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Consigliamo La finestra sul vuoto di Chandler
Ritornai nella grande sala e tastai la rivoltella che aveva appena sparato. Era abbastanza fredda. Quanto al signor Steelgrave, cominciava ad aver l’aria di voler rimanere morto in definitiva.
Raymond Chandler
Il detective Philip Marlowe viene assunto da una giovane ragazza dai modi affettati, convenzionali e piuttosto premurosa sottopelle. La giovane è “la sorellina” di Orrin Quest, un giovanotto apparentemente ben avviato e che, invece, finisce su una strada piuttosto pericolosa, in un giro di malviventi. Marlowe è incaricato di ritrovare Orrin, il quale, con la sua assenza e con il suo silenzio, ha lasciato madre e sorella in grandi ambasce. Ma subito Marlowe si rende conto di trovarsi impelagato in un caso assai pericoloso: ritrova cadaveri e morti ammazzati, quasi fosse una cosa normale. Il tutto solo per venti dollari. Ce la farà?
La sorellina è un romanzo noir “classico”, dove, però, sembrano ritrovarsi i tratti peggiori del genere, anche se non portati alle estreme conseguenze (come in certi romanzi di Ellroy, per esempio): fatti macabri, la violenta normalità, la polizia amorale e ostile, cadaveri d’ovunque, una società corrotta e decadente, donne di facili costumi e uomini privi di qualunque senso e spina dorsale. Si possono ritrovare anche alcuni temi piuttosto cari a Raymond Chandler, scrittore che ci aveva abituato a ben altre levature: la società ostile, la violenza privata e il mondo borghese smascherato sotto la luce di un uomo che sa guardare ben oltre le apparenze. Ma in questo romanzo Chandler finisce vittima delle sue stesse tematiche e dei lati peggiori del suo stile: troppa poca ironia, troppe battute scadenti e un lessico quasi sempre poco appropriato. Molto spesso le metafore sono forzate, inadeguate e chiaramente non realistiche. Questo, ad esempio, è un lato assai problematico per un genere che fonda sul realismo e sulla verosimiglianza uno degli aspetti caratteristici della propria identità, rispetto ai romanzi gialli classici. Ma qui l’inverosimiglianza scatta all’incontrario: non è dovuta all’ambientazione rarefatta dei salotti borghesi della Christie e neppure all’esclusività di detective intellettuali, come Philo Vance; e neppure al lessico cavalleresco e immacolato dei romanzi gialli in generale. L’inverosimiglianza scatta nell’eccesso, nel calcare troppo la mano sulle condizioni di vita decadenti, volute per forza sempre tali e descritte in modo che lascia spesso dubbiosi. Più che i temi, dunque, è lo stile e la prosa in sé stessa che condanna questo romanzo ad essere, probabilmente, il peggiore dei lavori di Chandler. Addirittura gli amanti del genere e dello scrittore in questione (come noi rivendichiamo di essere) potrebbero avere difficoltà non tanto ad apprezzare la lettura, ma a terminare di leggere il romanzo.
Per fortuna che Chandler ci ha abituato in molti altri lavori (come ne La finestra sul vuoto o Addio mia amata come pure in Il lungo addio e anche, seppure per diversi aspetti, ne La signora sul lago) ad una qualità decisamente superiore, sia dal punto di vista della prosa, sia dal punto di vista dei temi. Perché, se qualcuno iniziasse a familiarizzare con la letteratura noir e, in particolare, con quella di Chandler, a partire da questo romanzo, potrebbe ragionevolmente non leggere più nulla di questo genere.
RAYMOND CHANDLER
LA SORELLINA
FELTRINELLI
PAGINE: 226.
EURO: 7,50.
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