Press "Enter" to skip to content

Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

A Rationalistic Conception of Mysticism

https://pxhere.com/en/photo/1593351

(1) We were not supposed to be born like beasts.

Particularization on (1)

(2) I was not supposed to be born like a beast.

Dante + Logic + Me


Introduction – Rational Mysticism and Theory of Eternal Truth

Since I formulated the first conception of the theory of the free creation of eternal truths,[1] I immediately realized that I was opening the door to a peculiar form of mysticism. This was not an appreciated opening, to be fair. Any rationalist is, by very nature, against any principle that gives up the capacity of reason to formulate its principles and derive its theorems. However, the theory appeared to be compatible with a specific version of mysticism when it comes to how the truths are, in fact, generated.

Already the name of the theory seems to be against the tastes of analytic philosophy. Moreover, it has a specific universal afflatus, which is usually lost in the current philosophical production. To be more precise, it is left to the continental philosophers, who are well known to be as general as vague. Digging into a topic such as mysticism will bury the theory under all the tastes of current analytic philosophers, among which I still place myself – though I am open to any form of deep thinking. The eternal truth theory wants to be what philosophy used to be: a universal view of the world from nowhere, a vision, an inspiration, but also a consistent conception of the world. This is not welcomed anymore, and I, myself, see why. Philosophy exhausted these kinds of approaches between Greek and modern philosophy when the archetypical visions of the world were formulated. From that moment on, after Nietzsche, let’s say what can be done is to refine the portion of those visions better and better. It is a process of continuous refinement and improvement, not of invention, so to speak.

On the understandability of the universe and the a priori proof of the existence of God

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:2001-Sunrise.png

And there it was God – Understanding the a priori proof of existence

Anybody who tried to understand and replicate the a priori proof of the existence of God should have experienced both a sense of wonder and distrust. The wonder comes from recognizing the power of reason, able to formulate a proposition about the world that, if thinkable, should be true for its only being formulable. Namely, the truth-value of that special statement must be true in force only of its being thinkable. This cannot be as a major cause of wonder! Indeed, how many times we formulate propositions in our mind that, then, just turn to be merely possible and, if true, in force of their match to something external to them, usually some conditions in nature or any other realm to which the proposition applies (e.g., numbers). Humans as we are, we spend time thinking about possibilities, different situations, counterfactuals, and how the world can be nicer to us or how our soulmate looks. And we forget that among those speculations, there are some special that actually turn out to be true only for their own nature of being formulable.

Life as an Open-Ended act of Creation – Or Why Life is Unsolvable

Copyright owned by the Author of the Article

Introduction to the theme – Or an eternal truth about human existence

Recently I was reading about the history of monasticism and science fiction. Though quite different readings, both converged into the same problem, I was recently wondering relentlessly. Though I strive for perfection through reason, a classic philosophical understanding of human endeavor already explored in the blog, I also questioned myself on why this should be worthy. This short post will address the problem of life as an open-ended act of creation due to its ultimate unsolvability.

Because life is unsolvable, it is open to any solution compatible with a very abstract understanding of human nature as dominated by reason. I know I cannot offer the reader something as new as already stated by many, such as Aristotle and Spinoza. However, considering that the best role of any rational being is to be the voice of truth, being truth eternal, there is nothing wrong in restating what is already well known, though imperfectly uttered or formulated.[1]

