Angela Luverà Rattray è un’artista internazionale. Nel 1976, maturò il suo interesse per l’architettura del paesaggio, il restauro e la documentazione dei centri storici. Lei in aggiunta frequentò l’Accademia di Belle Arti di Roma, curando la pittura. Nel 1980 ci fu il suo trasferimento in Canada. Angela Luverà Rattray divenne un membro della Manitoba Printmakers Association. Il primo successo in Italia fu durante un concorso per installare una scultura, in modo permanente, presso l’Università di Modena. Nel 2002, Angela Luverà Rattray attirò l’attenzione dei canadesi. Una sua installazione, che si chiamava Adagio gioioso, fu esposta dapprima nella capitale Ottawa, e poi al Palazzo del Parlamento in Manitoba. Angela Luverà Rattray ha lavorato come docente universitaria, aiutando gli studenti canadesi nei loro scambi con l’Europa. Lei espose per l’Ace Art Gallery, la Site Gallery e la Centennial Concert Hall in Winnipeg. Da alcuni anni, Angela Luverà Rattray vive a Bassano del Grappa (VI), partecipando alle biennali locali d’incisione. I suoi lavori sono presenti in collezioni sia pubbliche sia private. Principalmente ce le ricordiamo in Canada, in Europa, negli Stati Uniti, in Asia ed in Australia.
Nelle opere d’arte che realizza Angela Luverà Rattray, esteticamente appare una polarità. Allora subentra il bisogno dell’armonizzazione. Tutte le culture si sono sviluppate a partire dai contrasti: fra i principali, noi ricordiamo il bene e male, vita e morte, luce e tenebra ecc… Questo può apparire banalmente tribale; così la modernità prova a razionalizzare la ricerca d’un equilibrio. E’ il riassunto per l’estetica dell’artista Angela Luverà Rattray, la quale si muove fra la geometria (delle forme) e la leggiadria (delle percezioni).
(courtesy to Angela Luverà Rattray)
L’ordinamento della natura arriva virtualmente a danzare. E l’installazione artistica che si chiama Danza di Gaia, coi pannelli di cotone che vorranno simbolicamente proteggere, al vento, la dolcezza delle donne. Storicamente, noi non finiremo mai di ringraziare la loro accuratezza nella tessitura, spesso al “silenzio” della società. Esteticamente, sarà possibile farlo nella ricerca d’una luce per il filo. In questa leggerezza, fra il fuoco e l’aria (passando per la terra dell’allestimento), noi tendiamo a percepire un’armonizzazione.
In aggiunta, noi non possiamo dimenticare l’elemento dell’acqua. Angela Luverà Rattray ama usare la tecnica artistica del printmaking. Lei ci aiuta a percepire che la luce incide il ritmo della vita. Noi siamo sempre “assorbiti” dalle nostre azioni. In natura l’esteriorità materiale resiste alla forza di gravità. Virtualmente, inoltre, noi siamo influenzati dalle memorie o dalle aspettative. Tutto questo andrà governato. L’artista conferisce una carica emotiva all’ambiente di vita. La sua opera non deve cedere alla “piattezza” della quotidianità.
Per Angela Luverà Rattray, anche l’ombra avrebbe una dignità. Senza di quella, un uomo nemmeno cammina… Nel dipinto esiste il “timbro” della velatura. Grazie all’incisione, in aggiunta la materia si percepisce alla tridimensionalità. La semplice vista si renderà più coinvolgente. La luce dà la vita, ma perché rispetta un contrasto (rivalutando l’ombra). La filosofia estetica ama trattare una dialettica fra la figurazione e l’astrazione. Angela Luverà Rattray ha esibito una “luna placida”. Torna così la dignità del lato oscuro. Esso è costantemente enigmatico, ma per attrarci a scoprirlo. Anche la perfezione, dovuta alla sfericità, non può mai rinunciare a farsi “tastare”. In un cerchio, noi giriamo intorno col nostro sguardo.
(courtesy to Angela Luverà Rattray)
Angela Luverà Rattray racconta che, da ragazza, sulla costa natia in Calabria, la luna per lei si percepiva come un’arpa. Dal mare, quella aveva le corde suonate, passando coi raggi in mezzo alle arcate dei ponti. Tutta la femminilità delle “influenze” lunari (dalle varie fasi) modernamente diventa dialogica. Non esiste mai una vera perfezione, come nella sfera. Piuttosto, bisogna accettare la fluidità del pensiero, attraverso la reinterpretazione delle circostanze (spesso impreviste) che si vivono.
La luna simboleggia una verità che si conoscerà solo parzialmente, e fra gli attimi fuggevoli delle stelle. La luce ci abbaglia; ma questo permette la positività di lasciare un segno. L’ombra è sempre “tastata” dall’impronta. Il cerchio dipinto da Angela Luverà Rattray sembra riflettente, all’orizzonte d’un senso tutto da inseguire, fra il Cielo e la Terra. La craquelure permette di percepire il “battito” d’un miraggio. Il quadro avrebbe una figura nascosta, per rivelare che l’astrazione è ancora al “limbo” della sua spiritualizzazione. Così funziona il simbolismo, esteticamente.
