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Fino all’estremo – Joseph Conrad

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Fino all’estremo è un romanzo breve o racconto lungo di Joseph Conrad. Esso è stato stampato nel 1902, quando Conrad pubblica la serie delle sue prime opere. Fino all’estremo era parte della raccolta Gioventù. Si tratta, indubbiamente, dei lavori che hanno segnato l’esordio alla scrittura di uno dei maggiori scrittori della letteratura e anche in Fino all’estremo si ritrovano tutte le ragioni primordiali per cui Conrad può giustamente considerarsi uno dei massimi scrittori del XX secolo.

La vicenda del racconto è breve. Il capitano Whalley è un uomo di 65 anni, ormai ai limiti dell’età pensionabile. Non gli è rimasto nessuno nella crosta terrestre, a parte l’amatissima figlia. Egli continuava ad andare per mare più per diletto che per obbligo e per non accettare l’irrimediabile condizione di chi sta a terra. Tuttavia, l’amata figlia, che ogni volta lo riporta al pensiero dell’ancor più amata moglie, si ritrova in ristrettezze economiche. Sicché Whalley deve riuscire a mandarle qualcosa, fosse anche il frutto di un sacrificio solenne portato direttamente sulle sue vigorose spalle.

Whalley è un uomo di sana e robusta costituzione, con folta barba e sopracciglia bianche. La sua salute fisica, la sua prominenza fanno risaltare la sua grande dignità e una solidità morale che tutti gli riconoscono con condiscendenza. E’ impossibile non rimanere colpiti dalla figura d’altri tempi del comandante Whalley. Tuttavia, egli è costretto a rivendere la sua barca, ormai troppo vecchia per consentire reali guadagni, ovvero superare la sussistenza. Egli deve spedire del denaro alla figlia, che improvvidamente sposò una mezza persona, ora ancora più mezza, costretta com’era a stare sempre seduta per via di una grave malattia. La figlia ha seri problemi economici, a tal punto che decide di fare della propria casa un’affitta camere. Il capitano non avrebbe mai abbandonato quella figlia lontana, che non vedeva neppure una volta all’anno. E quindi decide di imbarcarsi nella bagnarola di Massy, un personaggio eternamente involuto dentro se stesso, frustrato dalle sue stesse idee prive di sviluppo e castrato da un ben preciso senso di inferiorità nei confronti del mondo. Invocava dentro di sé una perpetua sorte avversa, nonostante avesse vinto alla lotteria una buona quantità di denaro.

Il Sofala dunque percorre i mari della zona per portare merci e persone. Whalley si serve del suo sarang, ovvero di un malesiano esperto, capace di riconoscere il fondale e seguire gli ordini del comandante. Tutt’altro che un’allegra brigata, l’equipaggio del Sofala è composto anche da un macchinista e dal secondo ufficiale. Quest’ultimo cerca in tutti i modi di fare una scalata sociale ai danni di chiunque si pari davanti, Whalley compreso. E’ disposto ad aspettare il tempo necessario, per scoprire un minimo difetto, un errore in colui che, se destituito, sarebbe stata la ragione per la sua ascesa. Ma Whalley sembra inappuntabile, capace di ogni cosa e ogni sacrificio. Eppure, alla fine, il secondo ufficiale scoprirà “il segreto”.

Whalley stava diventando cieco. Non abbandonato dal suo fisico poderoso, né dalla sua morale. Semplicemente dalla vista. Un peccato sufficiente, però, per essere incapace di governare ulteriormente il Sofala. Ma Whalley non può fermarsi. Deve portare i soldi alla figlia, rivederla un’ultima volta. Non può che affidarsi alla sorte e al malesiano di sua fiducia, dato che Dio l’ha tradito togliendogli la vista. La situazione tragica non viene alleviata neppure dal tentativo di un amico di Whalley, Van Wyck. Costui era un coltivatore di tabacco e florido commerciante, che aspettava il Sofala per ricevere la corrispondenza e le merci nel posto sperduto in cui viveva, da quando la moglie l’aveva lasciato solo. Van Wyck capisce e ammira Whalley, costretto a vivere tra un Massy e un infido secondo ufficiale, nonché un’altra risma di uomini insignificanti. Quando scopre della cecità del comandante, tenta di trovare un modo per salvarlo.

