Al fine di rivelare i fondamenti della società occidentale moderna, sviscerandone le basi di pensiero per comprenderne a pieno l’essenza, è buona norma far poggiare i propri sforzi di studio sui grandi nomi della trattatistica filosofica medievale. Una prospettiva compendiale del settore della medievalistica, puramente filosofica, richiede di concentrare le principali teorizzazioni di pensatori diversi, anche piuttosto distanti nel tempo e nello spazio, al fine di rivelare una soggiacente base comune concorrente alla formazione, in diacronia, del pensiero occidentale.
A tale principio, ossia di rivelare e divulgare i fondamenti del pensiero occidentale, si dedica con puntualità lo sforzo saggistico del professor Pasquale Vitale,[1] docente di materie storiche e filosofiche con una duplice formazione universitaria in Filosofia medievale e Filologia moderna, e pubblicazioni all’attivo che spaziano dalla saggistica filosofica all’analisi linguistico-letteraria. Il volume in questione (Filosofia medievale. Storie, opere e concetti. I saperi fondamentali che hanno plasmato la società occidentale, Reggio Emilia, Diarkos Editore, 2023, 463 pp., N.d.R.), si propone in particolare di esplicare accuratamente, in una forma compendiale ma non perciò sbrigativa, e quanto più accurata, le linee di pensiero dei principali filosofi e intellettuali del complesso e articolato medioevo occidentale, epoca fiorente di pensatori orientati, in buona parte, alla dottrina cristiana, e dediti al culto degli studi intellettualistici e della trasmissione di questi, con uno sguardo anche al panorama orientale.
«Il volume del professor Vitale rappresenta un nuovo approccio alla lettura del Medioevo. […] Nell’analisi qui condotta traspaiono, in modo sorprendente e accattivante, le capacità di questi intellettuali di realizzare un discorso produttivo e fecondo attraverso il quale cercavano di trasmettere le loro opere e il loro pensiero.»
(Dalla Prefazione di Mariangela Ielo, p.9)[2]
Il volume si suddivide in diciassette sezioni, ognuna dedicata a un filosofo di particolare rilevanza, cominciando con Severino Boezio e giungendo ad Agostino, Ildegarda di Bingen, Tommaso d’Aquino e numerosi altri pensatori particolarmente brillanti e innovativi, oppure a una scuola di pensiero, dal monachesimo all’averroismo, la scuola di pensiero oxoniense, la mistica e, infine, anche la filosofia del Giappone medievale: ogni profilo è presentato tramite una sinossi biografica, un’esplicazione del pensiero dell’autore, con il supporto di brevi estratti dagli scritti, il tutto spesso chiuso da un estratto di un brano.
Nello specifico, i filosofi trattati, e le scuole di pensiero, sono i seguenti, collocati in ordine di apparizione con le rispettive opere di cui è presentato un estratto: Severino Boezio con un brano dalla Consolatio philosophiae; Agostino d’Ippona con due brani, rispettivamente dalle Confessiones e da La vera religione; il Monachesimo; Anselmo d’Aosta con un brano dal Proslogion; Abelardo con un brano dalla Storia delle mie disgrazie; Ildegarda di Bingen; Avicenna; Averroè con un brano da L’incoerenza dell’incoerenza dei filosofi; L’averroismo latino; Pietro d’Abano; Tommaso d’Aquino con una serie di brani dalla Somma teologica; La scuola di Oxford; Ruggero Bacone; Duns Scoto con un brano dall’Opus oxioniense; Guglielmo di Ockham con un brano dal Commento alle sentenze; I Calculatores e le critiche di Pietro Pomponazzi; Giovanni Buridano; Meister Eckhart; Il Giappone medievale ed Eihei Dōgen. Espediente innovativo, e particolarmente efficace, è l’impiego della prima persona nella strutturazione delle sinossi biografiche, che conferisce alla narrazione un senso di leggerezza e prossimità, senza tuttavia compromettere la solennità della materia trattata né la rilevanza dei dati presentati. L’espediente non ha uso sistematico, lo si ritrova nelle sezioni denominante Storytelling.
Oltre allo sforzo del professor Pasquale Vitale, nel volume sono presenti contributi[3] di assoluto valore firmati da Antonio Cosentino,[4] Marco Palladino,[5] Pietro Salvatore Reina,[6] Renato de Filippis[7] e Roberta Fidanza,[8] oltre alla puntuale Prefazione di Mariangela Ielo e un’intervista incipitaria a Donato Verardi. La collaborazione polifonica sul tema conferisce al volume uno spettro d’indagine piuttosto ampio, con diverse focalizzazioni circa ogni tema, in un susseguirsi di presentazioni compendiali e focalizzazione specifica tramite gli approfondimenti. Questa valenza polifonica accademica è altresì coadiuvata da una fitta rete di rimandi a saggi e articoli, firmati da studiosi illustri, concernenti gli specifici settori di ricerca, che permettono di costruire una base piuttosto solida su cui far poggiare le asserzioni.
Notevole e ingegnosa è la scelta di porre la bibliografia, con i dovuti rimandi, alla fine di ogni sezione, di modo da avere un raggruppamento, maggiormente esiguo ma certamente più ordinato nella sua strutturazione, di tutti i volumi consultati e concernenti l’argomento. Tale scelta facilita l’orientamento nella bibliografia, che spesso si struttura invece come una rete di rimandi difficilmente districabile, in quanto tendenzialmente non suddivisa per argomento. Strumento bibliografico fondamentale, e ben puntuale, è inoltre fornito da Donato Verardi che fa menzione, nella sua intervista, dei capisaldi della saggistica sulla filosofia medievale, tra cui ad esempio Alain de Libera e Loris Sturlese, che possono guidare alla comprensione della filosofia del Medioevo aggirando il rischio di perdere la bussola.