Possiamo pensare ai normali sentimenti dell’uomo. A volte noi preferiamo trattenerli un po’, augurandoci che il nostro interlocutore si renda più disponibile nel “fare il primo passo”. E la capacità del dialogo che simbolicamente nobilita l’uomo. Questo vale al di là del carattere personale.
(courtesy to Angela Luverà Rattray)
Consideriamo la società contemporanea. Gli uomini devono indossare una maschera, per i rapporti di lavoro. L’artista è assai più libero. Ma non significa che egli ci nasconda la verità, a volte scomoda. Nei quadri di Angela Luverà Rattray, esteticamente pare che la craquelure ondeggi sulla marezzatura.
Perfino un arido deserto può essere percepito al miraggio dell’oasi rinfrescante. Le dune e le onde hanno grossomodo la stessa forma. Angela Luverà Rattray ricrea per sé un nuovo spazio d’allestimento. Precisamente lei esibisce un labirinto, dove Gaia (a simboleggiare la divinità della Terra) danzerà. La forma razionalistica del quadrato si farà “tastare”, girandoci intorno. Prima si cercherà il “mistero” del nucleo originario, poi la “coda” che trasmetterà un insegnamento (per affrontare le nuove sfide della vita). Se tutti gli enti hanno una loro ragione, quanto noi possiamo “ballare” sull’imprevedibilità del destino?
La natura va rispettata, mentre l’umanità “pecca” di superbia con l’inquinamento o la cementificazione. Si correrà il rischio degli sconvolgimenti climatici. Ma l’uomo purtroppo li avrà indirettamente favoriti, senza una coscienza ambientalistica.
Angela Luverà Rattray ricorda che Gaia è una donna. Si possono immaginare le maestranze del settore tessile, ma soprattutto all’artigianato della cultura aborigena, in Canada. La donna ha il dono naturale della pazienza, dovendo accudire i figli. Possiamo recuperare il mito di Penelope, la quale tesse attendendo il ritorno dell’amato Ulisse. Al giorno d’oggi, purtroppo le cronache raccontano che la donna è vittima della violenza di genere. Angela Luverà Rattray ama installare il “cofanetto decorato”. Questo simboleggia la volontà di preservare lo scudo dell’anima, in specie femminile.
Nell’insieme si realizzerà un battito per la trascendenza, mentre la luce inciderà una materia che “fluttui” all’infinito. Ma quanto il cerchio (che è lunare, per Angela Luverà Rattray) avrà il simbolismo dell’abbraccio? Quando c’interessiamo a qualcosa, lo spazio ed il tempo si percepiscono per un evento. Inoltre, bisogna reinterpretare la propria vita. In un abbraccio, tutto il mondo è paese (come si dice), perché impariamo ad evitare la solitudine. Non perderemo mai la persona che amiamo. La luna romanticamente sostiene la sera, contro il pericolo del buio.
Storicamente, i caratteri tipografici hanno permesso alla sapienza di girare in tutto il mondo. Da un unico autore, si passa a migliaia di diversi lettori. Magari, un testo che “ci prende” emotivamente simboleggia il ciclo della “vita” per la reinterpretazione d’un significato. E’ una dialettica che, almeno a livello percettivo, traccia la marezzatura a mezzo printmaking.
Angela Luverà Rattray nasce sulla costa calabrese, con la “foglia d’oro” per il colle che libra placidamente sul mare, al caldo. Ma lei in seguito va a vivere in Canada. Accade che la foglia d’acero (riportata nella bandiera nazionale) possa trattenere la luce, contro il banale ingiallimento d’autunno.
Angela Luverà Rattray ha studiato architettura. Bisogna che il “lato nascosto” torni alla luce. Ad un architetto interessa che la persona si trovi a suo agio, in qualsiasi stanza. La caratteristica abitabilità è simboleggiata dal focolare, con l’interiorità. Per tali motivi, la foglia d’acero che cade dall’albero conserverà la dignità d’un adattamento al suolo. La vita è sempre “ingiallita” dal focolare dei sentimenti. Né le abbondanti nevicate al freddo, in Canada, impediranno ad Angela Luverà Rattray di cercare la foglia d’albero (oppure l’ala d’un insetto) che persiste nella vita.
Parallelamente, funziona la soluzione che implica una razionalizzazione geometrica. Si trasferisce un po’ di solarità mediterranea, mediante la sezione aurea. Nel punto di fuga, seguendo la prospettiva, appaiono alcune combinazioni. La vita richiede la capacità di sapersi adattare ai limiti imposti dagli Altri. Districarsi nel labirinto è diventare flessibili al sentimento. Il corpo non deve subire l’ingabbiamento, se può “trovare la via d’uscita” grazie alla maturazione dell’anima.