Ma Whalley è ormai distrutto. Non gli importa più della vita. La sua dignità, sempre incrollabile, l’aveva condotto a mentire a Massy, il suo armatore. L’aveva condotto a mentire anche a Van Wyck. Whalley aveva mentito di fronte al mondo. Non aveva quindi più nulla per cui lottare, se non l’amata figlia. Dio l’aveva lasciato solo, giacché, nonostante tutte le sue preghiere, gli aveva tolto pure la vista… lasciandolo vivo. Avrebbe continuato per quest’ultimo viaggio e poi avrebbe accettato il pegno della caduta. Van Wyck capisce l’amico, distrutto e tenta anche di salvare il salvabile. Ma il Sofala è ormai condannato. E non da Whalley, ma da Massy stesso, il quale è arrivato all’apice d’odio nei confronti dell’imbarcazione e del mondo. Così mette fuori uso la bussola, portando fuori rotta la barca. Whalley capirà la situazione e la sua causa, soltanto quando il naufragio è ormai in corso. Affonderà con la nave, perché è l’ultimo atto di una vita la cui dignità, irrimediabilmente compromessa, cerca di salvare se stessa.

Fino all’estremo è un capolavoro della letteratura, denso e pregnante, incandescente e allo stesso tempo godibile. La storia della caduta di Whalley è la prima di una lunga sequenza di “grandi cadute”, che permeano tutta la letteratura di Conrad, il cantore della discesa nella perdita della dignità ma anche del riscatto. Infatti, sostenere che Conrad sia lo scrittore della sconfitta sarebbe comunque assai riduttivo. Perché Whalley diventa un personaggio eroico proprio dopo che accetta di riconsiderare l’unica cosa che manteneva alto il suo candore. Egli accetta fino in fondo le conseguenze di vivere al mondo, ma non può accettare di essere diventato egli stesso parte del male di vivere. La tensione è profonda perché, da un lato, Whalley aveva fondato la sua intera esistenza proprio sulla sua incorruttibilità al male, da un altro lato, Whalley finirà per accettare la terribile logica del gorgo del male di vivere, pur di salvare la figlia. Quindi un’ambiguità. E’ proprio perché Whalley perde la dignità che diventa un vero eroe, cioè un essere umano nel vero senso della parola. Prima troppo puro e troppo lineare, solo con l’introduzione del “dubbio” egli può davvero ergersi a gigante. Infatti, egli non rinuncia alla lotta, ma neppure a prendersi una sua personale rivincita, riscattando così se stesso.

Questo segno del destino, cioè la perdita della purezza, è uno dei tratti dei personaggi maggiori della narrativa di Conrad. Basti pensare a Kurtz di Cuore di Tenebra o a Jim de Lord Jim. Anzi, si può dire che la somiglianza concettuale tra Whalley e Jim sia sufficiente da consentire l’ipotesi che Jim sia la logica conseguenza di Whalley. Non si può non notare l’assonanza tra la “caduta” di Whalley con il “salto” di Jim. Entrambi cadono ed entrambi risorgono nel sacrificio finale, un sacrificio per un ritorno ad una purezza impossibile che è solo il sintomo di un abbraccio della morte, l’unica possibilità di riscatto da un mondo di miseria.

In questo senso Fino all’estremo è un libro di una grande intensità perché ricostruisce l’avvenimento principale (l’affondamento del Sofala) in modo completo. Ogni personaggio costituisce una angolatura diversa, ogni prospettiva è parziale ma indispensabile per cogliere l’evento nella sua complessità e totalità. Conrad tratteggia la storia da molto lontano, quasi come uno storico si approcci per spiegare un ingarbugliato e oscuro fatto. Egli introduce i suoi personaggi, cambia prospettiva e lascia il lettore sempre incerto, tra un senso di comprensione maggiorata e un riconoscimento di una sempre più profonda miseria. Infatti, tutti i personaggi del Sofala sono dei miserabili, tra il povero sarang malesiano e l’avido ed invidioso secondo ufficiale.

