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La letteratura latina nell’età Giulio-Claudia – i generi minori

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Con la dinastia Giulio-Claudia si intende quella serie di imperatori (nell’ordine Augusto, Tiberio, Claudio, Caligola e Nerone) che regnarono dal 14 a.C. fino al 68 d.C.. E’ difficile poter inquadrare in una sola immagine i caratteri della letteratura di questo periodo: infatti, se da un lato nascono figure letterarie celebri come Virgilio, Orazio, Ovidio e Seneca, dall’altro invece nascono generi letterari, considerati minori, con nuove figure di letterati che non riesco a imporsi come punti cardinali di riferimento letterario. Questo è dovuto probabilmente al fatto che tutti gli imperatori di questa dinastia svilupparono dei gusti letterari particolari e distinti l’uno dall’altro e anche al fatto che non stilarono un progetto culturale importante come quello che aveva ideato Augusto.

Fra i contemporanei di Ovidio e Orazio, ricordiamo varie figure di poeti elegiaci, di cui però ci sono giunte poche testimonianze e pochissimi frammenti. Valgio Rufo compose epigrammi, elegie ed esametri di tema bucolico; Domizio Marso fu un autore di eleganti epigrammi, di cui uno molto famoso sulla morte di Tibullo. Emilio Macro sperimentò una poesia di tipo didascalica ellenistica paragonabile alle Georgiche virgiliane. Scrisse poemetti in esametri su vari animali fra cui uccelli e serpenti, e anche su varie erbe, tutto secondo uno stile poetico e non scientifico.

Un tipo particolare di poesia che si sviluppò in questo periodo storico fu la poesia astronomica. I padri fondatori di questo genere furono Germanico e Manilio. Infatti, l’interesse per l’astronomia e l’astrologia si fece sempre più forte in questo periodo (a partire almeno dall’età di Cesare). La fede negli astri si collocherà anche in un ambito filosofico e religioso. Per esempio Seneca, e più in generale i pensatori stoici, darà una grande importanza al trinomio composto da uomo, astri e destino. Dunque basandosi sugli studi di Arato, un poeta didascalico del IV-III secolo a.C., nasceranno i pensieri di Germanico e Manilio. Il primo fu il figlio adottivo dell’imperatore Tiberio, ed era oltre un letterato, un ottimo generale militare: della sua produzione ci sono giunti circa un migliaio di esametri, che riprendevano precedenti opere di Arato. Al contrario di Germanico, Manilio è per noi un personaggio quasi del tutto oscuro: di lui ci è sopraggiunto il poema didascalico intitolato Astronomica (cinque libri composti da 4200 esametri), del tutto privo di cenni autobiografici. L’opera deve essere stata composta alla fine del regno di Augusto, ci sono parecchie citazioni alle Metamorfosi di Ovidio, di cui sicuramente riprende lo stile, nella struttura fluida e regolare degli esametri. In breve, gli Astronomica sono cinque libri dedicati in ordine all’astronomia, alle caratteristiche dei segni zodiacali, al modo di determinare l’oroscopo, ai decani dei segni zodiacali e infine ai segni extrazodiacali.

