Iscriviti alla Newsletter!
Consigliamo Marx il comunismo e il totalitarismo di sinistra
Quando all’inizio del 1848 Marx ed Engels pubblicarono il Manifesto dei comunisti non solo gettarono le basi per una nuova concezione del socialismo, ma stilarono di fatto un programma rivoluzionario a breve scadenza per i proletari di tutta l’Europa. Gli stessi fallimenti dei moti del ’48 portarono Marx all’esilio a Londra e ad una riprogrammazione dei suoi punti rivoluzionari. In esilio Marx non poté fare altro che dedicarsi allo studio e, nello specifico, alla studio dell’economia politica e del suo processo evolutivo: la sua analisi economica divenne sempre più la conseguenza dell’idea di un “socialismo scientifico”, concetto base del pensiero marxista. Tutti questi pensieri furono “immagazzinati” in un solo libro intitolato Il Capitale, la cui prima stesura fu pubblicata nel 1867: questa è un’opera molto vasta e complessa che si fonda sulla minuziosa descrizione delle leggi e dei meccanismi su cui si fondava il modo di produzione capitalistico dell’epoca. Questo libro contiene inoltre una storia stessa del capitalismo, dal suo apparire fino al momento in cui il alla (sua) contemporaneità. Il nuovo soggetto rivoluzionario non è più il proletariato; meglio è il proletariato industriale. Era proprio in quegli che infatti il proletariato industriale era in crescita in tutti gli stati europei, ma nettamente di più in Gran Bretagna e in Francia, il settore industriale, dando vita al nuovo ceto degli operai. Successivamente vennero istituite le prime forme di sindacato per tutelare i pochi diritti di questi operai lavoratori.
La principale formulazione del Capitale di Marx è la teoria del valore-lavoro: ovvero la teoria per cui il valore di scambio di una merce è dato dalla quantità di lavoro mediamente impiegato per produrla. Questo è un’importante teoria ancora oggi valida: le teorie di Marx ed Engels non sono mai cessate di avere una loro consistenza o, per lo meno, hanno avuto nella storia sempre fieri sostenitori. Di fatto i due considerano il lavoro allo stesso livello della merce: il lavoro deve dunque essere comprato e venduto essendo merce. L’imprenditore che acquista sul mercato il lavoro e vende il prodotto di questo lavoro realizza un profitto sul lavoro altrui proprio come una merce.
Dunque per Marx, a conclusione di questa teoria, il capitalismo rappresenta solo una fase ben definita nello sviluppo storico dei rapporti di produzione. Il destino del capitalismo sarà nelle sue stesse mani e produrrà le stesse condizioni per autodistruggersi: infatti la concentrazione del capitalismo nella mani di pochi uomini si accompagna alla formazione di una massa proletaria sempre più numerosa e sempre più misera destinata a prevalere, alla fine, nei rapporti di forza di natura sociale (non necessariamente sul piano contrattuale che cessa ipso facto con l’avvenuta distruzione del ceto capitalista).
Per questo la pubblicazione de Il Capitale segna un’importante data nella storia del movimento operaio e della cultura occidentale. Per i militanti socialisti infatti, Marx era considerato non solo un loro profondo sostenitore, ma anche un grande economista che aveva analizzato fino in fondo i meccanismi dell’economia capitalistica e ne aveva svelato le contraddizioni. Fu lo studioso che aveva dato una nuova e definitiva parola nel campo delle scienze sociali, così come Darwin rivoluzionò il pensiero delle scienze naturali.
Le origini dell’Internazionale
Il movimento operaio avvertì presto l’esigenza di un collegamento internazionale: infatti in tutti i paesi si era sviluppato sulla base de Il Capitale una varietà di ideologie e forme organizzative operaie. Nel 1862 ci fu l’Esposizione universale di Londra e in tale occasione venne fondata dai dirigenti delle Trade Unions britanniche un’organizzazione permanente di coordinamento aperta a tutti i rappresentati di altri paesi: questa organizzazione prese il nome di Associazione internazionale dei lavoratori che si riunì per la prima volta a Londra nel 1864. A questa parteciparono diverse delegazioni europee, e fra queste era presente anche un delegato italiano di nome Giuseppe Mazzini. A Karl Marx venne affidato dall’unanimità il compito di stilare lo statuto dell’Internazionale. La fondazione di questa che era di fatto un associazione di classe fu senza dubbio un evento capitale nella storia del movimento operaio, ma lo fu più per il suo significato simbolico che per i suoi effetti pratici. Divenne così un vero e proprio spauracchio per i governi conservatori e un organo di rappresentanza e tutela per gli operai.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Sabbatucci G., Vidotti V., Il mondo contemporaneo – Dal 1848 ad oggi, Laterza, 2004, Bari
http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/i/i056.htm
Be First to Comment