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Il libro A scuola con i Re è un lavoro monumentale, un manuale esaustivo per chiunque intenda insegnare gli scacchi e voglia possedere un quadro teorico e concettuale per affrontare problemi tecnici e pratici della didattica scacchistica. Da un lato, dunque, il libro fornisce una cornice teorica a sfondo didattico, da un altro esso vuole trasmettere e tramandare le esperienze più significative di chi ha svolto attività di educazione e rieducazione sul campo, all’interno di istituti scolastici o penitenziari, in particolare: “Quest’opera nasce dall’esigenza riscontrata in Italia in ambito educativo, rieducativo, preventivo, formativo, sportivo, nei contesti scolastici, aziendali, clinico-sanitari e carcerari, di avere uno strumento testuale scientifico teorico-pratico ragionato, organico e completo, senza precedenti a livello mondiale, per ideare, strutturare e realizzare progetti psicoeducativi attraverso il gioco degli scacchi e il contesto scacchistico (…)”.[1] La partizione del libro è così giustificata: nella prima si forniscono i “fondamenti teorico scientifici” e nella seconda “esperienze pratiche e di ricerca”.
Il lavoro, dunque, rientra all’interno di un interesse prettamente didattico, il cui obiettivo di fondo è quello di consentire a chiunque fosse interessato di potersi addentrare con strumenti sicuri nel difficile mondo dell’insegnamento scacchistico nei suoi più vari contesti.
In questi ultimi anni l’interesse per gli scacchi, come strumento educativo (in particolare nelle scuole primarie) e come mezzo rieducativo (nelle strutture penitenziarie) è di molto accresciuto, anche nel nostro paese, che finalmente si sta muovendo verso una sempre più chiara direzione: diffondere gli scacchi sia come gioco che come strumento culturale ed educativo. Molti sono gli studi che suffragano l’idea che gli scacchi possano operare dei benefici in termini di capacità cognitive, volte essenzialmente all’aumento di conoscenza e di capacità logiche e astratte. Ma in tempi di grandi rivolgimenti culturali e problemi di natura sociale, sempre più attuali ed emergenti in tutta la loro gravità, come i problemi di integrazione culturale tra popoli e nazioni nel mondo globalizzato, il ruolo morale e sociale degli scacchi riveste un’importanza inquantificabile, sia in quanto capaci di far condividere emozioni ed esperienze, sia perché essi mostrano una realtà regolata e egualitaria, sia perché costituiscono un’occasione di aggregazione sociale. Tutti questi aspetti emergono direttamente e indirettamente dagli studi accurati presenti nel libro, in particolare sono rimarchevoli le esperienze di chi è stato a stretto contatto con i ragazzi e genitori (vedi gli articoli di Cavazzoni e Ragonese), che mostrano come gli stessi fanciulli riconoscano i meriti dell’insegnamento degli scacchi a scuola e, fatto notevole, ognuno secondo la propria sensibilità: sin da subito i bambini sono dotati di una notevole sensibilità individuale, discriminante che emerge dal loro personale approccio al gioco. Ed è in questo genere di apprezzamenti che dobbiamo intravedere l’importanza dell’insegnamento degli scacchi nelle scuole, che non deve, però, essere condotto in modo inadeguato, onde evitare fenomeni di rigetto e sgradevoli conseguenze sul piano educativo. Uno degli scopi del libro, infatti, è proprio quello di individuare dei materiali utili al fine di apprendere le corrette metodologie di insegnamento, così da poter consentire la formazione di insegnanti-istruttori preparati, motivati e interessati, capaci di coinvolgere i loro allievi e di restituirgli l’autentica esperienza del godimento del gioco, della socialità e della soddisfazione dei propri meriti.
Il libro, dunque, non si rivolge esclusivamente ad un pubblico di scacchisti: “Quindi questo non è un libro dedicato esclusivamente agli scacchisti come potrebbe sembrare, anzi, potrebbe non esserlo affatto, perché qui non ci interessa e non si punta all’insegnamento del gioco degli scacchi in sé, poiché di essi ci interessano non la didattica e la teoria scacchistica, ma gli aspetti cognitivi, metacognitivi, affettivi, relazionali e sociali connessi con le situazioni di gioco, che possono essere promossi non solo con il gioco a tavoli, ma soprattutto con l’utilizzo della narrazione, della psicomotricità e della socializzazione (…)”.[2] Lo scopo è molto più ampio che il ristretto settore dell’insegnamento sugli scacchi, giacché esso dovrebbe risultare un riflesso del più ampio obiettivo formativo, che deve operarsi mediante gli scacchi e oltre gli scacchi per riuscire ad insegnare i valori positivi della società alle nuove generazioni, scopo che potrebbe ottenersi anche in altri modi, ma che con gli scacchi si lega intimamente perché, come mostra un bell’articolo presente nel libro (Gli scacchi patrimonio culturale intangibile dell’Umanità di Blando Hernandez), è possibile considerare gli scacchi come un patrimonio culturale dell’umanità. D’altra parte, gli scacchi offrono l’opportunità di approfondire in termini indefiniti lo spazio culturale dell’occidente e fornire un punto di contatto tangibile alle altre culture, come dimostrano i tanti libri, studi e citazioni che arricchiscono il mondo degli scacchi. Per quanto riguarda gli studi sul modo in cui insegnare gli scacchi, questo libro è sufficiente per formarsi un’idea, chiara e distinta, di quanto è stato fatto e di quanto si possa fare all’interno degli scacchi come disciplina didattica e formativa.
