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Consigliamo in SF I paradossi dalla A alla Z di Michael Clark
Formuliamo il paradosso di Eutalo. Protagora acconsente di insegnare diritto a Eutalo a patto che non appena abbia vinto una causa, Protagora venga pagato. Eutalo riceve lezioni, ma al termine di queste non sostiene nessuna causa. Protagora decide di citarlo in giudizio per essere pagato.
1) Il ragionamento di Protagora (P.) era questo: se Eutalo vince, allora P. deve essere pagato per rispetto del patto. Se P. vince allora il tribunale costringerà Eutalo a risarcire P.. Dunque, in qualsiasi dei due casi, Protagora vincerà.
2) Il ragionamento di Eutalo (E.) era questo: se Protagora vince, allora E. non deve pagare perché egli non ha vinto la prima causa. Se egli stesso (E.) avesse vinto, allora era Protagora a pagare costretto dal tribunale.
Chi ha ragione?
Il paradosso si fonda sul fatto che entrambi i ragionamenti sembrano plausibili e il problema consiste soprattutto nell’uso dei termini.
Il punto nodale del discorso è che Protagora ha stretto un patto con Eutalo:
- Eutalo paga se e solo se Eutalo vince la prima causa.
In qualsiasi altro caso, Eutalo non deve pagare Protagora per il suo insegnamento del diritto. Dunque, è chiaro che se la causa fosse vinta da Eutalo allora Eutalo deve pagare, per essere aderente all’accordo con Protagora. Mentre se Protagora vince, allora Eutalo non deve pagare perché effettivamente non ha vinto la prima causa. Il paradosso è dunque concluso perché sono definite le conclusioni a partire dai due possibili casi: se vince Eutalo, allora Eutalo paga, se perde, no. Questa è la soluzione di Leibniz che sosteneva che parlare di “paradosso” in questo caso, è del tutto inutile perché è tanto semplice la conclusione.
Siccome siamo curiosi, facciamo un passo in avanti nelle conclusioni. In primo luogo, Eutalo non deve pagare a meno che non vinca la causa, in virtù del patto stabilito. Questo tiene anche conto del fatto che:
a) E’ un buon insegnante colui che trova riscontro nella prassi dei suoi allievi.
b) E’ un cattivo insegnante colui che non trova riscontro nella prassi dei suoi allievi.
Per fare un esempio, un buon insegnante di matematica è colui che riesce ad insegnare, in qualsiasi modo, l’algebra. Così, Protagora sarà un buon insegnante solo se sarà in grado di verificare che le proprie lezioni siano andate a buon fine. Dunque:
c) Un insegnante deve essere pagato solo se trova riscontro nella prassi dei suoi allievi. Vale a dire che deve essere pagato solo il buon insegnante.
Se si fa caso, con questi tre punti (a, b e c) si pone il problema. In questo senso, fin tanto che Eutalo non vince una causa, Protagora non dovrà essere pagato perché non può dimostrare di aver insegnato bene il diritto a Eutalo. Per i ragionamenti già addotti, Protagora cita in giudizio Eutalo.
E’ chiaro che se Eutalo vince la causa, allora deve pagare. Sebbene chi perda la causa debba sobbarcarsi la somma delle spese giudiziarie. Il problema diventa quanto siano le spese giudiziarie: se Eutalo vince, pagherà Protagora che gli dovrà restituire una certa somma in virtù del fatto che chi perde deve pagare le spese. Se Eutalo perde, allora non deve dare un soldo a Protagora, sebbene questi debba essere risarcito delle spese giudiziarie. Dunque, in entrambi i casi, il problema consiste nella quantità delle spese giudiziarie. Mentre, per quanto riguarda la soluzione del paradosso di Eutalo, è accettabile la riflessione di Leibniz.
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