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La luna è tramontata è un romanzo breve (o racconto lungo) del premio nobel John Steinbeck nel 1962. Il libro è ambientato in un piccolo villaggio della Norvegia invaso da una forza di occupazione tedesca, aiutata dall’attività di un traditore, Corell. Il comandante delle forze di occupazione è il colonnello Lanser, il quale è subito consapevole del fatto che la conquista del piccolo villaggio, villaggio in cui si estrae carbone e che deve essere estratto, è lungi dall’essere ultimata. La natura della guerra è sempre la stessa e Lanser ne è ben consapevole. Egli ha combattuto la grande guerra e conosce assai bene i problemi della guerra e la natura della pace. Il sindaco della piccola città, Orden, è un uomo di saldi principi, unito in amicizia al dottor Winter. Lanser ha uno staff di uomini diversi:
Il capitano Bentick era un uomo di famiglia, un amante dei cani e dei bambini rosa e del Natale. Era anche troppo vecchio per essere un capitano, ma una curiosa mancanza di ambizione l’aveva mantenuto in quel grado. Prima della guerra, ammirava i gentiluomini inglesi, vestiva abiti inglesi, aveva cani inglesi, fumava in una pipa inglese una speciale mistura speditagli da Londra (…). Se il capitano Bentick era troppo vecchio per essere un capitano, il Capitano Loft era troppo giovane. Viveva e respirava la sua capitanità. Non aveva un momento che non fosse militare. Una smodata ambizione lo conduceva su attraverso i gradi. Saliva su come la panna del latte. (…) I generali erano rammaricati di lui perché sapeva più di loro stessi sul sistema di deportazione dei soldati. (…) Il Lieutenant Prackle e Tonder erano due mocciosi, sottograduati, leutenants, allenati nella politica del giorno, credendo che il grande sistema fosse inventato da un genio così grande che loro non dovevano interessarsi di verificarne i risultati. (…)
Il Lieutenant Tonder era un poeta, un poeta amaro, che sognava l’amore perfetto, l’amore ideale di un elevato giovane per ragazze povere. Tonder era un oscuro romantico con una visione aperta quanto la sua esperienza. Talvolta declamava vuoti versi sotto il suo respiro ad una immaginaria oscura donna. Aspirava ad una morte sul campo, con parenti in lacrime sullo sfondo, e il Leader, coraggioso ma triste alla presenza del giovane morente. Lui immaginava la sua morte molto spesso, illuminata da una chiara alba che splendeva sull’equipaggiamento militare distrutto, i suoi uomini stavano in silenzio attorno a lui, con le teste sprofondate giù (…). Il maggiore Hunter pensava alla guerra come ad una questione aritmetica che doveva essere fatto da dietro il caminetto; il Capitano Loft dalla carriera appropriata di un appropriato giovane appropriatamente cresciuto; e Lieutenants Prackle e Tonder come sognatori di cose non del tutto reali.[1]
Una volta conquistato il piccolo paese sembra soggiogato dalla tranquillità, come se niente fosse. Eppure nessuno, a parte il traditore Corell, crede realmente che i cittadini della cittadina siano realmente sconfitti. Di questo ne sono ben convinti tanto il colonnello Lanser che il sindaco Ordell. L’uno rappresenta l’uomo d’arme suo malgrado, che crede nella ragion di stato e nella ragion militare, così che la razionalità sta nel seguire il destino tracciato dalla guerra, per quanto sgradevole possa essere e come effettivamente è. Ordell, invece, rappresenta l’altro aspetto della ragion di stato: l’ordine pacifico, la rappresentazione dell’unione di un popolo sotto un unico senso di libertà. La popolazione, che fa da personaggio a se stante, è il popolo sovrano, oggetto e soggetto politico: oggetto per i conquistatori e soggetto per se stesso e le proprie istituzioni. La tensione tra i due poli (libertà e conquista) è inscenata attraverso lo scontro dei due opposti non alternativi, Lanser e Ordell, entrambi consci dei problemi della propria appartenenza a qualcosa di più grande delle loro personali credenze e aspettative.
