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Consigliamo l’immortale Martin Eden di London
La polvere da sparo tornerà. Niente potrà impedirlo.. la stessa vecchia storia si ripeterà. L’uomo si moltiplicherà e gli uomini si combatteranno. La polvere da sparo permetterà agli uomini di uccidere milioni di uomini, e solo a questo prezzo, con il fuoco e con il sangue, si svilupperà, un giorno ancora lontanissimo, una nuova civiltà. E a che pro? Come la vecchia civiltà si è estinta, così si estinguerà la nuova. Ci vorranno forse cinquantamila anni per costruirla, ma finirà per estinguersi. Tutto si estingue.
London
E’ il 2013 quando nel mondo scoppia una terribile epidemia di peste, chiamata peste scarlatta, proprio per le conseguenze che si hanno dal contagio del virus letale: piano piano si perde la sensibilità dei piedi, passando per gli arti superiori, la pelle che diventa scarlatta e, infine, il gelo che prende al cuore; la morte.
Tutto il mondo è afflitto da questa epidemia fatale che farà impazzire letteralmente gli abitanti: le città vengono date alle fiamme nella speranza di eliminare la peste; le persone si allontanano le une dall’altre, per il troppo forte il rischio del contagio, e i ladri saccheggiano le case ormai vuote.
In questo scenario apocalittico si salvano circa quaranta persone, che, poi, dopo anni di ricerca riusciranno a trovarsi. Ma le cose sono cambiate rispetto al 2013: le città non esistono più, di loro è rimasta solo la cenere, così come della letteratura, della cultura, della medicina, della scienza, dell’arte e di tutte quelle discipline che dai tempi più remoti avevano portato l’uomo da “scimmia” a civis. Un vecchio, l’unico superstite dalla grande peste sessant’anni dopo, avrà il coraggio di raccontare con gli occhi madidi di lacrime la sua storia, a degli stolti ragazzini dediti alla pastorizia e vestiti di pelli (che cosa fosse un vestito, lo ignorano completamente) che lo ascoltano appena, annoiati e distratti dallo scavare nella sabbia per cercare i denti dei cadaveri umani per farsi delle collane. Ma come un aedo greco, la cui sola voce bastava a imprimere nella memoria degli ascoltatori una certa storia, il vecchio continua a raccontare la penosa vicenda senza badare alle prese in giro dei giovincelli.
E’ il 1912 quando Jack London scrisse questo racconto lungo che reclama la riflessione del lettore. London, infatti, preannuncia quelli che sono gli incubi e le peggiori paure dell’essere umano: la morte, la solitudine, la malattia, la guerra, elementi che, nel giro di pochi anni, si sarebbero visti nella prima guerra mondiale e che qualche anno prima, come ci raccontano le memorie dello stesso London, lui visse come cronista nel conflitto fra Russia e Giappone degli inizi del secolo.
Il racconto mostra quindi un veloce, velocissimo, declino della civiltà, in cui London stesso ha creduto a intermittenza, fino alla riconquista della civis incoraggiata dall’alfabetizzazione dei giovani da parte del vecchio. Questo è un piccolo passo, ed è la visione ottimistica dello scrittore americano, che però nella pagine finali annienterà il suo ottimismo. Il mondo si è estinto una volta e, inesorabilmente, finirà per estinguersi un’altra volta ancora: la polvere da sparo, per esempio, verrà ricreata: è sufficiente una miscela ben combinata di tipi diversi di terra, allorché gli uomini si faranno nuove guerre e distruggeranno la nuova civiltà a suon di guerre chimiche e disastri nucleari.
Un ottimo racconto, la cui lettura è indispensabile, per capire la visione prebellica da parte di uno scrittore americano così riconosciuto come Jack London. Non solo: non sarà forse un accenno al capitalismo imperialista il gran Consiglio dei Magnati dell’Industria di cui più volte parla il protagonista?
JACK LONDON
LA PESTE SCARLATTA
ADELPHI
EURO 9,00
PAGINE 94
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