev si era spinto troppo in avanti nella crisi di Cuba e aveva incrinato i rapporti con il colosso cinese, la cui qualità nasceva principalmente dalla quantità. A seguito di ciò e del fatto che Kruscev era capace di prendere anche iniziative isolate dall’élite, si tramò alle sue spalle. L’organizzazione del complotto portò Leonid Brezhnev (1906-1982) al potere.

Leonid Brezhnev era stato uno dei principali sostenitori di Kruscev, ma questo non gli impedì di conquistare il comando dell’URSS. Kruscev fu semplicemente ‘invitato’ a uscire fuori dalla scena politica, un sistema che egli stesso ricordò amaramente, sostenendo che il suo contributo alla causa era stato rendere possibile un simile fatto senza rischiare, come sotto Stalin, di finire direttamente in un gulag. Sicché egli rimase in vita, gli venne concessa una pensione di stato e una casa. Quando, poi, iniziò a scrivere le sue memorie, data la natura delle stesse, la pensione fu ridotta e fu costretto a cambiare casa e la nuova dimora non era piacevole come la precedente. Ad ogni modo, dopo un iniziale scoramento, Kruscev ebbe modo di terminare la sua vita in pace.

Amleto – William Shakespeare

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Consigliamo Re Lear di William Shakespeare


Amleto è una tragedia di William Shakespeare, considerata tra i suoi massimi capolavori insieme a Macbeth, Re Lear, Otello e Enrico IV. E’ indubbiamente un master pièce del grande bardo di Avon ed è anche una delle tragedie sue più cupe, sia per il tema, sia per lo stile e per il personaggio dominante. In quest’opera Shakespeare indaga i risvolti di un uomo di genio (Amleto) che vive ossessionato dalla morte.

La tragedia si svolge alla corte del re di Danimarca, zio di Amleto (era il fratello del padre) e sposo della madre dello stesso. Il re di Danimarca aveva assassinato il padre di Amleto e ad esso si sostituisce. Per tale ragione, la tragedia non è soltanto l’inscenamento di una complessa relazione tra padre defunto e il figlio, ma anche tra il figlio e una madre presto risposatasi: Amleto è ossessionato tanto dalla morte del padre, quanto dal ritorno della madre ad essere donna indipendente, cioè sessualmente attiva (non più madre-donna ma amante-donna) Infatti, la madre di Amleto si risposa molto presto, giusto due mesi dopo la morte del marito e questa è una delle due principali ragioni della disperazione del figlio. Infatti, da un lato Amleto è distrutto dalla morte del padre ma, allo stesso tempo, dall’incapacità di accettare il recupero del lutto della madre, la quale è “colpevole” di aver subito accettato di risposarsi con il fratello del marito.

[Segnalazione] Frammenti di filosofia contemporanea Vol. 9

Desidero segnalare l’uscita del volume, augurando il meglio agli autori (indicati nella quarta di copertina visionabile sotto). Inserisco sotto la descrizione del volume, la copertina e la quarta di copertina.


Aldilà dell’intento solidaristico e socialista di ogni iniziativa Limina mentis, ciascuna serie di volumi collettivi dedicati alla ricostruzione storiografica della cultura moderna o antica, sostenuta dalla collana Esprit (Voci, Frammenti di filosofia contemporanea e Schegge di filosofia antica), sottende un’originale metodologia, organizzativa ed ideologica, fondata sulla a] varietà delle “voci interpretative”, sulla b] contestualizzazione esistenzialistica di ciascun soggetto/ oggetto di studio (irripetibilità delle narrazioni culturali), sulla c] “rappresentazione polifonica”, sulla d] instaurazione di un dialegesthai tra “voci”, vive e morte, nella consapevolezza che ogni racconto storico, oltre a derivare da momenti culturali determinati e unici, concorra a creare nuovi e originali orizzonti di ricerca e su una e] nuova concezione dinamica della nozione di “manuale” inteso come infinito work in progress di una comunità solidale di ricercatori.Copertina per il manuale FRAMMENTI DI FILOSOFIA CONTEMPORANEA IX

3. L’era della nuclear brinkmanship 1953-1964

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Lo stato di tensione interno delle due superpotenze si manifestò su piani diversi: per gli Stati Uniti il 1951 fu l’anno dell’ondata maccartista, mentre nell’URSS erano gli ultimi anni del potere staliniano e del suo ‘stile’ di governo. Il senatore Joseph McCarthy (1908-1957) scatenò una feroce propaganda anticomunista, terminata in una ‘caccia alle streghe’ contro intellettuali, personaggi pubblici di spicco e contro il mondo della cultura in generale. Dwight Eisenhower (1890-1969), il generale a capo delle truppe alleate durante lo sbarco in Normandia, vinse le elezioni. La sua politica estera fu pianificata dal suo segretario di stato, John Foster Dulles (1888-1959): ci si proponeva di trovare un modo per diminuire l’influenza comunista nel mondo, sostenere iniziative in medio oriente a favore del sostegno degli stati medio orientali alla causa USA (dottrina Eisenhower) e, in generale, di sostenere i popoli a rischio di dominio comunista. Questo proposito venne perseguito mediante aiuti economici e patti.