La miseria del mondo è toccata in tutti i suoi aspetti. Si mostra il problema di sopravvivere, ovvero di riuscire a trovare il modo di mangiare. Conrad descrive la lotta per l’esistenza altrui, ovvero il tentativo di aiutare una persona cara, amata più di se stessi. Una lotta sempre impari, perché far vivere gli altri è sempre parzialmente impossibile, laddove le cause resistenti sono sempre maggiori e imperscrutabili rispetto alla propria vita. Infine, i nostri errori ricadranno anche su chi ha bisogno di noi, nonostante il fatto che noi non siamo degli dei, capaci di ergerci sopra il male di vivere degli altri. Conrad mostra anche come la miseria possa giungere da un errata visione del mondo, come nel caso di Massy, il quale è talmente convinto che tutto vada contro la sua volontà da convincersi che ogni male gli è proprio e solo di lui. Tutti l’hanno con lui, anche gli alberi, anche le piccole increspature del mare orientale, ogni singolo atomo della crosta terrestre è in agguato contro i suoi più semplici desideri. Mentre il secondo ufficiale inscena il piccolo essere umano insignificante, la cui prima ragione di esistenza è quella di generare attrito supplementare nella vita degli altri. Avido di idee altrui, incapace di una vita autonoma, il secondo non aspetta altro che la caduta dei migliori, così da potersi finalmente glorificare e riscattare della propria mediocrità, sebbene per interposta persona.

Però la miseria di vivere non è tutto il cuore del romanzo. Al contrario, come sempre in Conrad, ne è soltanto una parziale premessa. Essa serve per comprendere i personaggi, per capire i loro moventi e le loro possibilità. E’ la grandezza della sfida, della lotta per il riscatto che è il centro di questo racconto, come poi sarà in Lord Jim e in Nostromo, ovvero i due romanzi maggiori di Conrad. Anche quando caduto, Whalley rimane un gigante. Rimane solamente da scoprire in che modo egli riuscirà a trovare il suo riscatto. E in questa lotta, in questo solenne tentativo di rivalsa che il romanzo mostra che, in ultima analisi, la vita umana può essere grande, anche di fronte a tutta la miseria del mondo.

In Fino all’estremo il narratore è in terza persona e imparziale, cosa che non sarà propria, ad esempio, di Lord Jim, di Nostromo o di Cuore di Tenebra. Ma già in questo romanzo si hanno cambiamenti di prospettiva tali da suscitare una radicale rivoluzione del punto di vista. Conrad userà spesso l’espediente di simulare veri e propri personaggi-narratori, ma in questo caso se ne astiene. E’ forse questo tratto strutturale e distintivo a rendere ancora più profondo quest’opera perché ne risulta una lettura come dal “punto di vista di Dio”, ovvero della totalità. Leggendo anche le pagine più dure e più amare di tutto il romanzo, dove si inscenano le infinite sfaccettature del lato peggiore degli esseri umani, quel lato che tutti conosciamo assai bene ma non sapremmo descriverlo con tale minuzia di dettagli; anche così, dunque, non si ha mai il senso di sconcerto e abbandono che si potrebbe trovare in altre opere, come ne Il gattopardo, in cui un senso di morte e distruzione caratterizza l’accettazione dell’invincibilità della miseria umana. Conrad è troppo grande per cadere in tentazione. Egli sa che il mondo è sufficientemente vasto e complesso da lasciare sempre intatta la possibilità di una redenzione parziale ma, proprio per questo, ancora più umana e ancora più eroica.

Fino all’estremo è un libro da inserire assolutamente nei lavori da trasmettere alle future generazioni. Intenso e solenne, è il racconto di una storia di salvezza, la cui universalità è già solo valore in sé da meritare una attenta lettura.



Joseph Conrad

Fino all’estremo

Feltrinelli

Pagine: 140.


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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