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Dopo il bel racconto autobiografico di Calvino, Autobiografia di uno spettatore, in cui si possono trovare scritti tutti quei sentimenti che ruotavano attorno al cinema, quando aveva ancora senso parlare di “Cinema”, espressi in film come Amarcord e Nuovo cinema paradiso che, pur nella sua presunta nostalgia, ci riporta i ricordi di chi aveva legato alla visione dei film qualcosa di profondamente diverso da ciò che lo spettatore attuale può provare. L’evoluzione dai primordi all’attualità delle multisale, sempre più simili a maxitelevisioni quanto al concetto, è ripercorsa dallo stesso Fellini. Tra racconti autobiografici e immagini pure e potenti il regista racconta più che i suoi film, il suo modo di pensare al cinema e il cinema, durante i diversi atti creativi che una pellicola richiede per la sua creazione: riflessione sui materiali, determinazione delle immagini salienti o sentimenti che il film deve suscitare, scelta degli attori, fotografia, regia, montaggio, doppiatura, scelta o composizione della colonna sonora. Fellini racconta bene quel che deve essere la gestazione dei grandi capolavori cinematografici: un magma immenso dal quale, e solo dopo raffreddamento conclusivo, si giunge alla perfezione formale vera e propria, quando c’è. Alla fine del libro è contenuta una filmografia e bibliografia essenziale, sempre molto utile.
Siamo di fronte ad un libro prezioso per tutti coloro che si interessano di cinema, in generale: Fellini parla con grande competenza, senza calcare eccessivamente la mano, sui particolari tecnici indispensabili per lui per realizzare un film. Attraverso una lettura introspettiva della sua arte, come spesso fa nei suoi film, Fellini ci mostra i film senza parlarne mai troppo direttamente. Un po’ per pudore, un po’ per l’adozione di un metodo che rappresenti senza svelare, qualità importante per tutti i grandi artisti e non solo cineasti.
Certamente, se non si ama troppo Fellini e il suo cinema così denso di emozioni primordiali, di eccessi e di umanità a tutto tondo, è evidente che la lettura non sarà pienamente soddisfacente. Il vari capitoli, che sono ripresi da interviste che il regista rilasciava e, poi, ridiscuteva, non sono la descrizione analitica dei suoi film: Fellini lascia che ci siano quasi delle libere associazioni tra le sue parole e alcuni suoi film, coglibili solo nella misura in cui si abbiano già ben presenti le immagini filmiche descritte. Ma, anche per chi non avesse visto un solo film del regista, può essere interessante scoprire attraverso le parole di un grande genio come, più o meno, doveva anche pensare.
In effetti, è proprio il lato intimistico a rendere affascinante il libro ma, alla lunga, un po’ stucchevole. Il sentimento profondo e primordiale del cinema di Fellini è, più che il suo amore per l’eccesso o per il circo, proprio la confusione: pur sostenendo di essere un antintellettuale convinto (sebbene citi Hegel con grande pertinenza…) Fellini trasporta in immagini la coscienza dell’uomo contemporaneo, colui che non è più nella luminosa e ottimistica età moderna, ma deve fare i conti con la complessità della realtà, con tutte le sue sfaccettature. La confusione, così presente nei grandi capolavori del regista, emerge con forza cruda dalla lettura di questa pagina: egli si fa carico di un sentimento profondo, di un uomo che ha visto le proprie radici nella naturalità stessa e che si ritrova, nella rilettura adulta, a scoprire che esse sono state soppiantate da qualcosa che con lui non ha più nulla a che vedere: un’immagine per tutte è la descrizione di Rimini dopo che Fellini vi fa ritorno dal soggiorno romano. Dunque, confusione. Ma anche grande lucidità ed è per questo che i suoi film (non tutti ma quelli più salienti da questo punto di vista) non sono facili da accettare.
Qualunque cosa si pensi di Fellini, rimane uno dei grandi geni della cinematografia mondiale. Un uomo che ha dedicato la sua vita, non vorremmo dire “al cinema”, quanto alla ricerca dell’immagine che sappia dare un corrispettivo visivo aderente fino in fondo ai suoi profondi contenuti. Un libro, dunque, da leggere per tutti gli amanti di Fellini e per tutti coloro che non lo amano.
FELLINI FEDERICO,
FARE UN FILM, con l’Autobiografia di uno spettatore (di Italo Calvino)
EINAUDI
PAGINE: 206.
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