Questo periodo segna anche lo sviluppo (mai venuto meno) della poesia epica di soggetto storico che conosce a Roma una fama e una fortuna ininterrotta. Nonostante ciò a noi sono giunti solo pochi frammenti, i più importanti di Lucano ed Ennio. Dunque a partire da quest’ultimo sino a Virgilio si era visto lo sviluppo intensissimo del genere epico con qualche sperimentazione. Fra gli sperimentatori ricordiamo Vario Rufo, che spiccò nel circolo di Mecenate, autore di una tragedia, la Tieste, di un poema didascalico intitolato De morte e di un panegirico nei confronti di Augusto. Il più significativo poeta storico del periodo tardo augusteo fu senz’altro Albinovano Pedone, un elegante emulatore (stilistico naturalmente) di Virgilio e Ovidio. Il suo poema trattava dell’avventurosa spedizione di Germanico nei mari del nord attestata al 16 d.C.; dei circa trenta esametri che ci sono pervenuti possiamo capire che la tematica principale di quest’opera è la considerazione sul fatto che sia giusto o meno che l’uomo si spinga sempre più in là alla ricerca di nuove terre. Un certo pathos e tensione retorica annunciano lo stile epico poco più tardo di Lucano. Altri due poeti di questo genere da citare sono Rabirio e Cornelio Severo. Di entrambi ci sono sopraggiunti pochissimi frammenti. Rabirio scelse come tema la guerra civile tra Ottaviano e Antonio; Cornelio Severo scrisse un poema dove trattò temi vari fra cui la morte di Cicerone. Tutte queste opere sono raccolte in un’unica collezione che prende il nome di Appendix Vergiliana: questa raccolta ha stimolato lo studio dei critici e degli storici. Infatti, si tratta di opere che non sono di Virgilio, ma che vengono quasi considerate sue appendici esterne per l’eterogeneità del genere. Tuttavia la maggior parte delle opere comprese nell’Appendix (termine questo usato per la prima volta nel 1572 da Giulio Bordon noto col nome di Giulio Cesare Scaligero) non sono scritte da Virgilio ma da autori minori. D’altronde anche gli stessi componimenti non sono databili tutti allo stesso periodo. Di seguito riportiamo i vari titoli presenti nell’Appendix Vergiliana: Dirae et Lydia, Cataleptòn, Culex, Ciris, Copa, Moretum, Priapea, Elegiae in Maecenatem e l’Aetna.

Un nuovo genere letterario che nacque nel periodo Giulio-Claudio fu il genere della favola, il cui capostipite fu senz’altro Fedro. Egli fu un autore marginale, aveva infatti tra l’altro una posizione sociale anch’essa molto marginale, rispetto alla maggior parte dei letterati e non fu neanche un virtuoso poeta. La linearità nel suo stile e nel suo poetare è nota soprattutto ai liceali odierni che di fronte alla traduzione di una favola di Fedro possono festeggiare per la sua semplicità. Allora a cosa è dovuta la grande fortuna riservata a Fedro? Non certo per la facilità della traduzione dei suoi testi, piuttosto perché appunto fu il fondatore di un genere, la favola, che viene concepita per la prima volta come un testo autonomo, destinata esclusivamente alla lettura. Oggi giorno la favola è considerata il genere per eccellenza, per lo meno a livello didattico, soprattutto nell’età che va dai 0 ai sei-sette anni. Fedro si rifece chiaramente alla tradizione di Esopo (favolista greco del VI secolo a.C. noto anch’egli per la facilità della sua traduzione), dal quale attinse le storie e le morali. In genere si trattava di storielle dove c’erano gli animali come protagonisti e questi presentavano la storia dandone spunti umoristici e moralistici: in tutte le favole era presente una premessa (promython) e/o una postilla (epimythion) in cui venivano fissati gli aspetti morali della favola, vale a dire ciò che andava insegnando. Fedro fu uno dei pochi letterati latini (e non solo) che si espose a favore degli emarginati sociali: nelle sue favole, al contrario di quelle di Esopo, è presente una morale più originale. Il poeta commenta la legge del più forte all’interno del mondo degli animali, paragonando le alte classi sociali romane con quelle più deboli. Sembra che Fedro, per via delle sue posizioni radicali contro chi stava al potere, si sia trovato più volte in difficoltà: Fedro, da quello che si evince dal prologo del III libro di favole, sarebbe stato perseguitato da Seiano, il braccio destro dell’imperatore Tiberio.


 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Pili W., Virgilio, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Orazio, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Storia romana parte III, www.scuolafilosofica.com, 2012.

Pili W., Ovidio: la figura di Ovidio nella letteratura latina, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Seneca, www.scuolafilosofica.com, 2012.

Pili W., Caio Giulio Cesare, www.scuolafilosofica.com, 2012.

Pili W., Oratoria e storiografia in epoca della Roma arcaica, www.scuolafilosofica.com, 2012.

http://www.queendido.org/IneditiVirgilio.pdf


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

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