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I commentatori usano questo sistema, i punti più ovvi sono spiegati e discussi ad libitum, i passi oscuri dei quali si amerebbe saper qualcosa, vengono saltati col silenzio della più pura ignoranza.[1]
Huxley
Racconti matematici è una raccolta di racconti il cui massimo comune divisore è l’espressione di un certo “concetto matematico”: ogni singolo racconto opera su un peculiare motivo astratto di origine matematica, motivo analogo ad un tema musicale, orchestrato attraverso una forma letteraria. Per ragioni di spazio, parleremo solo dei racconti più rimarchevoli.
In Nove volte sette Asimov parla di una società in un lontano futuro in cui le operazioni matematiche vengono svolte esclusivamente dalle macchine, motivo per il quale le persone non sanno più svolgere i più semplici calcoli, avendo disimparato addirittura a compiere somme e sottrazioni. Tuttavia, un grande matematico scopre nuovamente l’algoritmo della somma e viene immediatamente incentivato dalla comunità militare a sviluppare sistemi di calcolo più progrediti. Dopo un certo scetticismo, implicito in ogni comunità che debba assorbire idee ardite (così che qualche ingenuo si può fare utilmente un’idea di quello che accade quotidianamente nel mondo libero, democratico e virtuoso della scienza), l’idea conquista prima i politici e i militari e dopo la comunità scientifica: utilizzando i calcoli mentali anziché supercomputer si può sostituire il macchinario con la mente umana! Questo passo consente di potersi dotare di un esercito numericamente considerevole a bassissimo costo economico, giacché i cervelli al carbonio sono sempre più a buon mercato che quelli al silicio. E così, visti i risultati, il matematico che scoprì il calcolo mentale prende una deriva umana inaspettata… ma ormai tutto è in mano ai “tecnici”, che poco stanno a guardare alle conseguenze etiche delle loro scoperte né hanno a cuore l’amore dell’umana conoscenza, laddove c’è da perseguire un obbiettivo materiale. Un racconto che mette in luce il meglio dello scrittore di fantascienza, scritto con uno stile incalzante e dotato di un’implicita ironia rara.
In Eupompo diede lustro all’arte mediante i numeri Huxley parla di un uomo alle prese con la scoperta su un’antica verità, a seguito della quale egli cade all’interno di un meccanismo psicologico perverso che lo chiude in se stesso e nei suoi calcoli: egli deve contare tutto, ogni singolo passo, ogni singola mattonella e disattende la più normali funzioni mentali pur di eseguire costantemente i suoi calcoli. Forse non un capolavoro, ma senza dubbio straordinario esempio di come la matematica sia al contempo un gioco che scienza, capace di invischiare la mente come il poker.
In I sette messaggeri Dino Buzzati racconta di un principe che voleva scoprire i confini del suo regno (infinito?) ma che non vuole rinunciare all’isolatezza. Così, cavalcando per anni, scopre ben presto che i suoi messaggeri impiegano ancora più tempo a comunicare le sue notizie e riferirne di nuove, così che lo scarto temporale tra sé e la sua comunità di appartenenza diventa ancora più distante. La relatività dello spazio impone, così, la relatività del tempo e, andando ai confini dello spazio, si arriva ai confini del tempo. La costruzione del racconto si impernia proprio all’interno di un contesto relativistico dove tutto varia in funzione dello spazio e, conseguentemente, del tempo. In realtà, questo racconto, oltre ad essere matematico, mostra quello che fu una delle caratteristiche delle trasmissioni dei messaggi nel mondo pre-telecomunicazioni: le informazioni decadevano di importanza proprio perché riportate con una dilazione temporale enorme, problema conosciuto da tutti i generali e molto ignorato oggi, che si è abituati a credere di trovare quel che si cerca in tempi inferiori ai dieci secondi.
In La quadratura del cerchio O. Henry parla di una storia assai strana di un matematico che scopre come creare uno spazio nullo: attraverso strani ripiegamenti si può finire nel nulla assoluto. Il protagonista riscopre tale possibilità e utilizzerà tale scoperta per uno scopo, forse non troppo nobile, ma il sogno di tanti uomini! Racconto anch’esso ironico, capace di indispettire o far sorridere, a seconda della disposizione d’animo con cui si legga. Indubbiamente uno dei migliori racconti.
In Il conte di Montecristo Italo Calvino inizia il suo racconto all’interno della prigione-fortezza inviolabile, nella quale un uomo tenta la fuga scavando infinite gallerie, ritornando continuamente nelle stesse stanze ma sempre da angolazioni diverse. Scava che ti scava, pensa che ti pensa, lo spazio si curva fino a che il racconto finisce a parlare di se stesso, attraverso un uso magistrale dell’immaginazione e della lingua: esistono alternative al racconto, tutti quelli non scritti, con leggere varianti; esiste la fuga nella fuga che diventa, così, un paradosso di un racconto che rientra dentro se stesso. Un racconto meraviglioso, geniale che merita di essere letto e riletto con attenzione.
