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Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

Il mio nome è Bond, James Bond!

Interessato alla filosofia del cinema?

Pili G., (2019), Anche Kant amava Arancia Meccanica – La filosofia di Stanley Kubrick, Pistoia: Petite Plasiance


Goldfinger: Buona sera, 007!

Bond: Io mi chiamo James Bond!

(…)

G: Anche io ho un giocattolo nuovo, ma ampiamente più pratico. Lei ha davanti a sé un laser industriale il quale produce un tipo straordinario di luce che non esiste in natura. E’ in grado (…) a distanza ravvicinate di tagliare del metallo massiccio. Ora le mostro!

B: Lei si aspetta che io parli?

G: No, mi aspetto che lei muoia!

Goldfinger

Bond: Si, questa è la mia seconda vita.

Blofeld:Si vive solo due volte, James Bond.

Si vive solo due volte

 

James Bond è un personaggio inventato dallo scrittore Ian Fleming (1908-1964) la cui fama è dovuta principalmente alle trasposizioni cinematografiche che hanno visto attori come Sean Connery e Pierce Brosnan tra i vari interpreti. In questo articolo ci contreremo soprattutto nella disamina del personaggio di Bond e della sua evoluzione, senza entrare necessariamente nella disamina tecnica e particolareggiata di tutti i film.

Va detto che si tratta di una saga abbastanza diversa da quelle che ormai il cinema-televisione degli ultimi vent’anni ci ha abituato a vedere. Infatti, il cinema si è sempre più avvicinato al piccolo schermo e il piccolo schermo al grande: la struttura a soap opera è diventata comune. Serie come House of Cards sarebbero potute comparire tranquillamente al cinema, sia per durata sia per qualità registica, mentre film come la saga di Twilight sono già pensati per riproduzioni su schermi (di qualsiasi tipo) di piccola dimensione. Ma James Bond non nasce come Il signore degli anelli o Guerre stellari, cioè saghe pensate per essere tali.

Libertà, volontà e legge morale: una posizione causale neo-kantiana della moralità

Abstract

In questo articolo proponiamo una teoria causale della moralità kantiana, riconsiderando la posizione di Immanuel Kant sulla base di una certa interpretazione spinoziana della volontà umana e della libertà. L’analisi non riporta la storia delle idee ma solamente una posizione causale dell’imperativo categorico kantiano e del valore della responsabilità umana pur parte di una totalità eccedente la sua singola capacità di azione.


Il tema della libertà è uno dei più antichi dell’intera storia della filosofia. Ogni generazione filosofica, che impiega secoli per subentrare alla precedente, ha avuto la sua fitta analisi sulla libertà. Non è questo il posto per la storia dell’idea né per la ricostruzione recente del dibattito. Quanto ci proponiamo di fare, qui, è solamente fornire una analisi generale di un possibile tipo di approccio alla nozione di libertà.

Innanzi tutto, la libertà è una proprietà di alcuni esseri, tra cui forse gli esseri umani. C’è un generale consenso sul fatto che le cose non abbiano a disposizione alcun genere di libertà. Questo perché, in genere, si ritiene che la libertà abbia a che fare con una volontà, ovvero con la capacità di prendere decisioni sulla base di intenzioni. Tuttavia, allo stesso tempo, si ritiene che la stessa volontà abbia dei limiti e le sue decisioni sono influenzate da cause esterne che prendono varie forme. Quindi, una volontà libera è comunque sempre limitata. La relazione tra soggetto e mondo determina la misura della libertà, che è quindi espressa da un predicato a due posti e non è di natura categorica. Si è più o meno liberi, più o meno vincolati dal mondo.

Caccia alla Bismarck. Kennedy L..

downloadCaccia alla Bismarck non è un libro su un particolare tipo di inseguimento o combattimento, come il titolo potrebbe aver suggerito a qualcuno. Caccia alla Bismarck è la storia dell’affondamento di una delle più grandi e spettacolari navi da battaglia (corazzata) della storia della seconda guerra mondiale e, quindi, in assoluto. Il libro è stato pubblicato nel 1973 da Ludovic Kennedy, personaggio della televisione inglese e giornalista.

La storia della grande corazzata della Kriegsmarine ha inizio il giorno del varo, in cui lo stesso Hitler tiene un discorso commemorativo e la nipote di Bismarck, il cancelliere tedesco da cui la nave trae il nome, fa da madrina all’evento. In sede operativa, la Bismarck viene affiancata dal Prinz Eugen, un incrociatore dalle linee simili a quelle della Bismarck. Le due navi attraversano i canali danesi per andare incontro alla loro missione, che era quella di affondare i convogli alleati. Gli USA non erano ancora entrati in guerra, ma la guerra in mare nell’Atlantico era già iniziata. Come già nella WWI, anche in questo caso la Germania tenta di costringere alla resa la Gran Bretagna attraverso un formidabile blocco navale. Ma se gli U-boote, i sommergibili tedeschi, sembrano riscontrare come sempre dei buoni risultati, non così vale per le navi di superficie.

Fino all’estremo – Joseph Conrad

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Fino all’estremo è un romanzo breve o racconto lungo di Joseph Conrad. Esso è stato stampato nel 1902, quando Conrad pubblica la serie delle sue prime opere. Fino all’estremo era parte della raccolta Gioventù. Si tratta, indubbiamente, dei lavori che hanno segnato l’esordio alla scrittura di uno dei maggiori scrittori della letteratura e anche in Fino all’estremo si ritrovano tutte le ragioni primordiali per cui Conrad può giustamente considerarsi uno dei massimi scrittori del XX secolo.