Beethoven – Quarto Concerto per Pianoforte e Orchestra

https://www.flickr.com/photos/hansthijs/3630615912

Qualche mese fa, ho ascoltato per la prima volta il Quarto Concerto per pianoforte di Ludwig Van Beethoven, fatto raro poiché il 95% di tutta la mia conoscenza musicale deriva dalla registrazione. Di recente ho sentito il secondo di Shostakovich pianoforte concerto, che è uno dei migliori mai scritti, paragonabile a quelli di Beethoven. Quindi, è stata davvero una grande emozione. Ero così concentrato nell’ascoltare tutti i diversi dettagli e sfumature che ho tenuto gli occhi chiusi in un’analisi approfondita per tutta la durata del concerto. A mio avviso, il quarto concerto è uno dei brani musicali più stimolanti di sempre. È calmo e pieno di momenti di gioia ma sempre con una sorta di cadenza sospetta. Ho sempre associato il primo movimento alle sensazioni che ho trovato nelle indagini razionali o ad alcuni momenti dell’analisi di Sherlock Holmes. È dettagliato ed emozionante, come quando ti rendi conto che stai attraversando qualcosa di grandioso e stai aprendo la profondità del campo davanti a te. È uno stato mentale emotivo di calma. La calma della ragione che svela la verità e il profondo apprezzamento che ne deriva: questo è quello che ho sempre visto in esso. È così difficile spiegare a coloro che vivono di “emozioni” disgiunte dalla ragione che non ci ho quasi mai provato, essendo una sorta di platonico-agostiniano in questo senso: accetto l’idea che solo pochi possano relativamente comprendere ciò che sto dicendo. Sto parlando della profonda connessione tra ragione e apprezzamento, per quanto calma e profonda essa sia. Mi ricorda la concezione stoica ed epicurea dello stato d’animo ideale: contemplazione razionale della verità senza ulteriori emozioni.

Agostino – Felicità, godimento della contemplazione di Dio

https://en.wikipedia.org/wiki/Augustine_of_Hippo#/media/File:Saint_Augustine_by_Philippe_de_Champaigne.jpg

La storia del pensiero antico sulla felicità si è incentrato su alcuni concetti e termini comuni. La felicità è il risultato dell’applicazione della virtù ed essa è alla portata dell’uomo, purché quest’ultimo si concentri nel pieno dispiegamento della sua stessa natura che, come abbiamo visto, è concepita essenzialmente nella sua razionalità. “Sii la tua ragione” poteva essere il comandamento comune alle teorie considerate sino ad ora e la visione dell’uomo come essere razionale è il fil rouge che unisce le teorie dell’antichità classica. Ma con l’avvento del cristianesimo si introduce un nuovo termine nella complessa equazione il cui risultato è la suprema felicità: il Dio creatore cristiano.

In queste pagine abbiamo già incontrato la figura del dio, ora declinata come puro pensiero di pensiero (il caso di Aristotele), ora declinata come provvidenza immanente nel mondo (come nella filosofia stoica), ora concepita come semplice entità indifferente rispetto alle sorti degli esseri umani (come sosteneva Epicuro). Ma nella filosofia cristiana e, come vedremo, nel pensiero di Agostino, il ruolo di Dio, un Dio creatore la cui essenza è l’amore, è di gran lunga di maggior spessore anche perché in Lui Agostino rintraccia la fonte stessa della felicità umana. Per tale ragione, il nostro percorso inizierà proprio da una succinta analisi di cosa sia il Dio di Agostino e quale sia la sua connessione con l’uomo e la felicità.

Gli Stoici – Felicità come armonia dell’anima

https://sco.wikipedia.org/wiki/File:Discourses_-_Epictetus_(illustration_1)_(9021700938).jpg

Gli stoici sono stati i grandi avversari dell’epicureismo e rivendicarono la loro preferibilità rispetto all’altra corrente filosofica concorrente. Tuttavia, essi condividevano la stessa idea della filosofia che, prima di tutto, doveva essere una via per la felicità umana. Non solo, dunque, condividono la stessa visione della ricerca filosofica, ma convergevano anche sul risultato: gli stoici concepiscono la felicità come atarassia, ovvero sospensione completa e definitiva dai mali del mondo. Infine, gli stoici, come pure gli epicurei, ponevano al centro l’individualità dell’uomo e non la società o la natura. Essi fornirono una elaborata teoria della fisica e anche una dettagliata analisi logico-epistemologica, ma subordinarono queste alla comprensione dell’obiettivo finale, ovvero l’etica e la felicità umana, proprio come abbiamo visto per Epicuro. Nonostante queste concordanze, le differenze tra le due posizioni non possono essere più nette, pur facendo parte dello stesso frame concettuale di natura classicamente greca.

