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Consigliamo la guida a William James di Francesco Margoni
Due racconti di Henry James, Giro di vite narra la vicenda di un’educatrice di due fratelli, Miles e Flora, un bambino e una bambina. Come unica compagnia la protagonista ha Grose, la domestica, un’anima semplice ma capace di assistere l’educatrice nel fitto mistero in cui piomba. La bambinaia era stata chiamata dal ricco zio dei fanciulli affinché li accudisse ma non lo importunasse mai e per nessuna ragione. Viene spedita in una grande casa quando, parlando con Grose, viene a sapere che la precedente educatrice era sparita, incapace di continuare, e poi morì in circostanze misteriose. Sorte simile toccò al signor Quint, un uomo dai capelli rossi e dalla perversione inaudita. La protagonista inizia la sua ascesi in un mondo in cui l’immaginazione e la realtà si mesciano insieme a tal punto che non è più possibile distinguere l’una dall’altra. La velocità degli eventi e delle misteriose apparizioni dei defunti Quint e la vecchia educatrice aumentano con l’arrivo di Miles che, fino a quel momento, era rimasto in collegio e fu cacciato senza possibilità di far ritorno alla scuole per ragioni oscure e fu rispedito a casa con la dicitura poco chiara di “comportamento perverso”. La protagonista finisce per provare sentimenti materni e comprensivi, profondamente protettivi nei confronti dei suoi pargoli nei quali vede riflesso il male potenziale che potevano aver ricevuto da Quint e dalla vecchia insegnante: entrambi, si scopre, sono due esseri malvagi e capaci di corrompere i giovani.
Il secondo racconto, il Carteggio Aspern, narra la vicenda di un uomo che vuole ritrovare le carte del grande poeta Aspern a qualunque costo. Dopo il fallimentare tentativo di un suo amico e collega che richiede il carteggio direttamente alla proprietaria e anziana donna, un tempo amante del poeta, la signora Juliana, decide di andare direttamente al luogo dove la donna abita tentando di trovare validi espedienti per arrivare a possedere le preziose carte. Tuttavia, la strada è sbarrata proprio dalla Juliana, una donna incattivita dall’età, avida e malaticcia ma dalla volontà d’acciaio. Questa donna non vive sola, sebbene totalmente isolata dal resto del mondo. La sua nipote, la signorina Tina, è una ragazza non più giovane e non particolarmente bella completamente soggiogata dalla zia e incapace, ormai, di vivere una vita propria e di ragionare indipendentemente dagli altri. Il protagonista si finge uno scrittore alla ricerca di pace e tranquillità e di una casa dotata di giardino per intrufolarsi nell’enorme magione decadente della signora Bordereau. Fino alla fine non si sa come vada a finire la storia.
Il primo racconto lascia senza fiato per la capacità dell’autore di coinvolgere emotivamente il lettore fino al punto di riuscire ad indurlo a pensare letteralmente con la testa fantasiosa della governante. Interessante, in questo senso, è la profonda ricostruzione psicologica di una donna sola lasciata in balia della sua immaginazione in una casa enorme con il solo aiuto di un’altra signora, ancora più ingenua, incolta e dalle facili tendenze alla credulonità paesana. L’intreccio si articola sulla personalità della protagonista la quale, pur non essendo la rappresentazione somma della razionalità, è abbastanza credibile da riuscire a far provare sensazioni turbolente e contraddittorie al lettore. L’ambientazione è resa interamente attraverso la lettura di un solo soggetto che racconta sé e il mondo dal suo punto di vista: la narrazione è interamente in prima persona . L’espediente letterario su cui si fonda tutto il racconto è la rappresentazione di un mondo interiore che tange solo parzialmente la realtà ma che su essa costruisce le proprie immagini. Due termini rilevanti sono “impressione” e “registrazione”, entrambi usati da James esplicitamente. Si tratta, dunque, di riportare alla luce una complessità interiore che nasce spontaneamente dalla sensibilità ingenua e turbata di una donna che sente l’amore per i suoi “figli” e, allo stesso tempo, di una persona che tenta di razionalizzare qualche cosa che non riesce a tenere sotto controllo: i suoi stessi fantasmi. Tuttavia, la grandezza di questo racconto, consiste nel fatto che tali fantasmi sono condivisi e, dunque, qualcosa di più di un semplice vissuto onirico perché sia i bambini che Grose vivono tutti nello stesso mondo di sogno: d’altra parte, la costruzione di miti doveva funzionare proprio in questo modo e non può essere un caso che James non presenti nessun personaggio eminentemente razionale ma lascia tutto in mano ad una protagonista dall’animo spontaneamente incolto ma volenteroso.
Il Carteggio Aspern è simile per impostazione a Giro di vite ma più rivolto alla costruzione di una trama efficace con colpo di scena finale. La prospettiva è sempre in prima persona ma non c’è sostanzialmente nessun punto rilevante se non la costruzione della triste miss Tina la cui psicologia è tanto ben tratteggiata che sembra di averla conosciuta davvero. Tuttavia, l’unico motivo che rende interessante questo racconto è la narrazione stessa, cioè la fruizione dello svolgimento della trama che risulta a tratti davvero travolgente.
Un autore da non sottovalutare e che riesce a rendere vivi personaggi ideali la cui grandezza è veramente da sottolineare nel primo racconto dove la sua maestria raggiunge il massimo. Inoltre, nonostante la scrittura in prima persona e l’attenzione per l’aspetto puramente introspettivo, risulta gradevolissimo anche al palato di chi si interessa del puro mistero o della sola trama rispetto a qualunque altra considerazione.
Una nota finale e dolente per chi ha curato l’edizione. Si trattava dei libri venduti col quotidiano La repubblica: buona carta, buona impaginazione, elegante copertina rigida con cofanetto di color turchese scuro con pessima, terribile e spesso fuorviante presentazione del testo. Lineette, virgole e virgolette si intersecano rendendo addirittura ambiguo in molti tratti il testo. Terrificante pensare che la trasmissione di testi così belli sia lasciata alle mani di incapaci scribacchini il cui unico obbiettivo è rispettare la bellezza dell’oggetto, pensato più come un soprammobile di lusso diffuso (per ciò del tutto disprezzabile come bene di lusso in quanto tale) piuttosto che come libro da leggere nel senso migliore del termine. Infatti, se così non fosse, ci si sarebbe impegnati un po’ di più se chi ha venduto tali libri avesse anche pensato che, un giorno, qualcuno, per sbaglio, li avrebbe letti! Ma, tale idea, doveva essere del tutto inibita dall’altra concorrente che pensava ai compratori di libri come chi compra la scatola senza guardare cosa c’è dentro. Una perspicacia editoriale davvero significativa!
Tuttavia, James è talmente bravo che ci consente di sbuffare solamente e di non chiudere il tomo con rabbia.
Henry JAMES
GIRO DI VITE. CARTEGGIO ASPERN.
L’ESPRESSO – DIVISIONE LA REPUBBLICA
PAGINE 294.
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