Gli anni 1945-1960 videro un’espansione dell’economia americana: dopo la conversione delle industrie e del sistema economico da economia di guerra a economia civile, gli USA aumentarono la produzione e il benessere medio interno. A seguito di questo fatto si incominciò a parlare del conformismo della civiltà americana, come modello di consumi che indirizzò il consumatore ad assumere bisogni e beni standardizzati, tali da condurre ad un sistema di vita unificato e mediano. Lo spettro del conformismo incominciava a propagarsi per il mondo proprio dai due poli antitetici: nell’Unione Sovietica sotto lo stalinismo fu abolita qualsiasi indipendenza di pensiero e l’arbritrarismo della gestione del potere determinava la selezione artificiale di uomini privi di capacità critica (pena il rischio di ricadere nelle purghe: si poteva venire accusati anche sulla base di voci e dubbi sospetti e anche dai bambini, inclusi i propri figli); negli USA il sistema produttivo sembrava indurre all’omogeneità e all’omologazione. Testimone di questo duplice disagio è il capolavoro L’invasione degli ultracorpi (1956) di Don Siegel, mondo in cui una massa di umanoidi privi di emozioni si propagano sostituendosi agli uomini: Don Siegel lasciò volutamente aperta alla doppia possibile interpretazione (è il comunismo o il capitalismo a generare l’omologazione?).

2. Dalla seconda guerra mondiale alla morte di Stalin

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La fine della seconda guerra mondiale aveva lasciato l’Europa in una condizione di distruzione senza precedenti. Alla distruzione si aggiunga la difficoltà di organizzare i popoli, vinti e vincitori, sotto un nuovo ordine, un nuovo ordine che avrebbe dovuto garantire l’assenza di una nuova guerra mondiale totale. Per questa ragione, durante i primi anni del secondo dopoguerra si assiste ad una massiccia ridistribuzione della popolazione in aree territoriali omogenee per via etnica. Tra decisioni politiche, ridefinizione di confini e la presa di coscienza di alcuni dei risultati più deteriori delle politiche razziali, ci furono atti di espulsione di massa o di emigrazioni di grandi dimensioni. Oltre a ciò, al termine della seconda guerra mondiale si crearono nuove e più accese tensioni tra le colonie e il centro degli imperi.

La seconda guerra mondiale è stato il più grande massacro della storia e, in particolare, è stato il più grande disastro di civili: si stima che circa il 50% dei morti furono di civili. Il che non sorprende, perché nella guerra totale il civile è un obiettivo militare. Infatti, le infrastrutture che garantiscono il mantenimento di un esercito sono quelle della civiltà materiale a disposizione di uno stato, riallineate con i bisogni della guerra. Questa realtà era già implicitamente nota dalla prima guerra mondiale, ma durante essa non c’era ancora molto modo di sorvolare le linee delle trincee per giungere direttamente a colpire la popolazione, per quanto alcuni sforzi in tal senso furono fatti come dimostra il caso degli zeppelin e come dimostrano le prime dottrine dell’air power: già circolavano dottrine sui bombardamenti strategici che coinvolgevano la popolazione civile e le infrastrutture.

1. Eventi centrali della seconda guerra mondiale rispetto alla guerra fredda

La guerra fredda ha funzionato in modo metaforicamente simile alla pila atomica: una massa critica di materiale fissile si surriscalda e determina la reazione a catena. Si può dire che un simile meccanismo sia ciò che sta alla base della genesi della guerra fredda, che va fatta risalire ad alcune condizioni prebelliche e dello svolgimento del secondo conflitto mondiale.

Il 1941 fu l’anno di svolta per almeno due teatri di guerra, per via del fatto che gli USA entrarono in guerra contro il Giappone e contro la Germania, a seguito dell’unilaterale dichiarazione di guerra di Hitler contro gli USA. Gli USA avevano provocato, ma non avviato, la guerra contro il Giappone tramite un duro embargo, quello stesso Giappone che gli USA avevano costretto ad aprire i porti e al commercio occidentale nel 1853 e che, da allora in poi, avrebbe assunto un ruolo di peculiare interesse per gli USA. Dopo l’attacco a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) gli USA avevano rischiato di perdere gran parte della flotta. Ma per loro fortuna, a Pearl Harbor non c’erano le portaerei. Sicché Pearl Harbor fu una vittoria tattica, ma un fallimento strategico perché non inibì la capacità operativa degli USA e consentì a questi ultimi di mobilitare un consenso generale per gli sforzi di guerra contro il Giappone. Il 1943 vide un’offensiva generale alleata in tutto il pacifico, consentita dopo alcune fondamentali vittorie nel ’42. In fine, il 6 e il 9 agosto gli USA sganciarono le loro bombe atomiche contro Hiroshima e Nagasaki, ponendo, così, fine alla seconda guerra mondiale e segnando in modo inequivocabile il rapporto con l’URSS, che stava pianificando l’invasione del Giappone, possibilmente da concertare insieme allo sbarco americano. Quindi una prima data fondamentale, a mio avviso, nella genesi della guerra fredda fu proprio il 6 agosto del 1945.