Epicuro – Felicità tra assenza di dolore e pace dell’anima

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bust_of_Epicurus.jpg

Epicuro è probabilmente il filosofo che più di ogni altro ha cercato di indicare una via per la felicità percorribile per ogni essere umano. Non c’è alcuna enfasi nel sostenere che l’intera ricerca intellettuale di Epicuro è devoluta proprio a questo scopo ed egli stesso considerava la filosofia come “una cura per l’anima” la quale poteva essere tutelata seguendo la via del “quadrifarmaco”, ovvero una sorta di summa del suo pensiero. Inoltre, Epicuro è stato il primo ad articolare una teoria della felicità in accordo con una visione sofisticata del piacere. Ma nonostante la centralità del piacere all’interno della sua teoria, la via della felicità di Epicuro è tutt’altro che accondiscendente con la vita mondana, almeno nei suoi tratti più frivoli, ed egli considera in modo intelligente e non banale il rapporto tra felicità e piacere.

Alimentazione ideale – Un problema di tanti filosofi

Diet by Nick Youngson CC BY-SA 3.0 Pix4free

Un’ossessione tanto antica quanto non filosofica ma propria di molti filosofi

Non sei l’unico ad avere problemi a concepire il tuo corpo come un’estensione della mente. Ovvero, nell’includere il corpo tra le indispensabili componenti di ciò che consente alla mente di lavorare nel migliore dei modi. Non solo non è un problema soltanto tuo, ma è un’ossessione di quasi tutti i grandi filosofi! Certo, questo non ci accomuna con Kant e altri per questo, ma è per rassicurare l’audience sul fatto che le grandi menti hanno faticato e lavorato (talvolta sbagliando) per massimizzare la loro capacità di durare nell’esistenza – sempre per dirla con quel Spinoza che morì perché, pur mangiando come un uccellino pasti miseri, degni dei legionari romani nelle campagne militari (una squallida miscela di farina e acqua), si dimenticò che respirare silicio può essere tanto se non più dannoso che mangiar male.

Perché negare il valore della filosofia?

Taken by Giangiuseppe Pili

Portare la lotta dalla parte giusta del campo di battaglia

Introduzione – La strategia fallimentare di Russell per la difesa del valore della filosofia

Nel primo e nell’ultimo post che sono riuscito a scrivere quest’anno, ho riportato l’argomento a difesa della filosofia di Bertrand Russell. Implicitamente, ho cercato di mostrare quanto fosse infondata la sua argomentazione. In breve, la sua strategia principale è stata quella di mostrare come la filosofia sia il regno dell’incertezza, dove tutte le risposte sono importanti proprio perché non possono avere una risposta chiara e definitiva. Questo argomento aveva lo scopo di affrontare lo scetticismo dell'”uomo comune” verso la filosofia.

Sul Valore della Filosofia – Bertrand Russell

https://en.wikipedia.org/wiki/File:Bertrand_Russell_1957.jpg

Introduzione

In questo breve testo ho pensato di toccare un argomento che chiude perfettamente un anno denso, come lo sono tutti gli anni: iperdensi. [1] Ora, sebbene ci siano e possano essere molti argomenti a favore dell’esistenza della filosofia, questo è quello di Bertrand Russell.

Sebbene Russell abbia toccato questo argomento in modo diverso in tempi e scopi diversi, ricostruirò il suo argomento così come lo tratteggia nel suo testo “Sul valore della filosofia”. [2] È un breve saggio, scritto magnificamente tanto quanto può essere stimolante. Bello e rinvigorente, come verosimilmente non lo sono i pilastri della filosofia analitica dei nostri giorni – e si può sostenere che, in effetti, Russell qui è lontano dall’essere un filosofo analitico vero e proprio. Comunque sia, l’argomento si mostrerà per quello che è, sia esso appropriato o inappropriato, solo bello o anche vero. Ricordare che la veridicità ultima è qualcosa di impossibile in filosofia, come dice esplicitamente Russell, è ancora la sua formulazione di un ideale razionale prezioso. Vale la pena leggere questo testo dopo più di cento anni? Vediamo.