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Capire cosa è la perfezione nell’età Classica di G. Pili
Gli universali sono la riproposizione medioevale dell’antico problema degli archetipi platonici. Noi conosciamo le proprietà degli oggetti e le definiamo secondo qualità. Gli oggetti sono, in ultima analisi, riconosciuti a partire dalla loro definizione, cioè l’enumerazione delle loro proprietà essenziali.
La questione sembra non avere problemi, ciò solo in superficie. Cosa sono queste qualità? Possono essere inerenti all’oggetto o indipendenti. Possono essere delle descrizioni comode ma non avere corrispettivo reale, come un meridiano è una linea immaginaria ma utile, allo stesso modo potrebbero essere le proprietà delle cose.
Gli universali sono le proprietà generali delle cose, considerate indipendentemente dalle cose stesse. Le possibilità d’interpretazione delle qualità astratte non sono poi molte: o sono nelle cose, o sono dopo le cose, o prima delle cose oppure indipendentemente dalle cose.
L’universale “nella cosa”, in rebus alla latina, è l’impostazione “empirista” dell’universale: noi conosciamo la proprietà generale degli oggetti a partire dalla cosa stessa. Pure essendo una posizione empirista, è possibile che tale interpretazione si sommi anche alle altre (ante rem, post rem) in quanto è possibile che le qualità astratte delle cose, come le proprietà primarie degli oggetti (forme geometriche, analitiche etc.) potrebbero esistere anche prima delle cose stesse (si da il caso che fossero nella mente di Dio come forme disincarnate, come un “cane” privo di materia).
L’universale “prima della cosa”, ante rem, è la proprietà generale priva di materia, cioè prima ancora che essa venga creata. In questo senso, si devono intendere gli universali prima della creazione divina. Un esempio semplice potrebbe essere la conoscenza di una casa ancora non eretta, attraverso il suo progetto. Il progetto della casa ne mostra la forma, sebbene essa non sia ancora “nella cosa”.
L’universale “dopo la cosa”, post rem, è la comprensione umana della proprietà generale dell’oggetto. In questo senso, la conoscenza dell’uomo arriva sempre in un momento successivo alla creazione della cosa stessa. Un esempio concreto potrebbe essere la conoscenza di un ferro da stiro a partire dal suo utilizzo, non più dal suo progetto, ma dalla sua osservazione diretta.
In fine, l’universale “indipendente dalla cosa” è la concezione nominalista dell’universale. Le proprietà astratte, generali delle cose potrebbero non esistere ed essere una pura descrizione della realtà ma non avere una denotazione reale. L’esempio più chiaro è il Meridiano di Greenwich, una linea immaginaria inesistente che ci consente di descrivere utilmente il mondo. Il globo, infatti, non ha né meridiani né paralleli, eppure essi sono delle imprescindibili convenzioni per poter calcolare la rotta e la posizione degli oggetti in movimento attorno al globo. Allo stesso modo, si può pensare alle proprietà degli oggetti: esse possono essere delle descrizioni a posteriori utili.
Le varie posizioni possono essere variamente conciliabili e tutti i vari tentativi di conciliazione sono stati effettivamente tentati dai filosofi. L’unica visione degli universali che esclude gli altri è l’interpretazione nominalista, cioè convenzionale, perché esclude l’esistenza degli universali se non in termini di “descrizione”.
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