La vicenda del racconto è breve. Il capitano Whalley è un uomo di 65 anni, ormai ai limiti dell’età pensionabile. Non gli è rimasto nessuno nella crosta terrestre, a parte l’amatissima figlia. Egli continuava ad andare per mare più per diletto che per obbligo e per non accettare l’irrimediabile condizione di chi sta a terra. Tuttavia, l’amata figlia, che ogni volta lo riporta al pensiero dell’ancor più amata moglie, si ritrova in ristrettezze economiche. Sicché Whalley deve riuscire a mandarle qualcosa, fosse anche il frutto di un sacrificio solenne portato direttamente sulle sue vigorose spalle.

Le memorie di Barry Lyndon – Willam Thackeray

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William M. Thackeray (1811-1863) fu uno scrittore brillante, il cui distino difficile fu segnato dalla relazione tormentata con la moglie, priva di senno. Le memorie di Barry Lyndon fu un romanzo scritto per una rivista e pubblicato a puntate nel 1844. Da questo romanzo, non così tanto celebre in Italia, fu tratto il film Barry Lyndon (1975) di Stanley Kubrick, un indubbio capolavoro, sebbene fu un sufficiente fiasco al botteghino. In ogni caso, leggendo le pagine originali del libro si può capire perché uno spirito razionale e moralmente profondo, come Kubrick, avesse infine deciso di inscenare la storia narrata da Thackeray.

Le memorie di Barry Lyndon è un romanzo storico, ambientato circa cinquant’anni prima la nascita di Thackeray, cioè negli anni immediatamente precedenti e successivi la guerra dei sette anni. Redmond Barry è un giovane di una buona famiglia ma decaduta, egli si vanta continuamente nel romanzo di essere discendente dei re di Irlanda: “I presume that there is no gentlemen in Europe that has not heard of the house of Barry of Barryogue, of the kingdom of Ireland…”.[1]

Come si scrive un articolo in wordpress

Introduzione

WordPress è una delle migliori piattaforme di pubblicazione su internet. Esso consente di essere impostato in modo da rispecchiare le esigenze di molte forme diverse di pubblicazione, dalla classica trasposizione di un articolo di rivista ad un ipertesto complesso in cui il testo è la parte minoritaria rispetto agli altri media (musica, immagini, video etc.).

In questo articolo essenziale non intendiamo esaurire tutte le bellissime cose che potete fare sulla vostra piattaforma. Ci limiteremo, invece, a considerare una pubblicazione di un articolo e come valorizzarlo. Volendo, puoi anche vedere il video riassuntivo. Consiglio di visualizzarlo dopo aver letto l’articolo, come approfondimento.

Il comportamento Intimo – Desmond Morris

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Il comportamento intimo (1971) è un libro di antropologia scritto da uno zoologo e divulgatore scientifico, Desmond Morris. Come già recita il titolo, si tratta di un saggio che indaga i comportamenti intimi degli esseri umani. Il libro è così diviso in nove parti, tra cui Le radici dell’intimità, L’intimità sessuale, L’intimità sociale, L’intimità con il proprio corpo. Scopo del lavoro è quello di analizzare in dettaglio tutti gli aspetti del comportamento intimo, sia esso intrattenuto da una persona verso un’altra, sia esso intrattenuto verso se stessi.

Il saggio ricostruisce i primi rapporti tra la madre e l’infante. Sebbene non si tratti di una tesi assai originale, tutto il comportamento intimo, secondo Morris, è segnato proprio dal rapporto intimo che si instaura tra madre e figlio. Sicché una madre disinteressata determinerà un’evoluzione della prole priva di affetto e, viceversa, il prolungarsi del contatto intimo sino alle fasi successive dello sviluppo evolutivo del giovane può causare disturbi di diversa natura. Sin da qui si può evincere che lo scopo di Morris non solo non è esclusivamente di natura scientifica ma, più in generale, filosofica ma anche propriamente morale o, al minimo, didattica. Infatti, in più di una circostanza Morris sembra essere un estimatore del principio secondo cui est modus in rebus ovvero bisogna fare tutto seguendo la via mediana.

L’arte della guerriglia – Gastone Breccia

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L’arte della guerriglia è un saggio di Gastone Breccia, storico e bizantinista. Il volume è diviso in quattro parti: I. Il fenomeno; II. Il pensiero; III. L’azione; IV. Il presente. In più, al principio è collocata un’introduzione e alla fine un’appendice. L’arte della guerriglia, sebbene sia un libro di storia più che un libro equiparabile ad un saggio analogo ai vari trattati dell’arte della guerra, considera il fenomeno della guerriglia nella sua evoluzione e totalità. Infatti, sebbene Breccia, correttamente, sottolinei il fatto che la guerriglia sia un fenomeno più antico della guerra convenzionale, rimane il fatto che comporre una storia della guerriglia sarebbe stata un’operazione implausibile, sebbene non del tutto impossibile.

La guerriglia è una forma di guerra asimmetrica, una locuzione oggi assai di moda ma anche poco pregnante: da un lato è ovvia, da un altro lato non illumina. La guerriglia nasce in tutti quei contesti in cui un avversario preponderante non può essere combattuto in modo convenzionale. Un’immagine ormai classica, riportata anche da un recente volume di Lawrence Freedman, Strategy A History, è quella di Davide e Golia. Breccia ricostruisce l’immagine biblica concependo Davide come un guerrigliero che deve sconfiggere il fante armato pesantemente, un eventuale oplita. In tutte le circostanze in cui si dia un Davide e un Golia, la logica del conflitto segue assai spesso la forma della guerriglia. Correttamente, Breccia rileva che sin dalla trattatistica antica, come in Sun Tzu, si consideri il fenomeno anche qualora fosse soltanto in linea trasversale. Inoltre, la stessa storia classica, greca e romana, sia dell’impero romano sia dell’impero bizantino, previde in modo massivo la presenza di forme di guerra irregolare.