Uno degli aspetti più intriganti del libro, che lascia comunque intravedere una porzione di realtà viva e pulsante all’interno di quel mondo italiano che spesso sottovalutiamo in termini di attività e creatività; è proprio il fatto che attraverso esso riusciamo a scorgere gli scacchi come opportunità positiva in tanti aspetti diversi: educazione (ad esempio A scuola con i Re: crescere con gli scacchi Sgrò), rieducazione (Scacchi negli istituti di pena: esperienze dell’UISP Roma, Ottavi, Marino, Fronzi), formazione in ambiti lavorativi (Gli scacchi nella formazione del personale aziendale: idee, esperienze e prospettive Maggi, Merlone, Tonelli), trasmissione di valori condivisi e importanti (Scacchi, diversità e cittadinanza nella scuola dell’infanzia). E ancora si può vedere quanto gli scacchi rivestano importanza sulla società orizzontale, in particolare nei giovani (Panoramica sulla diffusione e sulla pratica degli scacchi tra i ragazzi in Italia D’Eredità) e sul piano individuale. Ognuno di questi articoli, compresi i non citati, lasciano intravedere un mondo profondo e non banale, attivo, vivo, interessato, composto di persone che intendono far crescere il movimento scacchistico italiano per migliorare la società nel suo complesso, non fermandosi di fronte a pregiudizi e non radicandosi alla ricerca spasmodica del vantaggio a breve termine ma che cerca di costituire una base per il progresso a medio e lungo termine, aspetto progettuale che assai spesso sembra mancare in altri ambiti della nostra società e che, dunque, ancora una volta potrebbe guardare agli scacchi come esempio.
Gli articoli sono metodologicamente uniformi, nel lessico e nella tipologia argomentativa, in particolare quelli della prima parte. Essi offrono analisi chiare e tematicamente distinte. Sebbene ogni articolo abbia una cospicua base bibliografica, che lascia intravedere molto della già evidente complessità dei singoli pezzi, ognuno di essi risulta in ogni caso accessibile ad un lettore attento, anche se non specialista della materia trattata. In questo senso, il libro in ogni sua parte riesce a conservare una precisione e concisione scientifica e una sufficiente chiarezza da essere utile strumento per tutti e non solo per i pochi già addetti ai lavori. La grande mole di lavori ha richiesto una equipe di specialisti non solo di notevole spessore, ma pure di diversa tipologia e interesse rispetto al settore di studio, multidisciplinarietà che caratterizza la ricerca contemporanea nei suoi risvolti più proficui. L’integrazione delle diverse esperienze e ricerche ha consentito la costituzione di una grande quantità di materiale che riesce a illuminare su gran parte degli aspetti rilevanti agli scopi dichiarati del libro, cosa assai rara in un lavoro che ha tali obiettivi specifici e generali. Il libro include anche una interessante intervista a Ennio Morricone, grandissimo compositore contemporaneo e scacchista.
A scuola con i Re, dunque, intende colmare una grave lacuna, come ben sa chi ha cercato di insegnare gli scacchi in ambito scolastico vent’anni or sono, quando ci si doveva ingegnare per trovare studi e materiale per comprendere come meglio sfruttare gli scacchi a sfondo didattico e molto doveva essere sopperito dalle capacità del singolo. Nessuna società farà mai a meno dei singoli, sia in bene che in male, ma la speranza di avere istruttori ben preparati è e deve essere alla nostra portata, di modo che non sia più il frutto di un caso fortunato, ma l’approdo di una ricerca sicura, aiutata dai talenti individuali, se presenti o creati, se assenti. A scuola con i Re è, dunque, un’opera unica, che si offre come utile lettura, in particolare per quanti sono interessati a diffondere gli scacchi in tutte le loro forme.
A SCUOLA CON I RE
A CURA DI GIUSEPPE SGRO’
ALPES
PAG.: 372.
EURO: 35,00.
[1] A scuola con i Re, a cura di Giuseppe Sgrò, Alpes, Roma, 2012, p. XV.
[2] Ivi, Cit., p. XV.
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