Scacchi Polimi: scacchi all’università!

Con un’intervista a Carlo Vimercati, presidente di Scacchi Polimi

Vagabondando per l’Italia dal 2006, ormai dieci lunghi anni, giocando a scacchi dal 2002, ho avuto modo di conoscere direttamente alcune realtà universitarie. Ho vissuto in diverse città, Cagliari, Siena e Milano. Grazie agli scacchi ho anche avuto modo di confrontarmi con tante altre persone ed esperienze di tante altre località italiane, importanti e meno importanti per lo scacchismo italiano. Non mi sono fatto mancare niente: gioco per corrispondenza, corso per arbitri, corso per istruttori e pubblicazioni. Ho fatto la conoscenza di alcuni intraprendenti scacchisti, istruttori e arbitri. Ma ho sempre sentito il rimpianto di non aver avuto il modo di vivere appieno l’esperienza scacchistica nelle università.

IMG_2570La realtà dei fatti è che gli scacchi vivono di scacchisti in erba, neofiti e curiosi totalmente avulsi dalla realtà dei circoli, luoghi in cui si trovano soprattutto persone della fascia di età che va dai 5 e i 18 anni e dai 50-60 fino agli over 80 e, possibilmente, maschi. Nell’interregno della fascia di età che va dai 18 ai 50 anni (per essere generosi) persone se ne vedono poche. Ci si racconta un sacco di storie per spiegare (e scusare) la latitanza della fascia di età più produttiva in ogni settore della vita di un Paese: appunto, sono impegnati a far vivere un Paese che non si può pretendere che facciano vivere anche gli scacchi. Poi i bambini sono gioiosi e gli anziani sereni! Inoltre, tra i 18 e i 60 si gioca la propria vita: si trova il compagno/compagna e se non si trova, pazienza, ma ci devi provare; si trova il lavoro e se non lo trovi lo devi cercare e per chi studia… be’, non si può pretendere che prenda troppo sul serio gli scacchi che, piaccia o non piaccia, richiede ore seduti su una sedia. Non l’ideale per chi ci sta, su una sedia, per delle ore. Sicché, insomma, gli universitari sono dei paria del mondo scacchistico.

La grande strategia dell’impero bizantino – Edward Luttwak

Grand Strategy

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Un articolo sull’arte della guerra romana? Publio Flavio Vegezio Renato


Dopo La grande strategia dell’impero romano Edward Luttwak, noto analista ed esperto di strategia, ritorna a riflettere sulla storia romana. Questa volta, in La grande strategia dell’impero bizantino, l’obiettivo consiste nell’indagare la storia dell’impero bizantino, sotto l’angolatura strategica. Si tratta di un testo di analisi storico-strategica di grande respiro e di grande rilevanza, sia per gli studi strategici, sia per gli studi storico-politici: un’opera la cui lettura arricchisce chiunque sia disponibile a dedicarci il tempo dovuto, nella misura in cui si tratta pur sempre dell’analisi di una delle più sottovalutate civiltà della storia occidentale. E in questo il libro di Luttwak riesce pienamente nell’intento: nel mostrare la profondità del pensiero politico, diplomatico e strategico dell’impero bizantino, almeno nel periodo precedente alla crociata del 1204, data unanime della fine dell’impero, che si trasforma in grossa città stato (Bisanzio).

L’impero bizantino trae il suo nome dalla sua capitale, Bisanzio, precedentemente nota come Costantinopoli (oggi Istanbul). Bisanzio è la sede del potere imperiale, centro della chiesa che diverrà poi ortodossa, città fortificata sia rispetto alla penetrazione da terra che da mare, porto di importanti dimensioni, sede dell’arsenale imperiale e luogo di elaborazione di dottrine militari fondamentali, come quelle dell’imperatore Maurizio, lungamente analizzata da Luttwak. Non si può sottostimare l’importanza e la centralità di Bisanzio sia in relazione all’elaborazione di una diplomazia fondata sul prestigio, sulla religione e su una potenza militare da utilizzare principalmente come forma di deterrenza e solo se necessario come arma vera e propria. Infatti, uno dei punti più importanti dell’analisi di Luttwak verte proprio su questo: la perenne minaccia dell’impero bizantino a potenze esterne più potenti o, perlomeno, potenti abbastanza da non poter mai potersi sentire del tutto sicuri.