Oltre che essere un classico della fantascienza, Starship Troopers è prima di tutto un libello politico e romanzo di formazione. Scritto in una ondata di furia descritta “al calor bianco” a seguito della rinuncia unilaterale degli USA ai test nucleari, il libro si svolge in un futuro non meglio specificato dove l’umanità oltre al viaggio interstellare ha sviluppato una forma di governo radicalmente diversa rispetto a quella dei giorni nostri. Tutto questo il lettore lo scopre gradualmente attraverso le esperienze e i pensieri del protagonista: Juan “Johnny” Rico.
Johnny è un ragazzo appena diciottenne, rampollo di una famiglia agiata ma senza veri e propri progetti per il futuro. Il quale, raggiunta la maggiore età, decide di arruolarsi spinto unicamente dall’analoga decisione presa del suo migliore amico e da una ragazza sua coetanea. Nel corso della sua avventura, Johnny comprenderà che cosa significa essere un soldato e un cittadino.
Come in molte delle sue opere, Heinlein usa la fantascienza come veicolo per comunicare al lettore i suoi ideali politici. Sebbene l’autore avesse avuto idee socialiste in gioventù, attraverso i suoi scritti filtreranno sempre idee di tipo liberale: un rifiuto dell’egualitarismo in favore di quello che può essere definito come “credito sociale” e un viscerale anticomunismo. L’autore, in particolare, rivolge una critica all’attuale sistema democratico descrivendone il collasso e la sua sostituzione da parte di una aristocrazia non ereditaria dove solo chi aveva prestato servizio militare poteva far parte del corpo elettorale.
Questo è senza dubbio l’aspetto più controverso ma anche più affascinante di un romanzo che è stato spesso giudicato militarista o addirittura fascista. Tuttavia, un lettore attento comprenderà che in realtà il romanzo non è né l’uno né l’altro.
C’è davvero del fascismo in Starship Troopers? Come si è visto nella storia del ‘900, nelle società totalitarie dove vigeva il criterio dell’appartenenza etnica o ideologica, tutti i cittadini erano obbligati a svolgere il servizio militare. Rispetto a ciò, la società immaginaria del romanzo si colloca esattamente agli antipodi infatti non esiste alcuna mitizzazione della figura del soldato e il servizio militare è esclusivamente su base volontaria. Questo viene descritto come “duro”, “avvilente” e “pericoloso”. Assolutamente non come un’avventura romantica dalla quale “sicuramente” si ritornerà coperti di gloria.
D’altro canto, i “civili”, sebbene privi di diritti politici, godono della massima libertà personale e, come il padre di Johnny testimonia, possono aspirare alla ricchezza o a qualsiasi altra forma di realizzazione personale, ma non l’accomplishment politico. Inoltre, ci sono riferimenti a “molta gente che si lamenta” il che lascia intuire che anche la libertà di parola e di espressione non sia limitata in alcun modo.
Se quanto sopra detto non fosse sufficiente a smontare ogni accusa di fascismo, si potrebbe anche considerare che Starship troopers ha un protagonista filippino; un personaggio viene descritto come turco-finnico e un altro ancora porta un nome tipico del Bangladesh. Tutto questo sarebbe stato impensabile tanto nell’Europa degli anni ’30 quanto negli USA degli anni ’50 del XX secolo dove, è bene ricordarlo, vigeva ancora la segregazione razziale.
Un altro tema ricorrente è quello della meritocrazia. Se in quasi tutte le forze armate del mondo un giovane può arruolarsi direttamente come allievo ufficiale se ha i titoli per farlo, nella “fanteria spaziale mobile” solo chi ha servito come soldato può aspirare ad entrare all’accademia militare. A tal proposito, l’autore non risparmia una frecciata sul sistema di reclutamento in vigore all’epoca (che poi è il medesimo di oggi).
Dal punto di vista narrativo il romanzo risulta gradevole ma, in tutta onestà, non può essere considerato una pietra miliare del settore. La storia scorre in modo decisamente lineare senza alcun tipo di intreccio o colpo di scena, anche se Heinlein riesce alcune volte a sorprendere. La storia risulterà senz’altro avvincente, se il lettore riuscirà ad immedesimarsi nel protagonista; cosa possibile per chi ha svolto o ha desiderato di svolgere il servizio militare. Per tutti gli altri la lettura risulterà probabilmente noiosa.
Un altro punto debole può risiedere nella “lore”. Chi si aspetta di leggere le caratteristiche tecniche di ogni singola astronave o equipaggiamento citato, di trovare alla fine del libro una mini-enciclopedia o delle appendici con note storiche fittizie come nel Dune di Frank Herbert o ne The Left Hand of Darkness di Ursula K. Le Guin, resterà probabilmente insoddisfatto.
In conclusione, si può affermare che Starship Troopers è un romanzo che esprime in modo anche politicamente scorretto molti concetti dell’ideologia americana filtrati attraverso il punto di vista personale e le esperienze di vita militare dello stesso Heinlein: la sacralità della libertà personale, il riconoscimento delle diversità individuali, il desiderio di mettere in discussione l’attuale sistema (sia politico che militare) al fine di migliorarlo e ultimo ma non meno importante, il melting-pot razziale.
Sebbene Starship Troopers non sia un capolavoro è comunque un libro godibile, che ha influenzato notevolmente la fantascienza moderna e che continua ad essere fonte di dibattito anche per i cultori delle scienze politiche. Per tali motivi merita ancora oggi di essere letto e discusso.
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