All’intertestualità del settore della saggistica fa da contraltare una altrettanto fitta intertestualità con numerosi collegamenti tanto a opere coeve, in particolare alla Comedìa dantesca,[9] quanto a opere diacronicamente più distanti: in tal senso, è di grande interesse la presentazione di Guglielmo di Ockham tramite il punto di vista del capolavoro di Umberto Eco Il nome della rosa.[10] Ulteriore arricchimento alla struttura dei capitoli è dato dall’uso di espedienti di intermedialità, come l’apposizione di immagini, perlopiù dipinti, a inizio capitolo, raffiguranti il soggetto in questione o il panorama generale di cui si avvia il discorso.
Nel suo insieme, l’opera del professor Pasquale Vitale si inserisce nella folta bibliografia presente sulla questione con una soluzione di natura compendiale, un corposo volume di natura prossima all’enciclopedica, senza tuttavia andare a minare la precisione delle informazioni restituite, né l’efficacia del modo in cui sono veicolate. Il volume risulta assolutamente puntuale, agile nella consultazione ed efficace nella restituzione di un folto panorama bibliografico per ogni volontà di approfondimento ulteriore. Lo stile risulta essere affabile, puntuale nel restituire, secondo una formulazione pienamente comprensibile ma mai semplicistica, la diversità intrinseca del panorama filosofico medievale, e la formulazione di concezioni, spesso risalenti al panorama dottrinale cristiano, che sono proverbiali per la loro complicatezza. Il volume si presta dunque al proposito di una lettura informata sull’argomento, né assicura la chiarezza in esposizione e risulta anche coinvolgente per il lettore, in quanto l’intertestualità stimola il ragionamento e spinge a cercare di allargare ulteriormente l’orizzonte di ricerca.
Il proposito dell’opera è piuttosto ambizioso, tentare di sradicare un pregiudizio secolarmente radicato nei confronti del panorama filosofico medievale, una concezione se non erronea quantomeno semplicistica, e di origini diacronicamente ben distanti, che non rende piena giustizia a quello che è un orizzonte culturale ampiamente variegato, stimolante e spesso intellettualmente intraprendente.
«Il pregiudizio nei confronti del Medioevo e, di conseguenza, delle filosofie medievali, è radicato nel nome stesso con il quale si è soliti identificarlo. ‘Medioevo’ significa per l’appunto “età di mezzo”,”parentesi” tra la tarda antichità di Agostino d’Ippona e Severino Boezio e il Rinascimento. Il termine risale al XV secolo ed è utilizzato dagli umanisti – che proponevano un ritorno alla cultura degli antichi – in polemica con un’epoca, quella medievale, da loro ritenuta una deviazione rispetto alla purezza dei “classici” greci e latini.»
(Dall’Intervista a Donato Verandi, p.11).[11]
L’intento è pienamente raggiunto dal volume, che restituisce con assoluta chiarezza e precisione la diversità insita negli ambienti culturali del Medioevo, i diversi approcci alla dottrina cristiana, e più in generale alla cultura e alla filosofia, e la diversità anche tra gli autori, spesso anche esterni agli ambienti monastici. Il volume sradica anche la concezione della cultura, dell’esercizio di questa tramite la pratica scrittoria, come appannaggio, nel Medioevo, unicamente maschile, dedicando un’importante sezione alla magistrale figura di Ildegarda di Bingen,[12] la sua prolificità e varietà, nonché rilevanza riformistica nell’ambito culturale-teologale e clericale.
[1] La sua pagina istituzionale, con biografia e pubblicazioni (per Diarkos), è disponibile al seguente link: https://www.diarkos.it/index.php?r=person%2Fview&id=121.
[2] Docente e ricercatrice presso l’Università Nazionale e Capodistriaca di Atene; cfr. Prefazione in Vitale 2023:7-10.
[3] Tutte le informazioni biografiche sui contribuenti sono tratte dalle presentazioni che sono state fatte nel volume stesso, i rimandi bibliografici sono riportati in nota.
[4] Dottore di ricerca in Pedagogia della Formazione, è fondatore del Centro di ricerca sull’indagine filosofica (Crif) nel 1992 (Vitale 2023:44, nota 1).
[5] Laureato in Filosofia, con una tesi in Teorie Etiche, nel 2019 presso l’Università Federico II di Napoli, è autore di articoli e saggi sul rapporto tra filosofia e religione e filosofia e cinema (Vitale 2023:101, nota 8).
[6] Docente di Religione, con laurea in Lettere Moderne (Università degli Studi di Catania) e titolo di Magistero in Scienze religiose, è membro del Direttivo della “Società Dante Alighieri” e autore di articoli e tre saggi (Vitale 2023:239, nota 17).
[7] Professore associato di Filosofia medievale presso l’Università di Salerno (Vitale 2023:98, nota 7).
[8] Dottore di ricerca in Storia delle dottrine politiche e Filosofia politica all’Università Sapienza di Roma, è anche fondatrice e presidente del Centro studi Femininum Ingenium, nato nel febbraio 2020 (Vitale 2023:184).
[9] Alla Comedìa sono dedicate diverse pagine, di particolare rilevanza è il contributo di Pietro Salvatore Reina, “Dante, Averroè e l’averroismo” (Vitale 2023:239-249).
[10] Si fa riferimento al capitolo “Guglielmo di Ockham ne Il nome della rosa di Umberto Eco” (Vitale 2023:357-367).
[11] Cfr. Vitale 2023:11-16.
[12] Cfr. Roberta Fidanza, Ildegarda di Bingen, una riformista conservatrice, in Vitale 2023, pp. 183-195.
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