Il racconto si snoda attraverso pochi momenti salienti, ma fondamentali. Il filo conduttore è la pervasiva ostilità latente che si tramuta sempre più rapidamente in odio e resistenza. La libertà è un’esigenza insopprimibile, sembra dirci Steinbeck, così che nessuno può essere immune al suo fascino ma anche alla sua responsabilità. Di fronte alla violazione della libertà sovrana del popolo non c’è alternativa alla resistenza passiva o attiva di fronte alla coercizione. Questo è rappresentato dalla sequenza di omicidi e atti di sabotaggio a cui sono continuamente sottoposte le forze di occupazione. Il senso di rivalsa e di insofferenza di un popolo di per sé pacifico (così viene lasciato intendere) è manifestato da queste parole:
Anna era sempre un po’ arrabbiata e questi soldati, questa occupazione, non diminuivano la sua capacità di mantenere la calma. Infatti, ciò che per anni era considerata una semplice cattiva disposizione era rapidamente diventata un’emozione patriottica. Anna manteneva una piccola reputazione come un’esponente della libertà per l’aver gettato dell’acqua bollente sui soldati. Lei avrebbe voluto buttarla su qualsiasi persona avesse messo sottosopra il suo portico. Ma il solo fatto di averlo fatto la rese un’eroina. E se prima la rabbia l’aveva portata al suo successo, Anna acquisì un nuovo successo aumentando continuamente e costantemente la sua rabbia.[2]
Dalla rabbia si passa all’insofferenza e in fine al senso di ingiustizia. Il momento di svolta del processo avviene quando deve venire giustiziato un giovane (considerato di buona famiglia e tranquillo nell’animo) per aver ucciso uno dei soldati d’occupazione. Lanser vorrebbe sfruttare l’autorità di Orden, autorità ancora riconosciuta in qualche modo affidabile e credibile, per dare una legittimità generale a quella che, invece, Orden considera una vera e propria esecuzione sommaria. Il contrasto tra le due figure istituzionali (il sindaco Orden e il colonnello Lanser) raggiunge momenti apicali nelle pagine in cui Orden si rifiuta di eseguire la condanna perché, secondo la legge della cittadina, il giovane non poteva essere considerato colpevole e quindi giustiziato. Orden interpreta l’intrusione di Lanser come un ordine impossibile da eseguire, mentre per Lanser la giustizia militare deve oltrepassare quella ordinaria. Le ragioni di entrambi si fondano su un diverso ordine gerarchico delle leggi da considerare fondamentali. Se per Orden il soggetto giuridico fondamentale è il popolo sovrano, così per Lanser il soggetto politico sovrano è l’autorità militare che costituisce l’essenza stessa della sovranità. Il libro termina in un’escalation di violenza in cui il senso di ostilità passivo ed attivo sta indebolendo sistematicamente la volontà e i nervi degli occupanti.
La luna è tramontata è un romanzo breve che inscena, in senso letterale, il conflitto tra due mondi contigui ed opposti, due facce della stessa medaglia. Se da un lato c’è l’ordine militare, rigido e non democratico, dall’altra c’è il popolo riconosciuto come libero e di per sé portatore di diritti e valori positivi. Steinbeck, infatti, sembra considerare il piccolo villaggio come lo specchio degli ideali americani (individualismo, sovranità popolare assoluta, valore dei singoli rispetto alla ragion di stato…) sotto l’ombra dell’invasione. Non si può imporre ad un popolo un ordine che egli stesso non crede perché è contrario alla libera autodeterminazione del popolo stesso, fonte e fine di ogni sovranità. Questa logica si instanzia all’interno di un meccanismo che prescinde dai singoli individui: Steinbeck non fonda, infatti, l’ostilità sul riconoscimento della reciproca estraneità dei due popoli, ma, al contrario, sul riconoscimento dell’arbitrio della forza. Se un conquistatore fonda la sua legittimità sulle armi, evidentemente è perché non ha la possibilità di fondare la propria autorità su altre risorse più positive e, soprattutto, sulla sua accettazione del popolo. Ma questo non dipende dai singoli individui che compongono il villaggio o l’esercito occupante: dipende esclusivamente dalla logica della violenza militare. L’imposizione per mano armata non guarda in faccia né all’occupante né all’occupato, che, infatti, sono composte da persone sostanzialmente indistinguibili. Si potrebbe proporre un’interpretazione ardita che forse non rientra nell’idea del romanzo, ma che la consente e, quindi, in qualche modo la giustifica: il bipolarismo fondato sulla continuità tra forza coercitiva e diritto positivo sembra essere lo scontro tra le due forze stesse dell’Occidente, continuamente combattuto tra un ideale politico tecnocratico o tirannicamente illuminato (a la Hobbes) e uno più ottimista nei confronti della natura umana, portatrice di diritti positivi e che riconosce la sovranità sulla libertà dell’individuo (a la Locke). Il bipolarismo finisce per diventare, così, il nucleo del romanzo che riesce a trasportare il lettore nelle vette astratte di una letteratura che rappresenta chiaramente un contrasto intrinseco nella filosofia politica occidentale.
Per queste ragioni si tratta di un romanzo che riflette sulla natura della guerra e della convivenza, considerata impensabile sotto il giogo delle armi e senza un sostrato ideale e valoriale comune condiviso che possa annullare il conflitto per ricondurre entrambi gli schieramenti verso una condivisione pacifica del mondo. La guerra è l’origine stessa del male, che diventa ineluttabile come ben sanno tanto Lanser che Orden. Si tratta di un’opera astratta, in cui l’interpretazione si fonda sulla comprensione dei meccanismi e relazioni tra figure generali. In altre parole, per comprendere Lanser bisogna capire che egli è il colonnello della forza di occupazione al quale competono vari doveri. E così pure per il sindaco Orden. Per questa ragione domina un senso teatrale determinato dalla costruzione di una scrittura che privilegia i dialoghi e gli incontri dei personaggi in punti precisi e in momenti stabiliti senza una dettagliata descrizione degli ambienti. Lo stile, infatti, ricorda assai da vicino quello di Robert Luis Stevenson, capace di evocare un intero mondo in due parole. Si tratta di una buona lettura, intelligente e più sofisticata di quanto la prosa di Steinbeck non lasci intravedere ad una veloce lettura preliminare, per altro agevolata da uno stile piano e scorrevole che fa dell’opera un lavoro acuto.
John Steinbeck
La luna è tramontata
Mondadori
Pagine: 192.
Euro: 6,80.
[1] Steinbeck J., The moon is down, Pan Books, London, 1958, pp. 30-32.
[2] Ivi., Cit., p. 53.
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