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Autore: Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

Amaro calice … sul disgusto e la morale

Hume, nel XVIII secolo, fu una delle maggiori sensibilità filosofiche ad avvertire l’importanza dello studio della natura umana per la comprensione della morale. Opponendosi fermamente all’apparenza per cui la ragione, nella forma della conoscenza della legge morale, determinerebbe l’azione, il filosofo scozzese affermò che la natura umana è fondamentalmente mossa da stimoli di piacere e dolore.

Morale, gli insegnamenti dell’Induismo

Uno stimolante articolo apparso recentemente sull’Indian Journal of Psychiatry col titolo “Morality and moral devolopment: Traditional Hindu concepts”, ci fornisce l’occasione di richiamare l’attenzione sui punti centrali della visione indù tradizionale. Gli autori definiscono la morale come un costrutto che permette la differenziazione tra le intenzioni, le decisioni e le azioni buone (o giuste) e cattive (o sbagliate).

Gemino di Rodi e il suo posto nella storia della filosofia della scienza

1. Nota biografica.

Gemino di Rodi visse molto probabilmente nel I secolo a.C., comunque tra il I secolo a.C. e il I d.C.; fu scienziato (in particolare, astronomo) e filosofo greco. Di lui ci rimane una sola opera intera, chiamata “Introduzione ai fenomeni”. Si tratta di una introduzione essoterica all’astronomia. Non ci è pervenuto invece il suo scritto “Sulla teoria delle scienze matematiche”, che, probabilmente, era la sua opera maggiore. Proclo, filosofo neoplatonico del V secolo d.C., ne fece uso nel suo importante commento agli “Elementi” di Euclide. Di Gemino si dice che fosse uno stoico, seguace e discepolo del filosofo, scienziato e storico Posidonio.

2. Pensiero sulla scienza; da Pitagora a Tolomeo

I pitagorici pensavano che la struttura fondamentale dell’universo fosse regolata secondo un’armonia di tipo matematico. Conoscere questa armonia significava, dunque, avere accesso alla comprensione profonda della realtà. Questo orientamento filosofico implica l’idea, valida per la pratica della scienza, che la contemplazione dell’idea astratta è maggiormente centrale rispetto all’indagine e all’osservazione dei fenomeni empirici.

Neuroetica. Intervista a Priori e Fumagalli

La neuroetica, intesa come studio neuroscientifico dell’intuizione e del senso morale, è una disciplina ormai affermata nel vasto panorama della ricerca neuroscientifica. Nata, cresciuta e coltivata per lo più all’estero (USA in testa), la neuroetica inizia a trovare spazio anche in Italia. A garantirlo, autorevoli studiosi, fra i quali Alberto Priori e Manuela Fumagalli del Policlinico di Milano.

Il Prof. Alberto Priori, neurologo e neurofisiologo, è direttore del Centro Clinico per la Neurostimolazione, le Neurotecnologie e i Disordini del Movimento della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dell’Università degli Studi di Milano, presso cui la Dr. Manuela Fumagalli, neuropsicologa, svolge attività di ricerca. Li abbiamo intervistati.

Etnocentrismo e ossitocina

L’ormone ossitocina medierebbe il comportamento cooperativo e altruistico all’interno del gruppo di appartenenza, poiché media la propensione a favorire il proprio gruppo sugli altri. Questo implica che l’ossitocina ha un ruolo nello sviluppo del comportamento etnocentrico, con i suoi effetti, positivi verso il simile e negativi verso l’estraneo. L’etichetta di “ormone dell’amore” non sarebbe dunque precisa…

Vittime e giudizio morale

La presenza di una vittima sembra essere una condizione necessaria per la formulazione di un giudizio morale. A sostenerlo era già Turiel che, nel trarre la distinzione morale – convenzionale, affermava che solo i casi di violazione morale implicano l’esistenza di una vittima. Un recente studio apparso su Psychological Inquiry sviluppa ulteriormente questa tesi, rendendola ancora più interessante.

Dilemmi e scelte morali, oltre Greene?

Il modello teorico proposto da Joshua Greene a spiegazione delle scelte morali in situazioni dilemmatiche è ormai diventato paradigmatico. Jonathan Baron e colleghi, in uno studio pubblicato l’anno scorso sulla storica rivista Synthese dal titolo “Use of a Rasch model to predict response times to utilitarian moral dilemmas”, propongono un modello esplicativo differente.

Antropologia e scienze cognitive

Devono scienza cognitiva e antropologia collaborare a stretto contatto nella realizzazione dell’obiettivo di comprendere la cognizione umana? A dare risposta affermativa a questa domanda, non priva di controversia, è un articolo scritto dai filosofi Stich e Laurence con l’antropologo Barrett, “Should the Study of Homo sapiens be Part of Cognitive Science?”, pubblicato su Topics in Cognitive Science.

Mutamento climatico, questione morale?

La risposta al problema del mutamento climatico non sembra, attualmente, essere considerata un imperativo morale. Poiché il mutamento climatico antropogenico (quello causato per lo più dall’uomo) non genera intuizioni morali solide, non pone come urgente la necessità di agire (moralmente) per arginare il problema. Questa era la tesi sostenuta da Markowitz e Shariff in “Climate change and moral judgment” (Nature Climate Change, Vol.2).