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Lettura della mente e giudizio morale nell’autismo

Gentili lettori, desidero segnalare l’uscita di un articolo d’opinione sul tema giudizio morale e autismo, firmato da Francesco Margoni e Luca Surian. L’articolo è consultabile sul sito della rivista, mentre qui di seguito riporto la copertura giornalistica offerta da Brainfactor.

È firmato da due ricercatori dell’Università di Trento, Francesco Margoni e Luca Surian, l’opinion article per Frontiers in Psychology che, passando in rassegna diversi lavori scientifici, chiarisce quale sia la relazione tra giudizio morale e capacità di comprendere la mente altrui nelle persone con autismo.

L’autismo (o, meglio, Disturbo dello Spettro Autistico, DSA) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato principalmente da difficoltà di comunicazione e interazione sociale, unitamente a interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. I quadri clinici sono eterogenei, dal momento che può esserci o meno un deficit cognitivo. Tuttavia, è noto che il disturbo si caratterizza per una scarsa capacità di leggere la ‘mente altrui’ nei contesti sociali.

La tesi sostenuta dagli autori è che, a causa della scarsa abilità a comprendere le azioni altrui attribuendo alle persone stati mentali come credenze, desideri, rappresentazioni, attitudini e così via, l’individuo con autismo fatica a sviluppare un giudizio morale maturo basato sull’esame delle intenzioni.

Da molti studi condotti su bambini e adulti a sviluppo tipico, sappiamo che, durante l’età prescolare, il bambino sviluppa la capacità di integrare la comprensione degli stati mentali altrui con il giudizio morale (Cushman, 2008). Quando deve valutare un’azione connotata moralmente, il bambino con età pari o superiore ai cinque anni pesa maggiormente le intenzioni (ad es. Tizio intendeva fare del male a Caio) rispetto alle conseguenze (es. Tizio ha fatto del male a Caio). Diversamente, il bambino più piccolo accorda maggiore peso alle conseguenze (Cushman et al., 2013; Killen & Smetana, 2015; Margoni & Surian, 2016a).

Questo sviluppo è impedito negli individui con autismo. In generale, le ricerche suggeriscono che gli individui con DSA analizzano più le conseguenze che le intenzioni quando devono giudicare la bontà o la cattiveria morale di qualcuno (es. Buon et al., 2013; Leslie et al., 2006; Moran et al., 2011; Zalla et al., 2011).

In casi morali più semplici, dove a un’intenzione negativa o positiva segue una conseguenza di valenza congruente (ad esempio quando Tizio vuole uccidere Caio e ci riesce), gli individui con autismo non danno risposte dissimili a quelle degli individui con sviluppo tipico. Il diverso processo mentale degli individui affetti da DSA porta ad una risposta invece tipica. In questi casi, esaminando le conseguenze si arriva a elaborare un giudizio di condanna, proprio come se si esaminassero le intenzioni. Entrambe le informazioni portano alla disapprovazione morale.

Che l’individuo con autismo si appoggi nella valutazione a fattori esterni, come le conseguenze o la reazione della vittima, si può dedurre invece da quei casi morali più complessi, dove, ad esempio, una conseguenza indesiderabile è provocata accidentalmente (Tizio uccide Caio per errore). In questo caso, gli individui con sviluppo tipico non condannano totalmente l’azione, poiché manca l’intenzione negativa, mentre gli individui con DSA, focalizzando la loro attenzione sulle conseguenze indesiderate, producono un giudizio di condanna.

In conclusione, questi e altri risultati riportati nell’articolo di Margoni e Surian (2016b), gettano una nuova luce sulla comprensione dei processi mentali responsabili della produzione di un giudizio morale, sia in individui con sviluppo tipico sia in individui affetti da disturbo dello spettro autistico.

Articolo di riferimento

Margoni, F. & Surian, L. (2016b). Mental state understanding and moral judgment in children with autistic spectrum disorder. Frontiers in Psychology, 7, 1478. Doi: 10.3389/fpsyg.2016.01478

Bibliografia minima

– Buon, M., Dupoux, E., Jacob, P., Chaste, P., Leboyer, M., & Zalla, T. (2013). The role of causal and intentional judgments in moral reasoning in individuals with high functioning autism. Journal of Autism and Developmental Disorders, 43, 458-470.

– Cushman, F. (2008). Crime and punishment: Distinguishing the roles of causal and intentional analyses in moral judgment. Cognition, 108, 353-380.

– Cushman, F., Sheketoff, R., Wharton, S., & Carey, S. (2013). The development of intent-based moral judgment. Cognition, 127, 6-21.

– Killen, M., & Smetana, J. (2015). Origins and development of morality. In Handbook of Child Psychology and Developmental Science, 7th Edn., Vol. 3, pp. 701-749. Ed M. E. Lamb. New York, NY: Wiley-Blackwell.

– Leslie, A., Mallon, R., & DiCorcia, J. (2006). Transgressors, victims, and cry babies: Is basic moral judgment spared in autism? Social Neuroscience, 1, 270-283.

– Margoni, F. & Surian, L. (2016a). Explaining the U-shaped development of intent-based moral judgments. Frontiers in Psychology, 7, 219. Doi: 10.3389/fpsyg.2016.00219.

– Moran, J., Young, L., Saxe, R., Lee, S., O’Young, D., Mavros, P., et al. (2011). Impaired theory of mind for moral judgment in high-functioning autism. Pnas, 108, 2688-2692.

– Zalla, T., Barlassina, L., Buon, M., & Leboyer, M. (2011). Moral judgment in adults with autism spectrum disorders. Cognition, 121, 115-126.

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Articolo originale pubblicato su BRAINFACTOR Cervello e Neuroscienze – Testata registrata al Tribunale Milano N. 538 del 18/9/2008. Direttore Responsabile: Marco Mozzoni.

 


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

One Comment

  1. E. E. 20 Dicembre, 2020

    Eh già.
    Difficile ragionare con gli stessi autistici ad alto funzionamento…quella che sembra totale obiettività (il fatto di uccidere qualcuno è un fatto) lo è solo parzialmente: non è obiettività se non si tiene conto dell’intenzione soggettiva (avere voluto o non avere voluto ucciderlo) che va a comporre il giudizio morale.
    Purtroppo, date sia la crescente incidenza dell’autismo sia la difficoltà a diagnosticarlo (molti casi sono quasi impercettibili), si creano molti equivoci.
    Grazie dunque per aver fatto il punto con le debite argomentazioni su questo dramma comunicativo e relazionale.

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