Già lo sapevamo dagli antichi Greci, con la caratteristica catarsi, assistendo all’opera artistica. Modernamente, si aggiunge che se non puoi rivoluzionare il mondo, almeno rivoluziona la tua interiorità. Noi ci ricombiniamo grazie ai sentimenti. Quelli servono a “tentare un aggancio” con gli Altri. La mente ha la razionalità, ed il cuore “ci gira intorno” (perché l’anima alla fine vuole imporsi). Bisogna amare prima di conoscere! Angela Luverà Rattray è un’artista sincera, a tal punto da tirar fuori, nei suoi ritratti, anche la parte più “nascosta” dell’anima altrui.
(courtesy to Angela Luverà Rattray)
Lei ama gli inserimenti, realizzando un’installazione. Ad esempio, la “nuova linfa” per un tubo di plastica potrà virtualmente scorrere: dal disegno su carta d’una foglia, o d’un insetto. L’autentico “punto di fuga” per la vita è la sua capacità di generare. Così, amorevolmente neutralizziamo l’ineluttabilità della nostra morte. Pensando alla banalità d’un materiale da riciclare, ammettiamo che spesso ci sentiamo talmente affezionati al “ferrovecchio” da sperare di preservarlo intatto, per noi, senza buttarlo via, per gli altri.
Dunque il labirinto esibito da Angela Luverà Rattray serve ad un training introspettivo. Si tratterà di capire quanto siamo disponibili ad affezionarci, sino alle “viscere” cellulari. Il simbolo della foglia diviene esteticamente suggestivo. Quella resiste nel proprio tentativo d’afferrare qualcosa (nonostante il vento), se riproduce in parte la forma d’una mano, con le annesse dita. La matrice in apparenza “ferrosa”, per via del printmaking, avrebbe una “linfa sanguigna”, umanamente parlando.
Nell’installazione di Angela Luverà Rattray, al centro del labirinto possiamo trovare una massa di grano. I raggi di luce avranno una “cascata d’oro nutriente”. Per quanto il nucleo sia sfericamente perfetto, esso non può limitarsi alla freddezza d’un calcolo matematico o fisico. Se la vita procede geometricamente (mediante la successione delle stagioni), nessuno “gira intorno” alle pareti della propria anima, che ha lo “scudo” dell’invisibilità. Però, rimane il bisogno dell’abitabilità. Il “tesoro che nutre”, nell’allestimento di Angela Luverà Rattray, comporta l’adattamento costante al giusto senso della vita. E’ la metafora del respiro, tramite cui noi diventiamo “fluidi”, nei confronti dell’esteriorità.
(courtesy to Angela Luverà Rattray)
Angela Luverà Rattray progetta allestimenti d’arte che rivisitano l’albero. Le paretine di cotone appariranno virtualmente in simbiosi con le carezze della pelle. Noi apprezziamo sempre il “tesoro placido” delle foglie al sole, le cui ombre proteggono il viandante a riposo, fra i sentieri tortuosi della vita. Quanto la corteccia dell’albero avrebbe la pelle morbida, in un “labirinto dei sensi”? Da un lato ci sarà la fotosintesi clorofilliana, dall’altro lato ci sarà l’interattività dell’arte: ma sempre trattasi di far respirare la vita. Se uno pensasse solo al calcolo dei beni materiali, poi ne rimarrebbe succube. Da una simile povertà di spirito, fortunatamente la grande arte s’autoprotegge.
Per il filosofo Plutarco, la mente umana non ha bisogno d’essere riempita come un vaso di fiori, bensì d’una scintilla che ne accenda la “legna”. Dunque, s’impara facendo tesoro dell’esperienza passata, ed in specie se la rielaboriamo “creativamente”. Immagazzinare nozioni non serve a nulla, senza un minimo d’ispirazione!
La verità è che bisogna sempre imparare ad ambientarsi, tramite le “incisioni” delle scelte da prendere. Simbolicamente, Angela Luverà Rattray cerca una simbiosi: fra la geometria evolutiva della biologia e la libertà “variante” del pensiero. Coerentemente, a lei servirà la leggerezza, lasciando che il visitatore faccia respirare sia il corpo sia l’anima, mentre percorre il labirinto esposto. Si rimuove tutta la “distrazione” del dettaglio superfluo, in quanto solo fine a se stesso, nel suo materialismo. All’opposto si valorizza il simbolismo, e partendo dal rame dell’incisione, che funge da “pelle per la Terra”. A ragione s’è coniato il concetto per un’arte dal processo “archeo-botanico”. Dalla corrosione del rame, la vita si deve rigenerare: questo simboleggia tutto il “nutrimento” d’un ambientamento fluido (flessibile).
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