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Vita
Abelardo nacque nel 1079, una generazione successiva a quella di Anselmo, studia filosofia seguendo il maestro Roscellino. Fonda una propria scuola a Melun nel 1104 circa. Nel 1108 si trasferisce di residenza e incomincia il commento al libro di Ezechiele. E’ in questo periodo che stringe la relazione tutt’altro che platonica con una sua allieva, Eloisa. Da questa avrà un figlio, il nome è Astrolabio. Fa rapire Eloisa perché non voleva che si sapesse che i due erano sposati e lei fosse incinta. Fulberto, zio di Eloisa, viene a scoprire la “trassa” e, per timore che Abelardo avesse abbandonato Eloisa, senza pensarci troppo, fece evirare Abelardo.
Nel periodo immediatamente successivo al triste fatto, il filosofo cadde in depressione. Marito e moglie mantennero una relazione epistolare, in questa, inizialmente, Ablardo ricerca una consolazione e una volta ripresosi di spirito e infervorato da spirito religioso, cerca di convincere Eloisa ad intraprendere dei comportamenti morali più rigorosi e puritani. Nel 1121 fu condannato un suo lavoro da parte del concilio di Soisson. Muore il 21 Aprile del 1142.
Opere
De unitate et trinitate divina.
Filosofia
L’attenzione di Abelardo fu rivolta nei confronti della logica e sulla disputa sugli universali. La logica, per Abelardo, è la scienza che studia la verità o la falsità di un discorso. La comprensione del valore del discorso si coglie attraverso la valutazione della correttezza delle dimostrazioni le quali andranno studiate sia sotto un profilo semantico, sia sotto un profilo grammaticale.
Il discorso non è solo dimostrazione ma anche ricerca di verità: per comprenderla non ci si può fidare di un’interpretazione d’altri perché sarà una prova insufficiente per capire l’oggetto né produrrà argomenti esaustivi su ciò che stiamo studiando. E’ necessaria una più ragionata ricerca personale la quale deve chiarire e conciliare le posizioni di altri pensatori in merito all’argomento.
La procedura da seguire è di genere dialettico e, contemporaneamente, deve chiarire la definizione dell’argomento.
Il problema della ricerca personale mette in luce come Abelardo critichi il principio dell’auctoritas che, in una impostazione neoplatonico-cristiana, è imprescindibile. Se il discorso è una ricerca sia logico-formale sia di natura esperienziale, è anche vero che esso è possibile per un sostrato linguistico a tutti comune, ovvero grazie agli universali.
Gli universali sono dei concetti comuni a tutti gli altri che, secondo Abelardo, sono derivati dall’esperienza delle cose molteplici. Ma ciò non significa che essi siano, come voleva il maestro Roscellino, delle pure immagini rappresentazionali ma di carattere soggettivo. Abelardo rifiuta la posizione nominalista. L’universale è da studiare con meno attenzione del particolare solo perché il particolare riesce a mostrare più qualità che non lo studio diretto della qualità generale.
Moderna è l’impostazione etica, fondata sull’intenzionalità dell’atto e non sull’agire in sé stesso, scindendo così l’errore tra errore intenzionale ed errore necessario o involontario. Il giudizio sull’azione deve vertere, in questo senso, sulla comprensione intenzionale di un atto e far luce sulla causa e non viceversa. Se un uomo, per sbaglio, fa cadere un vaso e uccide un passante, non deve essere perseguitato.
Abelardo applica la sua visione “logica” anche alla teologica: la ricerca non parte dal testo biblico, ma direttamente dalle definizioni dei misteri della fede. Questo procedimento, che lascia in secondo piano la riflessione sul testo sacro, non fu molto apprezzato all’epoca, per ragioni sin troppo ovvie.
Bibliografia.
Adorno, Gregory, Verra, Manuale di storia della filosofia ( voll. 2. ), Laterza, Roma-Bari, 1996.
Mori M., Storia della filosofia antica e medioevale, Laterza, Roma-Bari, 2005.
Severino E., Filosofia dai greci al nostro tempo. Filosofia antica e medioevale, Rizzoli, Milano, 2004.
Severino E., Antologia filosofica, Rizzoli, Milano, 1988.
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