In La casa nuova di Robert Heinlein viene raccontata l’esperienza di un visionario architetto che inventa una casa “ipercubica” a quattro dimensioni spaziali. Quando gli inquilini si insediano nella casa, vivranno un’esperienza ipercubica, all’interno della quale tutto sembra diventare un incubo. Il film “The Cube” probabilmente aveva tratto ispirazione da questo racconto bellissimo.
In John Von Neumann Hans Magnus Enzensberger traccia un ritratto alquanto ironico e in versi di quel genio (genio del male?) che il terribile Von Neumann, artefice di una teoria formale degli insiemi, quasi unico a comprendere la dimostrazione e non solo i risultati del Teorema di Gödel, noto come “il calcolatore di Princeton” anche per aver stabilito l’altitudine precisa alla quale doveva esplodere la bomba A (fat boy) su Hiroshima e la prima bomba H a Bikini, morto, guarda caso, di cancro. Enzensberger si dimentica della sua peculiare visione anticomunista che avrebbe voluto che gli Stati Uniti conducessero una guerra nucleare preventiva contro l’URSS, perché, nel peggiore dei casi, gli Stati Uniti avrebbero perso poche decine di milioni di uomini, a seguito della distruzione totale dell’Unione Sovietica (tema che ha ispirato Kubrick nella costruzione del personaggio noto come Il dottor stranamore)… un dettaglio che nel quadretto non sarebbe dovuto mancare!
Abbiamo voluto parlare dei soli racconti sui quali vale la pena di soffermarsi, e non perché anche altri non siano degni di considerazione (come il pur meritevole Quanto scommettiamo di Calvino) ma perché questi ci paiono i migliori dell’intera raccolta, da segnalare per stuzzicare la lettura. Questa raccolta di racconti si impernia in una tripartizione strutturale: racconti numerici, spaziali e ritratti. Curiosamente, non compare una quarta categoria che, per la verità, sorprendentemente viene lasciata fuori: la logica. Ad esempio, il racconto Esame dell’opera di Herbert Quain di Borgess tratta di un immaginario scrittore che, pur mediocre, scrive libri e opere sulla base di una peculiare struttura matematica (ma sarebbe più corretto dire “logica”). Ad ogni modo, esistono dei racconti e libri logicamente strutturati, come alcuni pezzi del Gödel, Escher e Bach. Una Eterna Ghirlanda Brillante di Hofstadter, o il più celebre Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll: non a caso, sia Hofstadter sia Carroll sono due autori attenti ai problemi di logica. La buona domanda è: la logica è collocabile all’interno della matematica? A prescindere dalle nostre peculiari opinioni, che concepiscono la logica come qualcosa di più filosoficamente importante di quanto non lo sia a livello matematico (sia per ragioni di storia del pensiero che per ragioni di prassi), rimane il fatto che la logica viene principalmente studiata nei termini di “calcolo”, che è un concetto eminentemente matematico (anche se, poi, si deve fare i conti con il concetto di “verità” che, giustamente, viene assai disprezzata, rispetto a concetti più nobili come quello di dimostrabilità). Dunque, ci pare che una raccolta di racconti “logici” sarebbe stata la chiusura del cerchio, cerchio che, in questo caso, rimane aperto.
I racconti peggiori rimangono quelli dei ritratti, superficiali e incompleti. Inoltre, si segnala l’assenza del racconto su Archimede di Achille Campanile tratto da Vite di uomini illustri, un testo di un’ironia e surrealismo tutto campaniliano, che avrebbe fatto la sua figura… Mentre è superficiale e, in alcuni punti, stilisticamente e contenutisticamente mediocre il “ritratto” di Turing, che, però, ha il vantaggio di poter mostrare come non scrivere un racconto di divulgazione… anche quando parla di un uomo e non della sua disciplina perché la divulgazione deve rimanere sul limite del fuorigioco, laddove è virtuosa quando spiega il concetto dietro la tecnica, ma quando travisa il concetto allora si fa foriera di pericolosi pregiudizi, che, come si sa, si diffondono ben più velocemente che le piccole e grandi verità.
Il libro rimane una valida raccolta di racconti matematici, il cui termine comune è un “concetto astratto” che fa capo ad una componente matematica, sia ora il “calcolo”, ora il “numero”, ora la “distanza”. Anche se alcuni racconti non funzionano perfettamente, essi contribuiscono a illuminare quella che è una disciplina che potrebbe essere presentata in modo tale che si veda anche uno scopo a quei calcoli che, per lo più, sembrano fine a se stessi.
RACCONTI MATEMATICI
EINAUDI
PAGINE: 301.
EURO: 11,50.
[1] Huxley A., Eupompo diede lustro all’arte mediante i numeri, in Racconti matematici, A cura di Bartocci, Einaudi, Torino, 2007, p. 79.
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