Con un’intervista a Carlo Vimercati, presidente di Scacchi Polimi
Vagabondando per l’Italia dal 2006, ormai dieci lunghi anni, giocando a scacchi dal 2002, ho avuto modo di conoscere direttamente alcune realtà universitarie. Ho vissuto in diverse città, Cagliari, Siena e Milano. Grazie agli scacchi ho anche avuto modo di confrontarmi con tante altre persone ed esperienze di tante altre località italiane, importanti e meno importanti per lo scacchismo italiano. Non mi sono fatto mancare niente: gioco per corrispondenza, corso per arbitri, corso per istruttori e pubblicazioni. Ho fatto la conoscenza di alcuni intraprendenti scacchisti, istruttori e arbitri. Ma ho sempre sentito il rimpianto di non aver avuto il modo di vivere appieno l’esperienza scacchistica nelle università.
La realtà dei fatti è che gli scacchi vivono di scacchisti in erba, neofiti e curiosi totalmente avulsi dalla realtà dei circoli, luoghi in cui si trovano soprattutto persone della fascia di età che va dai 5 e i 18 anni e dai 50-60 fino agli over 80 e, possibilmente, maschi. Nell’interregno della fascia di età che va dai 18 ai 50 anni (per essere generosi) persone se ne vedono poche. Ci si racconta un sacco di storie per spiegare (e scusare) la latitanza della fascia di età più produttiva in ogni settore della vita di un Paese: appunto, sono impegnati a far vivere un Paese che non si può pretendere che facciano vivere anche gli scacchi. Poi i bambini sono gioiosi e gli anziani sereni! Inoltre, tra i 18 e i 60 si gioca la propria vita: si trova il compagno/compagna e se non si trova, pazienza, ma ci devi provare; si trova il lavoro e se non lo trovi lo devi cercare e per chi studia… be’, non si può pretendere che prenda troppo sul serio gli scacchi che, piaccia o non piaccia, richiede ore seduti su una sedia. Non l’ideale per chi ci sta, su una sedia, per delle ore. Sicché, insomma, gli universitari sono dei paria del mondo scacchistico.
E’ inutile che riporti in questa sede tutti i miei sforzi per mostrare come gli scacchi siano un fenomeno sociale ampio e trasversale. Non si discute che l’agonismo abbia anche una ragion d’essere, ma non è mai stata la ragione per cui milioni di persone si confrontano sui tavoli da gioco. Non posso neppure riportare le mie esperienze personali, che dimostrano come gli scacchi siano un gioco che coinvolge le persone più diverse, che crea contatti molteplici e trasversali. Ma posso dire che ho sempre sentito l’intima esigenza di ritrovare, almeno di quando in quando, compagni di università all’interno del mondo scacchistico.
Quando ho ricevuto la telefonata di Carlo Vimercati, presidente dell’associazione giovanile riconosciuta ufficialmente dal Politecnico di Milano nell’Albo delle Associazioni Studentesche, ho finalmente scoperto che esiste qualcosa di simile a quello che avevo sperato di trovare. Dopo aver avuto un primo scambio telefonico, ho deciso di sondare il terreno in incognito e mi sono recato al politecnico di Milano, fra l’altro vicinissimo alla mia residenza (una volta tanto!).
Era un uggioso giovedì pomeriggio e ho trovato sei ragazzi intenti a giocare a scacchi all’interno del cortile interno del politecnico, vicino a piazzale Leonardo. E’ stata letteralmente un’emozione, perché non avevo mai visto niente di simile, quasi mi fossi trovato in una realtà totalmente diversa da quella quotidiana. Ho così avuto modo di giocare alcune partite e ho fatto immediatamente amicizia con alcuni di loro. Non sarà così inutile dire che tanti sono stati i ragazzi che si sono avvicinati anche solo per guardare, curiosare e domandare: questo perché gli scacchi hanno un appeal potente, una tradizione solida e una capacità di coinvolgere, se hanno il coraggio di uscire allo scoperto e non presentarsi sempre e solo come un gioco per una ristretta cerchia di supercervelli. La musica classica sperimentale più spinta è più apprezzata dai bambini perché liberi dai pregiudizi. Così per gli scacchi: i maggiori sostenitori degli scacchi sono proprio i non scacchisti e bisognerebbe capirlo una volta per sempre.
Dopo aver fatto conoscenza diretta e indiretta dei giovani appassionati di questo circolo, spronato proprio da uno di essi con cui ho stretto un legame di amicizia, un giovane indiano che ho portato anche a giocare al Crespi di Milano arrivando terzo all’open C, ho partecipato anche al torneo natalizio, conseguendo un bel risultato. Ma il vero risultato è stato giocare in quel torneo, in cui una quarantina di persone, per lo più universitari, si sono confrontati al loro livello di gioco, per pura passione e divertimento. Spazio per l’agonismo, ma non solo.
A seguito di questo primo approccio, mi sono ripromesso di diffondere la notizia dell’esistenza di questo ritrovo, ancora non ufficialmente riconosciuto come ASD e circolo vero e proprio. Mi sono adoperato già in diversi modi ma ho colto oggi l’opportunità di scrivere un pezzo su di loro, proprio perché mi sembra un atto dovuto ad una iniziativa coraggiosa quanto intelligente.
Ho così concertato una breve intervista a Carlo Vimercati.
G: Innanzi tutto, cosa è Scacchi Polimi?
C: Scacchi Polimi è una “realtà universitaria di Scacchi ” di cui vado molto fiero. E’ un’associazione giovanile composta da studenti, riconosciuta ufficialmente da Politecnico di Milano nell’Albo delle Associazioni Studentesche. L’iniziativa ha preso piede ad ottobre 2014 dopo una serie di primi incontri in Università tenuti dai soci fondatori, Marco Casadei ed io. L’idea era quella di intercettare sia giocatori navigati, che semplici appassionati e diffondere il gioco all’interno dell’università. Nello specifico di supportare i giocatori di circolo che passando dal Liceo all’Università subiscono un po’ un salto nel vuoto perché di colpo si trovano senza tutele particolari da parte della Federazione Italiana Scacchi.
G: Quindi siete un circolo ufficiale della federazione?
C: Non siamo ufficialmente un circolo ma ci piacerebbe diventarlo, in quanto non siamo ancora una ASD, anche se ne abbiamo la struttura formale, avendo sia uno statuto che un consiglio direttivo. Abbiamo un ottimo rapporto con Accademia Scacchi Milano, che ci ha aiutato a muovere i primi passi, e a cui tutt’ora ci appoggiamo per iscrivere una squadra “Scacchi Polimi” al prossimo C.I.S. 2016.
G: Quali sono i vostri intenti?
C: Lo scopo di Scacchi Polimi è di portare gli scacchi all’interno dell’università. Vorremmo cercare di dare importanza allo scacchismo universitario e diffondere il gioco supportando in particolare quella fascia di giocatori tra i 18 e 30 anni che tanto ci piacerebbe vedere numerosa nei circoli di scacchi. Ci piacerebbe poter diventare un punto di rifermento per chi, come noi, volesse tentare una simile iniziativa. Vogliamo offrire il nostro supporto ed aiuto logistico allo scopo di far nascere altri movimenti universitari simili. Non nascondo che un nostro progetto a lungo termine sarebbe quello di vedere nascere un Campionato a Squadre dedicato alle Università C.U.S. (Campionato Universitario a Squadre) in collaborazione con la Federazione Italiana Scacchi.
G: Quali sono state le vostre attività principali?
C: Le attività più importanti svolte fino ad ora:
-Abbiamo partecipato ad Ottobre 2015 al Torneo a Squadre di Pianoro, portando 4 squadre e vincendo con la nostra squadra di punta il primo premio di categoria (“I Polli Tecnici” fascia B [1600-1900 Elo medio] con Ludovico Bargeri CM, Marco Casadei 1N, Marcello Bolognini 2N).
-Abbiamo organizzato una serie di tornei semilampo denominati Happy Chess Hour caratterizzati da un’apericena e torneo semilampo a seguire (10 min +3 sec, 6 turni) presso Accademia Scacchi Milano.
-Abbiamo organizzato una serie di “Tornei Studenteschi” direttamente alla prestigiosa sede del Politecnico di Milano (25 min, 6 turni).
G: Cosa avete in programma per i prossimi mesi?
C: Ciclo di Conferenze a tema Scacchistico tenute al Politecnico di Milano dal Ph.D. Giangiuseppe Pili e da Walter Ravagnati (Marzo-Aprile).
-Partecipazione di una Squadra “Scacchi Polimi” al C.I.S. in serie promozione.
-Corso di Scacchi avanzato dedicato ad i nostri soci (3N-CM) tenuto dal Maestro Matteo Zoldan (per info e costi scriveteci: scacchi.polimi@gmail.com oppure alla pagina facebook aperta a tutti: “Scacchi Polimi”) e sono solo alcune delle attività proposte. Continueremo, come sempre, i nostri incontri settimanali al Politecnico e i nostri periodici tornei (“Happy Chess Hour” e “Torneo Studenteschi”). Il nostro obiettivo è di fornire un ottimo prodotto, ad un prezzo competitivo e tanto tanto divertimento!
G: Vorresti segnalare qualcuno in particolare?
C: Ci terrei a ringraziare Accademia Scacchi Milano e nello specifico Francesco Gervasio e Walter Ravagnati, per il supporto e la fiducia concessi fino ad ora.
Colgo l’occasione per fare i miei più sinceri auguri a Carlo Vimercati e Marco Casadei, in qualità dei rappresentati di questa realtà scacchistica universitaria. Spero caldamente che una simile iniziativa possa essere un esempio per quanti credono negli scacchi e nel fatto che l’università possa dare il suo contributo allo scacchismo, come per tutto il resto. Perché se è vero che l’innovazione viene da quella fascia di età, questo non può essere falso proprio nel nostro gioco! E adesso: scusate il narcisismo, ma anche se sono vestito come un pupazzo di neve ipercarico, ci tengo comunque a mostrare una foto con il cuore di Scacchi Polimi!
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